La curiosità naturalistica sopra la Piana Rotaliana – 9 aprile 2011
Proponiamo questa settimana un’altra escursione a bassa quota, questa volta in Val d’Adige, nei pressi di Faedo, alla scoperta di una meraviglia naturalistica pressoché sconosciuta ai più: l’incredibile cratere di Cadino Alto m 527.
Il Cratere di Cadino Alto
Questa sorprendente curiosità naturalistica poco a nord di Faedo l’avevamo notata per la prima volta da Cima Roccapiana, ovvero la vetta principale della catena delle Cime di Vigo, sul lato opposto della valle. Si presenta come un enorme e profondo cratere a sbalzo sulla Val d’Adige, apparentemente inaccessibile, circondato da rocciose pareti verticali. Eppure sul fondo del cratere si scorgevano, in alcune radure nella boscaglia, tracce di presenza umana: dei masi e degli appezzamenti coltivati a vigna. Il cratere si è originato anticamente per un colossale cedimento franoso della montagna. La zona di Faedo nel medioevo fu interessata da una intensa attività mineraria. La via di accesso più semplice al cratere sarebbe il sentiero SAT 408, che risale dal fondovalle superando la ripida scarpata del versante nord. Noi proponiamo tuttavia un itinerario molto più articolato e affascinante, che prevede l’utilizzo di due macchine, con partenza a sud di Salorno e una lunga traversata con arrivo in località Cadino, passando per Passo Sauch e percorrendo un tratto del sentiero Dürerweg. Questo percorso è molto vario ed è un autentico crescendo di emozioni, fino al culmine delle sorprendente”calata” nel misterioso cratere, in un ambiente selvaggio che sembra davvero sospeso nel tempo.
Dürerweg – il Sentiero del Dürer e Passo Sauch
Si posteggia la prima auto lungo la statale n 12 in località Cadino nel parcheggio della pista ciclabile, a 300 metri a ovest della concessionaria di auto Rotalnord. Con la seconda macchina si prosegue fino a Salorno, quindi si prende la strada in direzione di Bucholz: al 4° tornante in loc. Ceschiri si imbocca una strada forestale che torna indietro e porta nei pressi del Maso Tiefenthalerhof, dove si parcheggia nelle piazzole antistanti il segnale di divieto. Si abbandona quasi subito la strada forestale per inoltrarsi in un valloncello con un rio, quindi si percorre l’antico sentiero segnato n 1 sulle carte, che si dirige verso il Maso Malerhoferhof. Si percorre un tratto del famoso Dürerweg, il sentiero intitolato ad Albrecht Dürer, il famoso artista tedesco che, come altri viandanti dell’epoca che viaggiavano per la val d’Adige, era costretto a superare il tratto alluvionato nella zona di S. Michele alzandosi in quota per raggiungere il Passo Sauch, e quindi ridiscendere nuovamente a valle. Anticamente infatti, le acque impetuose del torrente Noce, dopo aver attraversato la Piana Rotaliana, si gettavano impetuosamente nel fiume Adige nei pressi dell’attuale ponte di S. Michele, provocando il riflusso verso nord del grande fiume che esondava allagando il fondovalle fino a Salorno ed Egna. L’unico modo per passare era prendere i sentieri in quoa che risalivano i Monti di Cembra. Il nostro percorso prosegue duqnue traversando rapidamente la Val Fredda per prendere una bella stradella che sale con pendenze modeste tra boschi e radure. Si arriva dunque facilmente al Passo Sauch m 946, dove c’è anche l’omonimo rifugio in una bella radura erbosa. Poco più avanti sulle colline incontriamo il noto Roccolo Mosaner, autentico monumento vegetale che un tempo era utilizzato per catturare gli uccelli di passo.
Al cratere di Cadino Alto
Dal Roccolo Mosaner si raggiunge in breve il Passo della Craccola a quota 1000 m. Si prosegue per il sentiero 409 che diventa strada forestale che inizia a scendere. Attenzione al bivio a 830 metri di quota nei pressi di un casolare (Baita Fontana), dove si abbandona la strada forestale per seguire una stradella nel bosco che prende direzione nord ovest, fino a intercettare la strada bianca verso il Dosson m 740. La si percorre per circa 2 km (si incontra l’arrivo del sentiero che sale dalla Ferrata del Rio Secco) fino ad un tunnel sbarrato da una pesante cancellata, con tanto di citofono e telecamera: è l’ingresso scavato nella roccia che il proprietario del terreno ha fatto costruire a sue spese per poter accedere all’interno del cratere. Sembra vagamente l’accesso a Xanadu di Mandrake 🙂 Ma chi mai può abitare un posto simile? Un misantropo? Un eremita? Un ciclope? Non lo sappiamo, non ci sono notizie certe. Nei pressi dell’ingresso del tunnel c’è un sentierino che permette di salire sopra le rocce che sovrastano la galleria. Il colpo d’occhio è sbalorditivo: si arriva proprio sul ciglio della colossale depressione, circondata da alte e inaccessibili pareti rocciose. Solo verso nord, dal versante franato, si apre un sorprendente squarcio panoramico sulla Val d’Adige. Il fondo del cratere, in gran parte pianeggiante, è coperto da una fitta e rigogliosa vegetazione. Qua e là si scorgono, in lontananza, alcuni appezzamenti coltivati a vigna e due sperduti casolari, apparentemente abbandonati. Per entrare nel cratere si ritorna dunque indietro e, dai pressi del tunnel, si prende il sentiero 408 che aggira il Dosson a nord, con bei panorami verso la Val d’Adige e la Piana Rotaliana. Si percorre un traversone lungo una cengia quindi il sentiero cala progressivamente fino ad entrare finalmente sul fianco del cratere. Giunti sul fondo, si attraversa una specie di giungla primordiale, con la boscaglia invasa da “liane” e piante rampicanti ovunque.
Si arriva quindi ad una bellissima radura dove c’è una vecchia casa circondata da grandi alberi, letteralmente invasa e anzi “mangiata” dalla vegetazione. Chissà che cos’era in origine, forse un rifugio per viandanti, o una casa colonica… Sulla facciata ci sono tracce di affreschi, purtroppo cancellati dal tempo. Intorno maestosi alberi di fico, pero, noce e alcuni grandi castagni. I due casolari che si vedevano da lontano sono in realtà due fabbricati abbastanza brutti, coi dintorni pieni di rottami edili e attrezzi agricoli ammassati alla bell’e meglio. Non c’è nessuno in giro, anche se è evidente che qualcuno cura le vigne con regolarità. In una radura poco distante, affiancata da un vigneto, c’è una dimessa villetta anni ’60. In fondo al cratere si respira un’atmosfera strana, l’incanto di un luogo così isolato, selvaggio e sperduto. Ora inizia la discesa verso il fondovalle: si imbocca il sentiero nei pressi della villetta, che è ben tracciato, e si cala rapidamente di quota per un costone disagevole con larghi zig zag, fino al margine di alcuni vigneti sul fondovalle della Val d’Adige, che si costeggiano fino alla strada statale e al parcheggio della pista ciclabile, dove abbiamo la macchina. La nostra traversata-avventura è conclusa, ora basta a andare a recuperare la seconda macchina. Sviluppo complessivo 12 km, disl. circa 600 metri.
testi e foto di
Alessandro Ghezzer
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