2 Luglio 2014
di: Alessandro Vaccari
Una delle novità principali, a Caldes, nella bassa Val di Sole, è la possibilità di riscoprire gli spazi di Castel Caldes.
Questo castello, chiuso da qualche tempo per i lavori di restauro, salta all’occhio all’ingresso del paese, affacciato sul fiume Noce, per la sua forma quasi geometrica, frutto dell’incontro di stili veneto, tedesco e lombardo.
Ricorda il vicino Castel Thun, non solo per le forme dell’architettura ma perché la sua storia si intreccia effettivamente con la famiglia Thun.
La grande casa-torre duecentesca a cinque piani fu eretta dalla famiglia Cagnò. Il 14 luglio 1464 il Castello passò da Pretellino III ai nipoti, figli della sorella Orsola e di Sigismondo Thun. Nacque lì il ramo “Von Thun de Caldes” all’interno della famiglia, e con esso un legame indissolubile tra il castello e la famiglia Thun. Il maniero fu poi ampliato da Arbogasto di Thun agli inizi del Seicento quando venne aggiunta la torricella nel lato nord contenete la scala a chiocciola in pietra.
L’ultimo a risiedere nel maniero fu Guidobaldo di Thun fino alla metà del XIX secolo. Dopodiché, Sigismondo di Thun nel 1880 lo vendette alla famiglia Malanotti di Caldes.
L’interno è particolarmente affascinante con soffitti a volte, sale affrescate e rivestimenti lignei. Parte del castello è anche la piccola chiesetta dedicata alla Beata Vergine Maria, costruita alla fine del 500.
Questo castello è avvolto da alcune leggende: una su tutte, narra la drammatica fine di Olinda, in realtà identificabile con la contessina Marianna Elisabetta Thun. La giovane figlia di Rodemondo fu imprigionata dal padre perché rifiutava l’amore del suo promesso sposo, dedicando invece le sue attenzioni ad un menestrello di corte. La eggenda narra che il padre Rodemondo uccise il menestrello Arunte e che la morte colse poi Olinda, dopo che ella aveva riempito le pareti della sua stanzina di pregiati affreschi.
Il castello tornerà ad essere in parte visitabile nel periodo estivo, in occasione dell’esposizione delle opere di Paolo Vallorz, pittore solandro, parigino d’adozione, di fama ormai mondiale.
Castel Caldes – ci racconta il sindaco di Caldes, Antonio Maini – è inserito nella rete dei Castelli trentini. La sua seppur parziale riapertura è un anello importante per l’espressione della cultura e della storia della nostra valle, per riscoprire i valori di un territorio fatto di natura e di architettura che qui a Caldes trova espressioni dall’importante significato storico, sia nelle dimore nobiliari sia soprattutto, in Castel Caldes.