Ecco una bellissima classica dello scialpinismo in Lagorai, che si può fare anche in ciaspole e, se non c’è troppa neve, a piedi: si tratta della panoramicissima vetta del Gronlait m 2383, raggiungibile dalla Valsugana, nel Trentino sud orientale. Il suo lungo profilo si staglia, inconfondibile, a est della Valle dei Mòcheni (puntata Girovagando 24/01/2004), ed è visibile anche dai dintorni di Trento.
Gli itinerari principali d’accesso a questa cima sono svariati, piuttosto facili, praticamente da ogni lato escluso quello nord che è dirupato. Abbiamo proposto in precedenza la salita estiva dalla Val Cava (Val dei Mòcheni), che però in inverno non è molto consigliabile per via del ripido canalino che sale al Passo Portella, che richiede attenzione ed esperienza, anche per il pericolo valanghe.
La zona delle cime Gronlait e Fravort è certamente tra le più belle del Lagorai occidentale: dalla Panarotta una lunga dorsale in direzione nord-est si salda, con parecchi saliscendi, al gruppo dell’Hoabonti-Monte Cola, per proseguire in direzione del Lago di Erdemolo ed il gruppo di cime soprastante che culmina nella cima di Sette Selle m 2396 (vedi anche Escursioni d’autunno in Val dei Mòcheni).
Man mano che ci si allontana dalla zona degli impianti di sci della Panarotta, si entra gradualmente in una natura sempre più selvaggia e solitaria, percorrendo alte creste e spettacolari dorsali. L’itinerario proposto è abbastanza lungo (circa 18 km) ma praticamente senza difficoltà: ovviamente le condizione della neve (quantità e consistenza del manto) possono condizionare molto i tempi di marcia. Il percorso costeggia in piano il fianco est del Fravort e quindi risale la Val Portelle fino al passo omonimo: di qui si sale con un’ultima erta sulla lunga e pianeggiante cima del Gronlait: il panorama a 360° è a dir poco grandioso (vedi foto panoramica).
L’itinerario proposto può presentare, specie nella parte finale e con innevamento consistente, qualche rischio di valanghe, è perciò assai consigliabile, come sempre del resto quando ci si muove in montagna l’inverno, consultare il bollettino valanghe di Meteotrentino. Si parte dal parcheggio degli impianti della Panarotta, a monte di Vetriolo: si attraversa con attenzione la pista di sci e si prende la comoda strada forestale quasi pianeggiante a ridosso dello Chalet Panarotta, con segnavia 325.
In circa 2 km siamo all’ampia e panoramica sella La Bassa m 1834. Siamo ai piedi della dorsale che sale al Fravort, ma noi proseguiamo aggirando la spalla verso est e prendendo il bellissimo sentiero 372, che procede a lungo in costa, aggirando lentamente il Fravort tra bei boschi radi di larice, per circa 4 chilometri.
Si entra ed esce da vari valloncelli, si oltrepassano delle vecchie baite e infine, quindi il sentiero si affaccia sulla magnifica val Portelle, che si attraversa con un tornante oltrepassando un piccolo rio e portandosi sul versante opposto, fino a incrociare il sentiero 371. In basso scorgiamo l’Agritur Rincher, visitato nella puntata Valsugana 4 ottobre 2003, e la bella zona de Le Pozze, anche questa visitata nella puntata Le Pozze 30 agosto 2003.
Ora si sale decisamente in direzione nord verso il passo, si raggiunge una piccola baita in legno (non segnata sulla carta), ideale per una sosta eventuale, quindi si arriva per facili balze all’antico passo Portella, che metteva in comunicazione la Valsugana con la Valle dei Mòcheni attraverso la Val Cava. Ora c’è l’ultima erta finale, ovvero il ripido fianco est del Gronlait, che si rimonta tenendosi a ridosso della cresta (attenzione all’eventuale presenza di cornici di neve) per facili roccette e sfasciumi fino alla cima. Bellissimo il colpo d’occhio che si apre quando si arriva alla croce (vedi foto panoramica): ai nostri piedi, ad ovest, la splendida Valle dei Mòcheni, col profilo inconfondibile del Monte Costalta e del Rujoch, separati dal passo Redebus, di fronte ad est il gruppo Hoabonti-Cola-Col Omenetti, e dietro, verso nord est, la serie sconfinata di cime e cimette verso Monte del Lago e il gruppo della Cima di Sette Selle. Con questa direzione, partendo dalla Panarotta, si può compiere la Translagorai, un’entusiasmante traversata- trekking che in circa 80 km arriva, sempre mantenendosi sulle creste in quota, fino al Passo Rolle, ai piedi delle Pale di S. Martino. Il percorso di ritorno ricalca quello dell’andata: un’alternativa ad anello, neve permettendo, consiste nel tornare percorrendo la dorsale verso sud, calando alla forcella e risalendo il Fravort, quindi sempre per dorsale raggiungendo La Bassa e rientrando al parcheggio della Panarotta.
L’itinerario proposto è probabilmente il più facile, ma non è certo l’unico possibile. Altre vie di accesso al Gronlait sono: da ovest in Valle dei Mòcheni, dalla località Prati Imperiali , prediletta dagli sci alpinisti per la bella e appagante discesa; da sud aggirando il Fravort sul fianco ovest, guadagnando la forcella Fravort e quindi per la lunga (quasi 2 km) e facile dorsale fino alla cima; dalla cima del Fravort stesso, scendendo verso nord (attenzione al costone ripido e al traverso) alla forcella omonima e risalendo quindi la dorsale anzidetta fino alla cima.
La percorribilità degli itinerari descritti dipende molto dalle condizioni dell’innevamento, e saranno quindi da valutare di volta in volta. Il percorso più sicuro da valanghe è in genere quello lungo le dorsali.
Sulle montagne della Catena del Lagorai correva la linea di fronte durante la Grande Guerra del 15-18. Anche nella parte occidentale, ovvero dalla cima della Panarotta lungo tutto il crinale (circa 30 km) fino al Monte Croce, passando per la Bassa, il Fravort, il Gronlait, il Passo Portella, il Sasso Rosso, il Sasso Rotto, Setteselle, lo Slimber e i monti sovrastanti Palù del Fersina (Valle dei Mòcheni), si possono osservare ancor oggi numerose tracce della Grande Guerra.
Qui si trovavano affiancati gli standschuetzen (“tiratori territoriali”) del Battaglione Reutte II, Rattemberg, Kaltern I e Meran II, tutti composti da volontari di lingua tedesca, nonché il 169° Battaglione della Landsturm. In queste zone si possono osservare con abbondanza resti e tracce di trinceramenti, caverne, camminamenti, reticolati, baracche ed altre manufatti, postazioni di artiglieria, osservatori, ma soprattutto un reticolo impressionante di strade militari costruite a mano, molte della quali ancora in buonissime condizioni.
Sono le zone di cui parla il poeta Robert Musil, ufficiale su quel fronte, ma anche quelle che, più drammaticamente, erano percorse dai mòcheni che trasportavano, sulla schiena, i viveri e i materiali che occorrevano agli austriaci su quel fronte. Esiste oggi un interessante progetto per il recupero delle opere storiche lungo il fronte austroungarico che vedeva la Valle dei Mòcheni da una parte e la Valsugana dall’altra. La spesa prevista, di 900.000 euro, è finanziata dall’Unione Europea, dalla Provincia di Trento e dai tre Comuni interessati: Fierozzo, Frassilongo e Palù del Fersina.
testi e foto di Alessandro Ghezzer
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