Monte Celva (Povo): le montagne di Trento

Attività:

Ciaspole

Trekking

  • Difficoltá
    Facile
  • Durata:
    1 ore
  • Lunghezza
    1 km
  • Dislivello
    200 m
  • Altitudine Massima
    998m slm

Le montagne intorno a Trento, pur con la loro modesta quota, sono sempre in grado di stupire per l’ampiezza dei panorami che sanno offrire.

Il Monte Celva, che non arriva ai mille metri di altitudine (998 metri), non si sottrae a questa “regola”: e anch’esso, al pari del Marzola e del Calisio, offre un’infinità di manufatti e di testimonianze della Grande Guerra, spesso in ottimo stato di conservazione, con percorsi ora in gran parte ripuliti e resi fruibili agli appassionati ed ai semplici escursionisti. In auto si attraversano le popolose frazioni di Villazzano, Povo e Cognola, poste sulla collina di Trento e si raggiunge il Passo del Cimirlo (quota 730 metri), dove c’è ampia possibilità di parcheggio.

Si propone un’escursione breve e adatta a tutti, anche ai bambini; i tempi della visita variano a seconda dei tempi di sosta, le testimonianze della fortificazioni austriaca sono davvero tante e qui si segnalano solo i “nuclei” più significativi. Per raggiungere la cima del Monte Celva si segue il segnavia Sat 419; si cammina per alcune centinaia di metri su strada asfaltata fino a incontrare un parco giochi: da qui un sentiero in mezzo al bosco porta in cinque minuti al Forte Sella di Roncogno (809 metri), struttura costruita negli anni 1879-1881 nel periodo del cosiddetto “stile trentino” (opera cioè di tipo leggero, realizzata con pietrame squadrato calcareo reperito in zona), già del tutto obsoleta trent’anni dopo, quando sorsero i forti moderni sugli Altipiani di Folgaria e Lavarone. L’area e la costruzione sono state oggetto di un recente restauro: la fermata è d’obbligo!

Con l’avvicinarsi della guerra il forte di Roncogno divenne un magazzino mentre il crinale del Monte Celva si trasformò in un organizzatissimo sistema di trinceramenti, collegamenti in galleria, batterie per postazioni d’artiglieria, cucine, cisterne e tutto ciò che era necessario per far vivere una “truppa” (soldati e civili militarizzati) che nel 1914-15 doveva essere di qualche centinaio di persone.

Fra i manufatti più interessanti che si possono incontrare seguendo il segnavia 419 si ricordano una fuciliera con 15 postazioni rivolta verso il Passo del Cimirlo e la Valsugana; dopo pochi metri una deviazione sulla destra porta in breve alla “Grotta dei cento scalini”, forse l’opera più bella e famosa del complesso fortificato del Monte Celva. Degli scalini introducono in una caverna dove si trova una prima postazione d’artiglieria: il blocco di cemento che si trova nel locale davanti alla feritoia serviva per ospitare il pezzo d’artiglieria mentre la botola accanto serviva probabilmente per la raccolta dell’acqua; altri scalini introducono nell’altra postazione d’artiglieria. A metà strada fra le due postazioni partono i “100 scalini” (sono effettivamente 100) che salgono fino ad un ampio cilindro a cielo aperto scavato nella roccia: si tratta di un “camino” verticale che mette in comunicazione con la postazione della Celva bassa (o “Cros de Zelva”). Le nicchie laterali che si trovano sulle pareti dei “100 scalini” fungevano da alloggio per le lampade: per la visita è necessaria una torcia elettrica.

Tornati sui propri passi si giunge velocemente al già citato complesso della “Celva Bassa”, area chiamata dell’ “Ex osservatorio” (885 metri). Qui si concentrano un’incredibile varietà di manufatti, alcuni perfettamente conservati: una trincea piuttosto profonda aggira tutto il complesso del Celva Bassa mentre nell’area dove è collocata la grande croce, posta nel 1999 dal gruppo alpini di Roncogno, si trova un punto osservatorio con fuciliere rivolte verso il perginese: l’area era particolarmente importante dal punto di vista strategico perchè da qui si poteva controllare e proteggere tutta la zona dell’aeroporto di Cirè di Pergine.

In zona si trovano altre postazioni per artiglieria e vari locali che fungevano da ricovero: il Celva basso era sicuramente punto di transito e di smistamento di truppe e materiali. Nella parte che prosegue poi verso la cima del Monte Celva si trova il complesso delle cucine, con ambienti scavati nella roccia dove si riconoscono fornelli in pietra e fori cilindrici per la fuoriuscita del fumo.

Sul sentiero che prosegue sul crinale verso la cima si trovano altri fuochi e un plinto di sostegno in cemento, stazione d’arrivo della teleferica che saliva da Roncogno.

Si arriva in breve tempo sulla cima, dopo essere stati aiutati nel tratto più ripido da un utile cordino d’acciaio. Sulla sommità si gode di bel panorama a 360º, con vedute sulla città capoluogo, la catena del Brenta, su Pergine, sui monti del Lagorai, sul lago di Caldonazzo.

All’estremità sud-est del pianoro che contraddistingue la cima si apre un pozzo profondo, protetto da rete metallica: il camino mette in comunicazione con le postazioni in caverna sottostanti: le si possono raggiungere prendendo il sentiero vicino al pozzo in direzione del grosso pannello telefonico posto poco sotto la cima.

Non è superfluo ricordare che dal Monte Celva, così come da tutta la “Fortezza di Trento”, non partì nemmeno un colpo di fucile; la guerra si combattè altrove e quindi ancor di più impressiona l’incredibile mole di risorse investita dagli austriaci per fortificare le montagne del capoluogo. Il Monte Celva è un tesoro tutto da scoprire: due belle pubblicazioni aiutano chi volesse dedicarsi a una perlustrazione minuziosa di tutto il sistema “Celva”.

Fonte: www.trentinograndeguerra.it

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