15 Luglio 2022
di: Girovagando in Trentino
La Rete delle Alpi Ledrensi occupa una buona fetta del Trentino sud occidentale ed è caratterizzata da una notevole ricchezza di flora e fauna con alcune peculiarità. In particolare è un punto di passaggio importante per gli uccelli migratori, oltre che per la presenza di ungulati e grandi carnivori fra cui l’orso e la lince. In questa zona infatti vive l’unico esemplare di lince del Trentino, che prende il nome di B132.
“Un’area meravigliosa e importantissima dal punto di vista naturalistico”, sottolinea Alessandro De Guelmi membro della Commissione tutela e ambiente montano della Sat. De Guelmi per molti anni è stato anche il veterinario degli orsi trentini. Nella Rete delle Alpi Ledrensi ci sono circa 21 endemismi floreali, cioè varietà che vivono qui e in pochi altri posti. Per ogni chilometro quadrato ci sono circa 1.200 specie vegetali.
Pur non essendo espressamente un’associazione ambientalista la Sat, come riportato nel suo statuto, si occupa anche di ambiente e di natura. La Commissione tutela e ambiente in un certo senso dà l’indirizzo per tutte quelle azioni che riguardano il settore della tutela dell’ambiente e della sua gestione. Da secoli in queste zone l’uomo adatta l’ambiente montano alle sue necessità.
“Anche l’attività più ecologica di tutte se diventa di massa può creare problemi all’ambiente”, ricorda De Guelmi. Per questo la Sat sta lavorando a un progetto legato alla biodiversità, anche per aumentare la consapevolezza sulle varie specie che abitano il territorio. Fra i tanti esempi anche quello della convivenza con i grandi carnivori. Una convivenza possibile per De Guelmi “proprio per questo organizziamo delle uscite per far conoscere i comportamenti da tenere in presenza del lupo e dell’orso”.
Un altro passaggio importante è legato all’utilizzo del territorio. Il turismo di massa, come già detto, sta portando grossi problemi all’ambiente alpino. Troppe persone rischiano di disturbare la fauna che nei secoli si è adattata a vivere in montagna. Di fatto gli animali, quando vengono disturbati, rischiano di dover modificare le loro abitudini ma con il tempo ciò può avere serie ripercussioni sulla conservazione delle varie specie.
Secondo De Guelmi non deve essere un tabù pensare di interdire alcune zone della montagna ad alcune attività umane che potrebbero arrecare danno agli animali che vivono qui da secoli. In Nord Europa ciò viene già fatto, in Italia se ne discute appena. Per il momento quindi è importantissimo che i primi a essere consapevoli del problema siano gli stessi frequentatori della montagna. “Ci sentiamo in dovere – conclude De Guelmi – di mettere in atto tutto ciò che può essere fatto, in modo equilibrato, per difendere l’ambiente e la montagna”.