Se volete farvi un’idea di come potrebbe essere il paradiso, questa è l’escursione giusta. Siamo nel Lagorai centrale, ma non sembra neanche di essere in Italia: i paesaggi richiamano la Nuova Zelanda, l’Islanda o il Canada.
Foreste, cime selvagge a perdita d’occhio, specchi d’acqua di cristallo, torrenti gorgoglianti nel silenzio di un ambiente quasi surreale tanto appare così scenograficamente perfetto. Siamo nel Trentino orientale, versante della Valsugana. Risaliremo fino al lungo crinale di cime (oltre 60 km) che divide la Valsugana dalla Valle di Fiemme, con l’ascesa alla spettacolare piramide di Cima Stellune, con vista sconfinata a 360°.
CIMA STELLUNE m 2605 | Mini trekking | |
quota massima | m 2605 | |
lunghezza | km.18 circa | |
dislivello | m 1250 circa | |
partenza e arrivo | Ponte Conseria m 1468 | |
sentieri | 317, 318, 317, 321, tracce, 318, tracce, forestale |
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difficoltà | EE – escursionisti esperti | |
tempo | 1 giornata | |
mappa | Kompass 626 |
Subito una raccomandazione: cercate di fare questo lungo giro con una bella giornata di sole, potrete così ammirare panorami tra i più belli non solo del Trentino ma certamente di tutto l’arco alpino. Se il tempo non si preannuncia buono attendete la giornata giusta, ne vale la pena. Quindi occhio a Meteotrentino e a Metoarabba, confrontando le rispettive previsioni ci si può fare un’idea sperabilmente realistica. Anche se, a dir la verità, ogni stagione ed ogni tempo qui hanno sempre un fascino diverso. Chi scrive ha praticato spesso queste zone, ma ogni volta si resta in qualche modo sorpresi da questo ambiente fascinosamente primordiale. In questa escursione sono rimasto a bocca aperta più di una volta ad ammirare panorami fiabeschi sia pure visti e stravisti, eppure ogni volta diversi. Non so se le foto potranno rendere completa giustizia ad una tale bellezza. Il percorso non presenta difficoltà troppo impegnative, tranne forse la lunghezza (18 km) è adatto comunque ad escursionisti esperti, in grado di superare agevolmente tratti di 1° grado, e con buon senso dell’orientamento poiché si debbono seguire spesso delle tracce piuttosto vaghe. Un’ultima raccomandazione: consigliamo di fare il percorso nel senso orario descritto, così potrete godere del sole fino alle ultime ore della giornata.
Da Trento si percorre la Valsugana fino a Strigno, si esce dalla superstrada e si prende l’indicazione per il Rifugio Crucolo (puntata di Girovagando del 14 maggio 2005), che si supera fino a raggiungere il Rifugio Carlettini e quindi Ponte Conseria m 1468, dove si posteggia l’auto. Di qui si prende la forestale, asfaltata per un tratto, e si sale per meno di un km fino al bivio a sx, appena a monte di un tornante, con il sentiero 317. Si percorre un bel bosco costeggiando il rio, più in basso devastato purtroppo da un orrendo e assai discutibile imbrigliamento ma che qui, grazio a dio, conserva ancora intatta la sua primordiale bellezza. Un bel ponte in legno ci permette di traversare il torrente e passare sull’altro versante, dove il sentiero si alza di quota con comodi zig zag. Arrivati quasi al limite della vegetazione ad alto fusto, circa 1800 metri, si attraversa un costone con un bel bosco di larici, e si inizia a intravedere il paesaggio circostante: la punta spettacolare del Cengello, l’ampia insellatura di Passo Val Ciòn m 2076. Si arriva ad una spettacolare e grandiosa radura dove c’è Malga Valsorda Seconda m 1901. Il sentiero oltrepassa la malga e riprende poco più in alto traversando in costa il ripido fianco della montagna. L’ambiente si fa selvaggio e maestoso. Risaliamo delle belle balze erbose in direzione di Forcella Valsorda: prima di arrivarci però, a quota 2100 circa, pieghiamo verso sud per vedere i magnifici Laghi delle Buse Basse (detti anche Laghi di Rocco), due specchi d’acqua posti a circa 60 mt di dislivello uno dall’altro. Quello inferiore, quota 2135, è il più grande e forse il più bello, quello superiore soffre di variazioni di livello stagionali anche se, quand’è pieno, l’acqua ha un colore azzurrino che pare cristallo. Proseguiamo e arriviamo in breve all’ampia Forcella Valsorda m 2256, che porta ancora vistosi i segni della Grande Guerra. C’è ancora, ben evidente verso il fianco sud di Cima Stellune, una specie di “cittadella” di fortificazioni e trincee ben conservate, alcune lunghe anche centinaia di metri, pezzi di reticolato. Qua e là nei dintorni sono sparse massicciate, mulattiere, caverne, gallerie, ricoveri in pietra. Oltrepassiamo la forcella, per un tratto pianeggiante, e ci affacciamo sul versante opposto della Valle di Fiemme: la grandiosa Valle delle Stue che si stende di sotto ci lascia senza fiato. Ma il pezzo forte, lo sappiamo, è la vista del Lago delle Stellune, che dalla forcella è ancora nascosto da un promontorio. Ci alziamo di quota quindi in direzione della Forcella di Val Moena per sentiero 317, poche centinaia di metri e il Lago delle Stellune ci appare, laggiù in basso, come in una visione di sogno, rifulgendo con le acque color azzurro cobalto e riflessi verde smeraldo che lasciano senza fiato. Scattiamo una carrettata di foto, nella speranza che almeno una possa rendere, almeno in minima parte, questi colori meravigliosi. Con un traversone sull’impervia pietraia, seguendo le tracce della vecchia strada militare, raggiungiamo un altro punto panoramico eccezionale: Forcella di Val Moena m 2294. E’ la stessa valle che abbiamo visto, da nord, in un’escursione precedente al Cimon di Val Moena. Vediamo a ovest, verso il Passo Manghen, la lunga catena di cime selvagge che culminano col Monte Ziolera m 2478, e le tracce dei sentieri che traversano passi e forcelle. Ma ora ci tocca la salita alla Cima di Stellune di 2605 metri.
