L’escursione di questa settimana si sviluppa lungo le creste che sovrastano la Val Montozzo, fino a toccare quello che fu uno dei più accesi teatri della Grande Guerra.
Proprio su queste vette correvano infatti, a pochi metri di distanza l’uno dall’altro il fronte Austriaco, presidiato dall’Imperial Regio Esercito Austro Ungarico e quello Italiano difeso dal Regio Esercito Italiano.
Il confine dell’Alta Val di Sole per parte Austriaca dipendeva dal II Rayon “Tonale” il cui comando si insediò presso l’Albergo Zanella di Fucine di Ossana (la pianificazione operativa dello Stato Maggiore Austro Ungarico vedeva i confini del Tirolo divisi in dieci sezioni dette “raion” che si estendevano dal Passo dello Stelvio alla Carinzia) mentre per parte italiana, contrapposta al II rayon austriaco vi era la Quinta Divisione di stanza ad Edolo.
Raggiungiamo quindi con i mezzi la diga del Pian Palù (m. 1.800) dalla quale proseguiamo verso la Malga di Celentino (m. 1.830) presso la quale è posto l’imbocco del sentiero n° 137.
Proseguiamo salendo lungo il sentiero fino a raggiungere il bivio per la Val Comiciolo dalla quale rientreremo per concludere l’itinerario. Proseguendo lungo lo stesso sentiero, ora diventato 111b, a pendenza costante raggiungiamo l’imbocco della Val Montozzo. dalla quale possiamo godere una splendida vista sul Lago Pian Palù e le cime circostanti.
Proseguendo lungo il sentiero ci addentriamo in Val Montozzo costeggiando, sulla nostra sinistra, un vecchio baito adibito a ricovero dei pastori. Frequenti gli incontri con la fauna alpina ed in particolare con camosci e marmotte che eccezionalmente riusciamo a fotografare.
Percorsa tutta la Valle arriviamo alla Forcellina di Montozzo (m. 2.613) dalla quale possiamo scorgere, poco più a Valle, il sottostante Rifugio Bozzi (m. 2.480) ed i Laghetti di Montozzo.
Qui, sulla linea del fronte, iniziano a comparire i primi reperti bellici e fortificazioni che, da qui in poi, ci accompagneranno per tutta l’escursione.
Superata la Forcellina proseguiamo salendo verso il costone a sinistra seguendo gli ometti di pietra ed i segni lasciati dai volontari della SAT e raggiungendo un ampio pianoro caratterizzato da alcuni tipici laghetti alpini: i Laghetti d’Albiolo.
Superati i Laghetti, sempre seguendo gli ometti raggiungiamo il passo d’Albiolo dal quale, con un ultimo sforzo raggiungiamo la cresta sommiate che conduce al Torrione d’Albiolo (m. 2.969) raggiungibile grazie ad un cordino d’acciaio che permette di superare i circa 5 metri del massiccio roccioso sommitale.
Il “Torrione d’Albiolo” è una cima che non ha lo spazio e il prestigio che meriterebbe. Sul “Torrione d’Albiolo” fu combattuta una cruenta battaglia d’alta quota: con un’azione di sorpresa la cima venne conquistata dagli alpini il 21 agosto 1915; quattro giorni dopo le truppe italiane scatenarono una grossa offensiva su tutto il fronte del Tonale che portò alla conquista del Passo di Lagoscuro e del Castellaccio: la punta del “Torrione” fu un elemento strategico fondamentale per questa come per altre successive azioni di guerra.
Gli austriaci non si rassegnarono alla perdita del “Torrione” e si organizzarono per la riconquista: il 21 settembre terminarono la posa della massicciata presso la strada del Tonale, a sud-ovest del Forte Strino, dove piazzarono un potente mortaio Skoda da 305 mm. Due giorni dopo (presente in zona l’arciduca Carlo, erede al trono) cominciarono a bombardare il “Torrione” in una giornata autunnale splendida e assolutamente tersa: già il primo colpo andò a bersaglio. I soldati austriaci, abbarbicati nelle vicinanze della cima, a un certo punto fecero segno alla propria artiglieria di sospendere il fuoco e andarono all’attacco con l’ausilio di corde e di scale: un ultimo combattimento corpo a corpo diede ragione agli austriaci. Gli alpini furono costretti a cedere, esausti e tramortiti dal fitto bombardamento dello “Skoda”.
Il “Torrione” rimase in mano austriaca fino alla fine della guerra, nonostante alcuni tentativi italiani di rivincita.
L’itinerario prosegue ora scendendo dal Torrione a raggiungere i Laghetti di Strino (l’alternativa è proseguire lungo il difficile sentiero degli Austriaci per affrontare il quale è consigliabile un set da ferrata) godendo noi della apprezzata compagnia del nostro amico a quattro zampe, Gea, scendiamo lungo il versante settentrionale del Torrione mantenendo la quota ed incrociando la cresta poche decine di metri ad est del Torrione.
Valicata la cresta scendiamo sempre in quota lungo il versante meridionale puntando lo sguardo ai Laghetti di Redival che possiamo scorgere in lontananza.
Proseguendo si incrocia il segnavia 137 che proviene dalla sottostante malga Strino e che abbiamo già percorso dal versante della Valle di Pejo. Alla nostra destra scorgiamo le antiche vestigia della “città morta”, resti di un villaggio militare austro-ungarico posto a quota 2500 metri circa. Non è difficile immaginare come queste rovine fossero un tempo l’ultima tappa prima di proseguire per gli avamposti e le prime linee austriache tra cima Biolca, Monte Tonale orientale e quota 2841.
Saliamo quindi verso la cresta che conduce al Monte Redival godendo del panorama sul Gruppo dell’Adamello Presanella in un contesto naturalistico di primissimo piano ma nel quale si respira la solennità del luogo.
Raggiunta la vetta del Monte Redival (m. 2973) ci godiamo lo splendido panorama sulle valli sottostanti individuando nella Val Comiciolo, che si apre sul versante settentrionale, l’itinerario della discesa.
Scivolando lungo i nevai ancora presenti grazie alle abbondanti nevicate della scorsa stagione invernale perdiamo rapidamente quota fino a raggiungere il sentiero 137 che rientra alla Diga di Pian Palù.
Punti di interesse:
– Diga di Pian Palù (m. 1.800)
– Malga di Celentino (m. 1.830)
– Forcellina di Montozzo (m. 2.613)
– Rifugio Bozzi (m. 2.480)
– Torrione d’Albiolo (m. 2.969)
– Città morta (m. 2.500)
– Monte Redival (m. 2973)
Note storiche: www.trentinograndeguerra.it