Ci troviamo in una delle zone meno frequentate del Lagorai, la catena montuosa nel Trentino orientale che fa da spartiacque tra la Valsugana e la Valle di Fiemme. Mentre in altri luoghi più blasonati bisogna mettersi in coda sui sentieri, qui può capitare di camminare giorni interi in quota senza incontrare nessuno. Noi di Girovagando, in una recentissima uscita il 24 agosto 2003, cioè in piena stagione turistica, in tutta la giornata abbiamo incontrato appena 5 persone, ovvero 3 escursionisti e un pastore col suo aiutante!
Questo è il Lagorai! Centinaia di km di sentieri in quota, in buona parte ricavati dalle vecchie mulattiere della prima Guerra Mondiale, attraverso boschi, pascoli, trincee scavate nelle pietraie e sulle creste: ben 100 laghetti alpini punteggiano le numerose vallate meridionali e settentrionali: è la più grande e forse più bella area “wilderness” dell’intero arco alpino. L’elevazione massima non raggiunge i 3000 metri, la morfologia delle sue cime porfiriche offre scarse possibilità di arrampicata rispetto ad altre zone dolomitiche, ma un numero pressoché infinito di escursioni in una catena montuosa lunga quasi 100 km, con decine di vallate che scendono dai vasti versanti settentrionale e meridionale.
Gli amanti della pace e del silenzio trovano qui il loro eden, lontano dal chiasso delle località turistiche alla moda. La quasi totale assenza di strade e strutture turistiche in quota non deve tuttavia far pensare ad una specie di deserto: pochi chilometri a valle ci sono ottime possibilità di alloggio e svago per tutti i gusti, con innumerevoli attrattive storico-artistiche e culturali per le quali vi rimandiamo al sito ufficiale APT Valsugana.
Stavolta prenderemo come punto di riferimento la località Pozze, a pochi chilometri a monte di Roncegno, sul versante meridionale del Lagorai in Valsugana. Nella zona sono principalmente due i punti di appoggio: il bar ristorante Le Pozze a m 1450, di cui parleremo in chiusura (e che vedremo in tv), e il Rifugio Seròt, poco km più in alto a m. 1565. Un’altra interessante possibilità di soggiorno alternativo è la formula Vacanze in Baita, in splendide baite private ristrutturate.
La carta consigliata è l’ormai mitica Kompass n 626 in scala 1:25.000 a doppia faccia, che copre quasi tutto il Lagorai. L’unico appunto che facciamo alla Kompass riguardo a questa mappa è il tipo di carta, che si usura rapidissimamente (la nostra cartina, comprata appena un anno fa, è ormai a brandelli), e soprattutto la non eccelsa resa della morfologia del territorio. Da questo punto di vista sono molto migliori le cartine GEOgrafica, stampate nel Primiero ma oggi purtroppo quasi introvabili, e le Tabacco, che però coprono solo la parte centrale del Lagorai. Sconsigliate le cartine dell’IGM- Istituto Geografico Militare, ottime per la resa del territorio ma pessime per gli aggiornamenti, rimasti fermi spesso a oltre 30 anni fa.
Un escursionista serio non può fare a meno di studiare in anticipo il percorso a tavolino, cartina alla mano, con la quale calcolare lunghezza, dislivello, tempi di percorrenza, eventuali vie di fuga o ripari in caso di maltempo. Importantissimo ovviamente il bollettino meteo: il MeteoTrentino della Provincia Autonoma di Trento, dirama vari bollettini al giorno: quelli che ci interessano sono il Bollettino Meteo Generale, diffuso alle ore 13, e soprattutto il Bollettino Meteo per la Montagna (ore 14), con previsioni specifiche su venti, temperature alle varie quote eccetera, evoluzione del tempo nel corso della giornata.