Dalla forcella si stacca il vecchio sentiero militare della Grande Guerra (non numerato sulle carte, ma con tabelle e segni evidenti sul terreno), in gran parte ancora gradinato a pala e piccone, che risale a bruschi zig zag il ripido costone tra le rocce. Le difficoltà sono di 1° grado e conviene avere piè fermo e una certa esperienza di montagna: si deve arrampicare qua e là per superare i tratti più ripidi o stretti, tra un roccione e l’altro, gli appigli però sono numerosi. Qualche passaggio è un po’ esposto e quindi è meglio non soffrire di vertigini. Superata la ripida spalla il sentiero “spiana” su una surreale pietraia sotto la cima, dall’aspetto vagamente marziano, che prelude allo strappo finale, col sentiero ancora a zig zag che risale facile gli ultimi sfasciumi. Arrivare in cima e restare a bocca aperta è un tutt’uno. La vetta è una breve dorsale pianeggiante sormontata da una grande croce con tiranti d’acciaio, poco più in basso ci sono dei comodi poggi erbosi che sono l’ideale per fermarsi ed ammirare lo sconfinato panorama. Lo sguardo si perde, attonito, su un mare di cime a 360°: si vedono i Laghi di Lasteati, il Laghetto del Cengello, i Laghi delle Buse Basse e il Lago Stellune proprio di sotto. A Nord est il Latemar, Il Gruppo del Catinaccio, Sassolungo e Sella, la Marmolada, poi le Pale di S. Martino, di fronte a est la mole cupa di Cima D’Asta e più a est le creste fantastiche del Gruppo di Rava. A est ed ovest, la lunga serie di cime selvagge che forma la grande Catena del Lagorai. Qui sotto proponiamo, in due versioni, una fissa con legenda delle cime e una a 360° in movimento, un’eccezionale foto panoramica che rende discretamente l’idea di cosa si vede da questa fantastica cima.
Il rientro è ancora lungo, ritorniamo indietro (sconsigliabile scendere dai dirupati lati sud o est), fino alla Forcella Val Moena: chi ne ha abbastanza può rientrare dallo stesso itinerario dell’andata, chi vuole fare il giro ad anello prosegue per il sentiero 321 intitolato, nel tratto da forcella Val Moena fino a passo Sadole, a Don Martino Delugan, compianto sacerdote-guida alpina di Tesero appassionato di montagna, scomparso nel 1997 all’età di 84 anni. Questo tratto è contrassegnato come alpinistico. In realtà il sentiero è abbastanza facile ma corre a ridosso delle rocce strapiombanti su dei costoni molto ripidi e a tratti un po’ esposti. Anche in questo caso sono necessari piè fermo e assenza di vertigini. Si traversa infine un’altra pietraia seguendo la mulattiera militare, la cui pavimentazione è ancora evidente, fino alla Forcella Busa della Neve m 2367, con evidenti tracce di fortificazioni: più in basso verso sud-est si nota su una spalla pietrosa un lungo e possente trincerone di diverse centinaia di metri protetto da una massicciata. Di qui si deve scendere per la forcella passando sull’altro versante a est. Non ci sono tabelle né sentieri evidenti, solo tracce, il percorso però è intuitivo poiché bisogna andare in direzione dei visibili Laghetti di Rocco, accanto ai quali corre il sentiero 317-318. Anche in questo caso si dimostra come con le carte bisogna sempre andarci cauti: la Kompass 621 riporta correttamente solo delle tracce (con tratteggio nero), mentre la Tabacco 014 riporta addirittura un sentiero numerato 322 che nella realtà praticamente non esiste. Si scende quindi a naso fino a trovare una traccia di sentiero militare che riporta in direzione di Forcella Valsorda, nel bel mezzo delle trincee. Raggiunto finalmente il 317-318, si prosegue verso est con direzione evidente verso Passo Val Cion m 2076, superando in una strettoia un bellissimo laghetto effimero, non segnato sulle carte, dalle acque incredibilmente cristalline e trasparenti profonde non più di un metro e mezzo. A Passo Val Cion si ha un altro colpo d’occhio spettacolare sul piccolo altopiano di Malga Val Cion m 1973 verso nord est, e il severo massiccio di Cima D’Asta che svetta sull’orizzonte coi suoi 2847 metri. In caso di emergenza si può rientrare anticipatamente scendendo in costa da Passo Val Cion verso sud ovest lungo una traccia abbastanza evidente che porta fino a malga Malga Valsorda Prima m 1863. Noi invece proseguiamo sul crinale in direzione sud est guadagnando un piccolo passo e scendendo facilmente, su percorso libero poiché le tracce si perdono qua e là, nella valletta est di Col della Palazzina che porta giù fin sulla strada forestale che sale a Passo Cinque Croci. Noi invece scendiamo per la strada che porta, in circa 4 km fino a Ponte Conseria dove abbiamo l’auto.
testi e foto di
Alessandro Ghezzer
(Agh)
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