Spettacolare percorso attrezzato nella forra del castello – 16 aprile 2011
Proponiamo questa settimana la Ferrata di Castel Drena, un facile e divertente sentiero attrezzato a torto poco conosciuto, che risale una spettacolare forra sotto al Castello. Il percorso è abbastanza semplice anche se ha alcuni passaggi a strapiombo non proprio banali. Il paesaggio è insolito e magnifico. Nel tratto finale si attraversa il canyon con un ponte tibetano.
Ferrata di Castel Drena
Castel Drena svetta sulla Valle dei Laghi tra le Marocche (così è chiamata la colossale frana preistorica dove sono state rinvenute orme di dinosauro) e la piana del paese di Dro. Poco a sud del castello, una profonda forra scavata nella roccia dal rio Sallagoni precipita a fondovalle. In questo sorprendente ambiente si sviluppa il percorso attrezzato con cordini e numerose staffe infisse nella roccia. L’ambiente ricorda, sia pure in scala più ridotta, i canyon di S. Giustina in Val di Non. L’itinerario si insinua tra le ripide, lisce e sinuose pareti rocciose di una stretta gola, sul cui fondo scorre il Rio Sallagoni che scorre rumorosamente. Dopo un tratto iniziale di decisa salita, il percorso si sviluppa in orizzontale tra strette anse rocciose, grazie a numerose staffe e cordini di sicurezza posizionate a mezza altezza (non più di 10 metri dal fondo del canyon). Nella parte alta del percorso il canyon sorprendentemente si apre in una gola selvaggia con lussureggiante vegetazione: qui si attraversa un ponte tibetano sopra ad una cascata, quindi per facile sentiero si arriva poco sotto al Castello di Drena. Un comodo sentiero di rientro permette il ritorno al parcheggio.
Percorso
Da paese di Dro, in valle dei Laghi, si prende la strada per Drena. Si parcheggia nelle piazzole nei pressi del campo di tamburello, quindi si segue il sentiero segnalato da tabelle Castello di Drena – Ferrata Rio Sallagoni. Dopo circa 15 minuti di cammino in piano lungo una strada di campagna, si arriva all’attacco della ferrata, dove la gola si apre un po’ in un tratto pianeggiante con il rio che scorre sullo sfondo. Una serie di staffe infisse nella roccia e cordini di sicurezza (necessario imbrago e casco) permette di superare abbastanza facilmente il primo sbalzo roccioso alto circa 15 metri. Quindi ci si infila, pressoché in orizzontale, dentro lo stretto canyon, che si percorre sfruttando le staffe poste a mezza altezza e aggrappandosi al cordino di sicurezza. Le staffe sono abbastanza distanti una dall’altra e bisogna prodursi in discrete “spaccate” che possono essere difficoltose per persone di bassa statura, così come per il cordino che è piuttosto in alto. Il passaggio chiave più difficile è un breve tratto in orizzontale (circa 4-5 metri) in cui bisogna tenersi aggrappati a forza di braccia al cordino poiché le staffe per i piedi sono rientranti rispetto al busto. Le rocce sono lisce e abbastanza scivolose, in alcuni passaggi conviene procedere con la tecnica dell’opposizione, non troppo agevole per coloro che soffrono l’esposizione, sia pur modesta come in questo caso. Comunque non ci sono mai grandi strapiombi, si procede dentro il canyon a circa 4-8 metri di altezza dal greto del torrente.
Nel tratto finale si cambia versante con una spaccata, quindi si esce in una gola più ampia con pareti verticali e strampiombanti e una rigogliosa vegetazione. Si cambia ancora versante per raggiungere l’emozionante ponte tibetano che oltrepassa il canyon sopra ad una cascata. Si sale ora per sentiero, facilitato da staffe nel terreno e cordino, fino ad un tratto pianeggiante dove si passa sotto a una colossale lama di roccia appoggiata alla parete, quindi si sbuca in un suggestivo anfiteatro con ometti di sassi vicino al torrente, che rendono l’atmosfera vagamente “mistica”. Si risale ancora la gola per il sentiero, sempre più facile e meno ripido, fino ad un ponticello di legno sul rio che permette di raggiungere l’altro versante sotto una grande parete rocciosa strapiombante. Con un ultimo traversone in leggera salita, ci si porta fuori dal canyon sbucando poco sotto il Castello di Drena.
Per tornare al parcheggio esiste un sentiero di rientro che, partendo dal castello di Drena, segue per un tratto la strada provinciale per il fondovalle in direzione di Dro, con qualche scorciatoia che taglia un paio di tornanti. Alcuni rientrano al parcheggio facendo autostop. Il tempo di salita per la ferrata è di circa 1 h e 30, il dislivello di 250 metri.
testi e foto di
Alessandro Ghezzer
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