Diamo di seguito alcune “regole d’oro” per chi intende praticare seriamente questa pratica meravigliosa che è l’escursionismo. Con una buona carta topografica, rigorosamente in scala 1:25.000 (1 centimetro=250 metri), un altimetro e magari anche una bussola, si può girovagare in luoghi in cui non si è mai messo piede, in tutta sicurezza. A patto naturalmente di saper leggere bene la carta: questa infatti è lo strumento fondamentale nell’orientamento e, abbinata ad un buon altimetro (i modelli ad orologio vanno benissimo), permette di procedere sul terreno conoscendo costantemente la propria posizione, che è poi in sostanza la prima regola per evitare di perdersi. La bussola in realtà, contrariamente a quanto si crede, non è così importante perché essa vi indica la direzione da prendere, ma nulla sul territorio che si dovrà affrontare. Sapendo leggere una carta invece si avranno tutte le informazioni che servono: distanze, direzioni, dislivelli, orografia. La bussola può essere utile in caso di scarsa visibilità, in ogni caso sempre con l’ausilio di carta e altimetro.
Ecco le “sei regole d’oro” per l’escursionista messe a punto dal CAI – Club Alpini Italiano:
Itinerario piuttosto facile e super panoramico, con modesto dislivello, si svolge su tracce di sentiero ma con orientamento intuitivo. Sconsigliato in caso di scarsa visibilità o nebbia.
Si parte da Malga Trenca (poco a monte del Rifugio Seròt) raggiungibile in auto su strada sterrata. Dalla malga si cammina brevemente in direzione NORD fino al piano soprastante, quindi si piega a sinistra in direzione OVEST percorrendo un’evidente stradina che sale con alcuni tornanti verso una grande croce in legno. Superato il modesto dislivello ci si affaccia sulla bellissima Val D’Ilba (si nota una piccola baita a quota1902); ci si tiene sulla destra in direzione della croce, prendendo decisamente la dorsale, per evidenti tracce di sentiero, che sale dritta fino alle vetta del Monte Cola m 2262. La discesa avviene per la val D’Ilba, dalla vetta si percorre la cresta in direzione OVEST fino all’evidente traccia che scende in diagonale fino al centro della valletta. Quindi per tracce fino alla Baita Ilba, quindi il rientro per lo stesso itinerario di salita. Chi non se la sentisse di seguire le tracce di sentiero per la cresta fino alle vetta, può salire percorrendo semplicemente il centro della Val D’Ilba, rimontando facilmente il costone finale pratoso fin alle cima, idem per la discesa.
Itinerario adatto ad escursionisti esperti, con buone capacità di orientamento (tracce di sentiero), assenza di vertigini e pié fermo per un breve ma facile tratto attrezzato (circa 400 metri con fune metallica) in prossimità del Passo La Portella. E’ un percorso ad anello superpanoramico e di grande soddisfazione.
Si parte da Malga Trenca (poco a monte del Rifugio Seròt) raggiungibile in auto su strada sterrata. Dalla malga si cammina brevemente in direzione NORD fino al piano soprastante, quindi si piega a sinistra in direzione OVEST percorrendo un’evidente stradina che sale con alcuni tornanti verso una grande croce in legno. Superato il modesto dislivello ci si affaccia sulla bellissima Val D’Ilba (si nota una piccola baita a quota1902); ci si tiene sulla destra in direzione della croce, prendendo decisamente la dorsale, per evidenti tracce di sentiero, che sale dritta fino alle vetta del Monte Cola m 2262. Dalla cima (croce) si piega verso OVEST percorrendo la cresta in quota per traccia evidente fino alle vetta più alta del gruppo, l’Hoabonti 2334 (attenzione ad alcuni passaggi su costone ripido). Dalla vetta si cala di quota brevemente di circa 100 metri, per tracce di sentiero, in direzione dello storico Passo La Portella: di qui, verso nord, si può osservare la Val Cava, da cui i “mocheni” (abitanti della valle dei Mocheni) salivano per raggiungere il passo e scendere in Valsugana per lavori e