18 Luglio 2025
di: Girovagando in Trentino
Chi vuole esplorare il Lago di Garda in moto sarà da subito conquistato dell’elemento acqua, naturalmente quella pulita e limpida del celebre specchio lacustre. In questa puntata di “Motovagando in Trentino”, però, scopriremo luoghi e scenari sospesi fra cielo e roccia assaporando la bellezza di viste panoramiche a perdita d’occhio.
Quest’oggi il giro in moto del gruppo di motociclisti di Motovagando in Trentino varcherà i confini regionali fino a raggiungere Malcesine sulla sponda veronese del Lago di Garda. Si parte dal Climbling Stadium di Arco, il centro di riferimento per atleti di arrampicata nazionali ed internazionali, per poi andare alla scoperta di un patrimonio naturale della storia evolutiva di flora e fauna, il Monte Baldo.
Dopo un gustoso pranzo a Baita Trett si proseguirà fino alla Diga Prà da Stua nella zona di Ala per poi dirigersi a Sud fino al Santuario Madonna della Corona in località Spiazzi nella provincia veronese. Dopo quest’esperienza emozionante e quasi mistica, il gruppo torna in sella questa volta per seguire la strada del Baldo e prepararsi per una discesa impegnativa fino a Castelletto sulla Gardesana Orientale. Si torna poi a salire fino alla Speck Stube.
Dal 1987 Arco ha conquistato, negli anni, la fama di capitale dell’arrampicata sportiva dapprima con il climbing su roccia e poi sulle note pareti artificiali. Per ben 38 anni l’attuale direttore Angelo Senici ed un gruppo di amministratori e volontari visionari fra cui Albino Marchi, Ennio Lattisi, e Bepi Filippi, hanno contribuito a rendere la competizione del Rock Master, un evento imperdibile del calendario agonistico internazionale.
Oggi la struttura arcense è riconosciuta come Centro Tecnico Federale ed ospita gli allenamenti della Nazionale Olimpica Italiana ma non solo. Qui già fervono i preparativi per la trentottesima edizione del Rock Master. La più longeva delle gare di arrampicata al mondo , che vedrà anche il supporto dell’APT Garda Dolomiti, si svolgerà dal 17 al 19 ottobre (https://rockmaster.com/it), poco più tardi rispetto alla tradizionale datazione di fine agosto in modo tale da prolungare la stagione turistica del Garda Trentino. È giunta l’ora però di salire in sella e raggiungere il Monte Baldo.
Attraverso le parole di Alessio Bertolli, Vicedirettore del Museo Civico di Rovereto, scopriamo che queste alture sono “un archivio vivente di biodiversità”. Il Monte Baldo è situato tra le rive orientali del Lago di Garda e la Valle dell’Adige, si tratta di una catena che si estende per circa 40 km tra la provincia di Trento e quella di Verona con un’altitudine minima di 65 m slm fino ai 2218 di Cima Valdritta. Il forte dislivello verticale e la vicinanza del lago genera un effetto climatico davvero raro in Europa. Su questi pendii convivono, infatti, specie mediterranee, alpine e balcaniche spesso in fasce sovrapposte una sopra l’altra. Non è un caso che il Monte Baldo sia soprannominato sin dal Cinquecento, Ortus Europae (Giardino d’Europa), un nome che gli venne attribuito dai primi botanici che nel Rinascimento lo fecero oggetto di studio.
Questo complesso habitat garantisce un’incredibile varietà di specie vegetali fra cui orchidee mediterranee e stelle alpine. Fra le specie endemiche va citata la Campanula Petrea (presente solo su queste pendici) e la Primula Spectabilis che fiorisce alle quote più alte. Le parole del Vicedirettore del Museo Civico di Rovereto ci ricordano che qui prosperano vere e proprie reliquie glaciali, varietà sopravvissute alle glaciazioni dell’era quaternaria che persistono ancora sulle creste più esposte rendendo quest’area un vero laboratorio evolutivo a cielo aperto.
La catena a confine fra Trentino e Veneto è però anche un patrimonio dal punto di vista faunistico in quanto queste vette sono la casa di aquile reali, galli cedroni e di un altro rapace, il gipeto. Recentemente si è assistito anche al ritorno del lupo. Queste alture hanno acquisito una notevole importanza dal punto di vista ornitologico, proprio perchè si trovano sul corridoio migratorio di molti storni e gruppi di uccelli.
Come terra di confine, il Monte Baldo ha una storia secolare di rilievo se pensiamo che era la via di passaggio per i mercanti veneziani e pastori cimbri. Dal punto di vista bellico era un’area strategica e ancora oggi si possono notare le numerose trincee della Prima Guerra Mondiale, visitabili nei pressi del Rifugio Telegrafo.
