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18 Ottobre 2019

LAVIS: CIUCIOI, IL GIARDINO RITROVATO

di: Girovagando in Trentino

Quando parliamo del giardino Bortolotti ai Ciucioi di Lavis è proprio il caso di parlare di una perla ritrovata. Abbarbicato sulle prime colline porfiriche dove l’Avisio si apre verso la pianura, questo giardino rappresenta un caso unico ed originale di giardino verticale.

Costruito nel corso dell’Ottocento per opera dell’eclettica personalità di Tommaso Bortolotti, sindaco della borgata e fervente massone di idee libertarie, i Ciucioi intendono rappresentare un cammino di elevazione verso l’assoluto.

Il sindaco di Lavis Andrea Brugnara ed i colleghi di amministrazione Daniele Donati e Enzo Marcon ci accompagnano in questa escursione attraverso scalinate, terrazzi artificiali, una serra e tanti spazi verdi.

Sul percorso individuiamo i simboli più significativi quali la facciata di una chiesa neogotica con un orologio senza lancette impresso sul muro ad identificare che il cammino di purificazione è fuori dal tempo. E ancora un castello con porticato, un criptoportico, una loggia rinascimentale e alcune guglie moresche.

Nel periodo di massimo splendore la grande serra, simile alle limonaie del lago di Garda, ospitava magnifiche piante rare: palme, limoni, magnolie, aranci, ulivi. Le serre e gli spazi venivano continuamente mitigati da un sistema sotterraneo di riscaldamento e da una conduttura che dall’alto convogliava l’Ora del Garda verso il basso.

Per molti decenni il giardino attirò l’interesse dei forestieri, che sostavano a Lavis per visitarlo. La Prima Guerra Mondiale danneggiò gravemente il giardino, le cui piante furono poi vittima di una terribile siccità nel 1921.

Il giardino dei Ciucioi è stato recentemente inaugurato dopo un lungo periodo di restauro e tra alcuni mesi verrà aperto al pubblico attraverso l’organizzazione di visite guidate coordinate dall’Ecomuseo dell’Argentario.

Saliamo quindi i primi tornanti verso la val di Cembra e facciamo sosta a Maso Franch. La struttura, come ci spiega il gestore Massimo Geusa, oltre al ristorante riserva anche un complesso di stanze per l’accoglienza e si colloca al centro di un vigneto coltivato con le nuove tecniche naturali. Il Maso, continua Massimo, si propone come una vera e propria vetrina dell’enologia della val di Cembra.

Mentre la Chef Giorgia Piffer ci presenta una serie di piatti di carne a “lunga cottura” assaporiamo il Maso Franch, un incrocio Manzoni bianco con una piccola percentuale di Chardonnay destinato a durare nel tempo per molti per non dire moltissimi anni. Sul secondo piatto di portata optiamo poi per il Saosent, un Pinot nero d’altura prodotto dalla Cantina di Cembra.

Siamo poi alla Cantina La Vis in compagnia dell’enologo Ezio Dallagiacoma con il quale approfondiamo la conoscenza di un’azienda da sempre in prima fila per la qualità. Prima con il progetto che ha lanciato il “meno è meglio” in enologia a partire dalla fine degli anni Ottanta e poi con il progetto di zonazione viticola e il turismo del vino. Simbolo di questo impegno è il vino Ritratto, ottenuto da Teroldego e Lagrein espressioni autoctone delle colline Avisiane e degli abitati di Sorni e Pressano.

Un ultimo brindisi lo riserviamo allo Chardonnay, un vitigno che qui ha fatto la storia quando un tempo era chiamato il Borgogna bianco.

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