commerci. Alcuni di questi Mocheni si stabilirono sulle pendici del Monte di Mezzo, dando luogo alle abitazioni permanenti dei Masi di Roncegno. Prima di raggiungere il passo si arriva al bivio con il sentiero 325 e un cartello: “Attenzione, percorso alpinistico, procedere con attenzione”. Il passaggio in realtà non è difficile ma attraversa in costa diversi ripidi canaloni per cui è opportuno non soffrire di vertigini ed avere pié fermo. Nei tratti più delicati è stata posta di recente una provvidenziale fune metallica, e rinforzati con tronchi i tratti di sentiero franati. Superato questo tratto si giunge alla fine del tratto alpinistico (cartello) in prossimità di una piccola forcella a quota 2219. Di qui si cala per tracce in direzione dei bellissimi Sette Laghi. Il livello di questi bellissimi laghetti alpini è molto variabile, a seconda dell’andamento climatico (in zona ci sono sorgenti per eventuale rifornimento acqua). Arrivati al laghetto più in basso, senza scendere alla sottostante Malga 1a Busa, si prende il segnavia 323 che, con lungo percorso in costa, aggira a est il Monte Cola per riportarci alla base, attraverso vasti costoni ricoperti di rododendro. Nel periodo della fioritura, verso metà luglio, è uno spettacolo grandioso vedere queste enormi distese di fiori rossi e rosa. Bella la vista sulla verde Val di Cavè e, verso est, sul Monte Ciste che sta dirimpetto.
Itinerario ad anello piuttosto lungo (circa 16 km), che richiede un buon allenamento: non vi sono difficoltà particolari, l’orientamento è piuttosto intuitivo poiché si svolge in gran parte lungo lo spettacolare filo di cresta che unisce, con diversi saliscendi, la cima del Fravort e quella del Gronlait. Il rientro avviene lungo la grandiosa Val Portella, per ricongiungersi in finale allo stesso itinerario di salita. Attenzione all’acqua: il percorso si svolge sulle creste, che ovviamente ne sono prive. La prima sorgente disponibile sulla via del ritorno, clima permettendo, si trova circa 250 metri a sud del Passo Portella, dove sgorga da delle rocce sul fianco del Gronlait. Fate quindi bene i vostri conti.
Si parte dal bar ristorante Alle Pozze o dal Rifugio Seròt. 200 metri ad OVEST del rifugio, sulla strada, inizia il segnavia 371 che sale verso il Passo La Portella. Dopo circa 2 km a quota 1693 si incontra, sulla sinistra, il bivio con il segnavia 372, che ci porta sull’altro versante della valle, sul fianco est del Fravort. Il sentiero prosegue lungamente con direzione SUD -OVEST per circa 5 km quasi pianeggianti in splendidi boschi, fino all’ampia insellatura denominata La Bassa, a quota 1634. Di qui si punta decisamente a nord per segnavia 325, salendo l’ampio spallone. Dopo aver superato un’anticima e un breve tratto pianeggiante, si raggiunge facilmente la vetta del Fravort m 2347. Lungo tutto il crinale si possono osservare i numerosi trinceramenti della Prima Guerra Mondiale, la vista sulla Valsugana è grandiosa. Ora il Gronlait: attenzione, dalla Cima del Fravort non si prosegue per la cresta che strapiomba sulle rocce, ma si cala rapidamente verso EST per un breve ripido tratto su sfasciumi, quindi si aggira la cima verso nord per riguadagnare la cresta circa 150 metri più sotto, presso Forcella Fravort a m 2155. Di qui, sempre seguendo la traccia lungo la dorsale, si risale ancora lungamente, per circa 2 km fino all’ampia e pianeggiante vetta pratosa del Gronlait m 2383. Assolutamente spettacolare la vista nei dintorni, specie sulla Valle dei Mocheni a nord e nord ovest. Inizia il ritorno: dalla vetta si scende su tracce puntando decisamente verso l’evidente intaglio della forcella della Portella: giunti al passo, si svolta verso sud per il segnavia 371 (Sentiero Europeo) che dopo 3 km si ricongiunge col punto di partenza nei pressi del Rifugio Seròt.
esti e foto di
Alessandro Ghezzer
(Agh)
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