Tardo autunno, inverno e inizio primavera. Sconsigliata la stagione estiva per l’eccesso di vegetazione che in alcuni tratti può rendere difficoltoso il cammino.
Giungendo da Rovereto si supera l’abitato e sulla sinistra si trova un piccolo parcheggio (quota 407 m).
Dal parcheggio ci incamminiamo in direzione Rovereto e in corrispondenza dell’ultima casa sul lato destro della strada, si imbocca una evidente stradina.
Ci inoltriamo nella boscaglia che ha invaso i terrazzamenti posti sopra l’abitato ed in breve svoltiamo a destra dove la vista si apre verso il monte Pazul e il solco della valle dell’Orco.
In pochi minuti, arriviamo ad un bivio (sulla destra si trova una casetta in sassi poco visibile perché circondata dalla vegetazione) dove proseguiamo tenendoci a destra. A questo bivio giungeremo a conclusione dell’itinerario tornando verso Spino.
La mulattiera, fiancheggiata sulla sinistra da un muretto a secco, si mantiene sul versante destro della valle del torrente Orco. Lungo questo tratto è possibile, con le dovute attenzioni, affacciarsi ad osservare i fenomeni erosivi che interessano i versanti del torrente Orco a monte di Spino.
Trascorsa meno di mezz’ora dalla partenza giungiamo a Vignala frazione del comune di Trambileno.
Giunti a Vignala svoltiamo a sinistra e ci portiamo sulla strada provinciale (S.P. 50 di Trambileno) che proviene da Rovereto. La imbocchiamo verso sinistra in direzione Rovereto e, percorsi un centinaio di metri, sul lato alla nostra destra si individua la partenza del tracciato che conduce a Pozza, altra frazione del comune di Trambileno.
Si inizia a salire ripidamente tra terrazzamenti invasi dalla vegetazione. Il tracciato prosegue con pendenza più dolce sempre accompagnato da muri di sostegno a secco fino a raggiungere Pozza dopo circa un’ora di cammino da Spino.
Raggiunta Pozza si svolta a destra seguendo la strada che conduce fuori dal paese. In corrispondenza dell’ultima casa sulla sinistra imbocchiamo una stradina con parapetto metallico che poco dopo si immette sulla strada comunale che conduce a Giazzera. Percorsa un decina di metri svoltiamo a sinistra, lasciamo il cancello rosa alla nostra destra e percorsi ancora pochi metri ad un bivio ci teniamo a destra.
Scendiamo tenendo i prati terrazzati alla nostra sinistra ed in breve raggiungiamo la strada forestale “del Perch”. Ci troviamo ora lungo il boscoso e ripido versante sinistro della val Terragnolo. Seguiamo lungamente in discesa la strada forestale fino a raggiungere l’acquedotto posto poco sopra Cà Bianca. Sono trascorsi circa 45 minuti da Pozza.
A fianco dell’acquedotto si trova l’inizio del sentiero che ci porterà a Moscheri (indicazioni per il santuario della Madonna de La Salette). Imboccato il sentiero si inizia a salire inoltrandosi nel bosco. Il percorso passa sopra l’abitato di Ca’ Bianca che si intravvede in basso tra la vegetazione.
Al termine della salita con una svolta a sinistra abbandoniamo la val Terragnolo e ci portiamo sul versante destro della Vallarsa.
Il tracciato procede ora in piano fiancheggiato sulla destra da un bellissimo muretto a secco.
Dopo circa mezz’ora di cammino dall’acquedotto raggiungiamo la strada dove si svolta a sinistra in salita e in pochi minuti arriviamo al santuario della Madonna de La Salette.
Dal santuario si seguono le indicazioni per Clocchi procedendo in discesa lungo una stradina a fondo naturale che fiancheggia la costruzione. In pochi minuti giungiamo alle prime case e ci portiamo sulla strada provinciale (S.P. 50 di Trambileno) che imbocchiamo svoltando a sinistra in direzione Boccaldo. Percorso circa un centinaio di metri sulla destra scorgiamo l’imbocco del tratturo che porta a Spino.
Il tracciato scende inizialmente nel bosco poi costeggia dei campi fino al bivio che abbiamo incontrato a inizio percorso. Di qui in breve raggiungiamo Spino avendo camminato circa mezz’ora dal santuario della Madonna de La Salette.
La sorgente “Spino”, è una copiosa sorgente carsica che sgorga in Vallarsa, nel Comune di Trambileno, a quota 290 m da una fenditura nella roccia situata in prossimità del Torrente Leno sotto l’abitato di Spino. Buona parte del notevole volume idrico (la sua portata media supera i 500 l/s) è captata per uso potabile ed idroelettrico, e viene convogliata verso Rovereto.
Il primo intervento per lo sfruttamento della sorgente venne realizzato mediante la costruzione di una condotta in sponda destra del Leno che convogliava l’acqua verso il ponte di S. Colombano e da qui fino alla vasca raccoglitrice posizionata al Dosso di Castello (incrocio tra le attuali via Balteri, via Acquedotto e via Castelbarco). L’opera fu inaugurata con una grande festa popolare il 4 ottobre 1845.
L’acquedotto nel tempo è stato oggetto di interventi di manutenzione ed ampliamento. L’ultimo intervento è avvenuto nel corso degli anni ottanta contestualmente alla realizzazione di una nuova condotta che, mediante un ponte tubo sopra il Leno, si porta in sponda sinistra e tramite una galleria che serve anche come vasca di accumulo lunga circa 3 km con diametro di 2.6 metri sbuca sopra la città in zona Castel Dante.
Tale intervento ha riguardato anche la realizzazione della nuova strada che dal paese di Spino accede alle opere di presa.
Il santuario, è stato costruito grazie alla generosità di un nobile roveretano, il quale per ricompensare il curato di Trambileno per l’ospitalità offerta al figlio che si era rifugiato nella zona per sfuggire al colera, volle costruire un capitello.
La popolazione, composta da numerosi ex emigranti che avevano lavorato a lungo in Francia, aderì con entusiasmo all’iniziativa e decise di erigere una chiesetta dedicata alla Vergine, che poco prima era apparsa ai due pastorelli francesi a La Salette, un villaggio vicino a Grenoble.
La costruzione del santuario iniziò il 24 aprile 1856 e venne inaugurato il 19 settembre dello stesso anno.
Nel 1863 il Santuario fu ampliato con l’aggiunta di una navata e successivamente nel 1956 in occasione del Centenario dell’apparizione fu arricchito con decorazioni ed affreschi. All’interno, ad imitazione del santuario di Grenoble, troviamo sull’altare la statua di legno della Madonna con accanto i pastorelli di produzione gardenese.
Tale strada, che si sviluppa per circa km 3,7 dalla frazione Cà Bianca, incrocia a monte della frazione Pozza la strada comunale che porta a Giazzera, attraversando una zona di boschi denominata Perch. Fa parte della più lunga strada militare di arroccamento, realizzata dagli Austro-Ungarici in occasione del primo conflitto mondiale, che dal ponte di san Colombano si sviluppava fino alla val Zuccaria inerpicandosi lungo il versante nord del monte Pasubio e passando per la malga Fratielle, Valli, Costoni, Corona, Fratom e Campo Biso.
Testi a cura di: Claudio Francescatti