Giunta l’ora di pranzo, i riders di Motovagando si concedono uno stuzzicante pranzo che li ripaga dei chilometri trascorsi sulla moto. Qui Martina Brunori con il marito Martin e i due figli accoglie tutti i passanti con i migliori piatti della tradizione locale. Per l’occasione la cucina di Baita Trett propone come antipasti dei taglieri con salumi tipici abbinati a formaggi Latte Trento con un carpaccio di produzione propria servito con scaglie di Trentingrana e polenta tartufata del Mulino di Brentonico. Irrinunciabili sono poi i secondi di carne con costate e fiorentina di Black Angus dell’allevamento di Malga Trett, accompagnati da patate saltate alla tirolese con speck e cipolla e da fagioli imbragati. La Baita che è un punto di riferimento per il pranzo di famiglie, motociclisti ed escursionisti, è aperta praticamente tutto l’anno tranne il mese di novembre, in quanto il Baldo è poi in inverno meta di destinazione per lo sci e gli sport invernali.
Dopo un pranzo abbondante e goloso, i motociclisti riprendono il percorso ma prima fanno una piccola deviazione per la Malga Trett dove ad aspettare Claudio Chiarani c’è Martin Terleth. Tutti i piatti di carne serviti a Baita Trett possono contare sulla materia prima proveniente da Malga Trett, un allevamento di vacche e vitelli Black Angus praticamente a pochi metri dal ristorante. L’azienda agricola nasce nel 2011 grazie al lavoro incessante di Martin e di suo padre che si occupano dei 90 capi allevati e dei 150 ettari fra pascoli e boschi da curare e mantenere. Proprio sull’Altopiano di Brentonico, Martin, altoatesino di origini, conobbe poi Martina con la quale ha creato oltre che una splendida famiglia anche la Baita del Trett.
Si riprende il viaggio in moto per una visita alla Diga Prà de la Stua dove la forza dell’acqua si trasforma in energia.
L’ingegner Luigi Magnaguagno, responsabile operativo della produzione idroelettrica del Gruppo Dolomiti Energia (www.gruppodolomitienergia.it), spiega come questo bacino possa contare su un milione e mezzo circa di metri cubi di acqua. Una grande diga che permette di alimentare due piccoli impianti, quello di Prà da Stua e di seguito quello di Avio con un salto di 800 m verso valle. Dolomiti Energia crede che sia sempre più importante produrre energia da fonti rinnovabili ed infatti il parco impianti è costituito essenzialmente da idroelettrico, fotovoltaico ed eolico.
Il Gruppo Dolomiti Energia è il quarto produttore nazionale di energia idroelettrica e in questo modo contribuisce in modo reale alla decarbonizzazione del Pianeta. Magnaguagno ricorda, inoltre, che la presenza di impianti idroelettrici come la Diga Prà da Stua sono presidi fondamentali per la sicurezza del territorio e per la gestione delle emergenze idriche. Oltre a limitare gli effetti provenienti dai fenomeni meteorologici con grandi quantità di pioggia concentrate anche in tempi brevissimi, questi impianti idroelettrici possono costituire anche una risorsa per i periodi più siccitosi. L’imponenza della Diga si può ammirare dalla strada che dall’Altopiano di Brentonico scende in direzione di Avio.
Percorrendo la strada della catena del Baldo in direzione Sud si arriva al Santuario della Madonna della Corona. Lasciate le moto al parcheggio sopra il Santuario, la struttura incastonata nella roccia si può raggiungere tramite un breve percorso a piedi. Le origini di questo suggestivo Santuario Mariano risalgono presumibilmente al Medioevo ma è a partire dal 1500 che divenne luogo di culto.
Nei secoli il nucleo originale si è poi ampliato fino ad assumere l’aspetto attuale con una vista mozzafiato sulla valle e un silenzio quasi irreale che lascia senza parole chi è religioso e chi non lo é. Il Santuario della Madonna della Corona si può raggiungere anche con una bella passeggiata dall’abitato di Brentino oppure da Spiazzi tramite un percorso pedonale ben attrezzato.
Tornando in sella il nostro gruppo di Motovagando si sposta dalla parte orientale del Monte Baldo a quella occidentale passando per Caprino Veronese e raggiungendo San Zeno di Montagna. Si punta ora in direzione Malcesine per una tappa conclusiva alla Speck Stube.
Chi passa da Malcesine o chi proviene da Torbole ha spesso una tappa fissa nel proprio itinerario: la Speck Stube. Il locale tipico gestito da Paolo, Max ed Enza Forelli permette veramente di rilassarsi godendo dell’ottima cucina e dell’ambiente straordinariamente zanzara-free. La chiave del successo che prosegue da oltre quarant’anni sta nel menù non troppo vasto ma estremamente curato e genuino con piatti come le costine, lo stinco o il famoso pollo allo spiedo a legna, i wurstel per i più piccini e un piatto freddo con insalatona per le giornate più afose.
La cucina è aperta tutto il giorno mentre i dolci sono preparati freschi tutte le mattine. Il servizio self service lascia libero il cliente di servirsi delle proprie porzioni per poi andarsi ad accomodare in uno dei tavoli, al fresco dove può trattenersi anche per tutta la giornata. Il locale dispone di un comodo parcheggio, un parco giochi vicino ai tavoli in modo che i bambini possano divertirsi in sicurezza sotto l’occhio vigile dei genitori. Da non perdere inoltre tutti i venerdì l’intrattenimento musicale dal vivo. La Speck Stube è aperta da aprile ad ottobre e accoglie i propri ospiti in un’atmosfera informale e rilassata. Per info: https://speckstube.com/