Il nuovo percorso nella roccia al famoso Santuario della Val di Non – 1 aprile 2005
Con l’arrivo della bella stagione capita a volte di abbandonare temporaneamente le amate cime per qualche itinerario più riposante a bassa quota, a piedi, ma non per questo di minor soddisfazione. E’ una sorta di anteprima delle escursioni estive dopo tanto sci, ciaspole e “ravanate” nella neve.
Complice un clima quasi estivo, abbiamo deciso di dare un’occhiata al nuovo spettacolare percorso, tutto scavato nella roccia, che conduce al famoso Santuario di S. Romedio in Val di Non, nel Trentino nord occidentale.
Quello di S. Romedio è certamente uno dei santuari più caratteristici non solo del Trentino ma d’Europa. Emana un’aura di solennità e mistero, forse per l’incredibile posizione al centro di una profonda e selvaggia forra, in cima ad un picco roccioso alto quasi 100. Si tratta di un ardito complesso architettonico formato da ben cinque chiesette sovrapposte in altezza, edificate in epoche diverse, collegate tra loro da una ripida scalinata. La più antica fu eretta in cima al torrione roccioso intorno all’anno 1000, dove era sepolto, in una tomba di roccia, l’eremita S. Romedio. Le altre furono edificate successivamente, costruendo verso il basso. La facciata esterna del complesso è un esempio tipico di architettura anaune del XVIII secolo, il cortile rinascimentale porta all’edificio che dal 1948 ospita un convento francescano. L’ingresso al luogo sacro rappresenta una continua scoperta con cinque diverse chiesette: la chiesetta dell’Addolorata, la più recente, costruita in ringraziamento per la pace dopo la Grande Guerra del 1915-1918, la chiesetta di San Giorgio del 1487, la chiesetta di San Michele del 1514, la chiesa maggiore di San Romedio eretta nel 1536 e infine la Chiesa Antica, quella costruita per prima e dove sono conservate le reliquie del Santo. A partire dal XV secolo si susseguono i pellegrinaggi di fedeli che portano ex voto, alcuni di grande pregio e valore, a testimonianza dell’affermarsi del culto del santo, invocato in occasione di calamità, disgrazie, incidenti, malattie e pericoli (scampati) di vario genere.
La figura di San Romedio è un chiaro esempio del fenomeno dell’eremitismo sviluppatosi in Europa a cavallo tra il X e l’XI secolo. Signore del castello di Thaur, vicino a Innsbruck, Romedio appartiene a una ricca famiglia della nobiltà bavarese-tirolese, padrona tra le altre ricchezze anche delle saline nella Valle dell’Inn, con molti uomini al suo servizio. Nel corso di un pellegrinaggio a Roma decide di ritirarsi ad una vita di penitenza, donando tutti i suoi averi e possedimenti alla Chiesa e scegliendo di appartarsi in un luogo isolato per dedicare la sua vita a Dio. Trova questo luogo nelle selvagge gole alla confluenza tra il Rio di Romedio e il Rio di di Verdes in Val di Non. Vive in completa austerità, con alcuni fedelissimi, pregando immerso nella natura ed abitando nella grotta dove ora sorge il santuario. Romedio trova in quest’angolo isolato una nuova dimensione di sé e del mondo circostante. Alla sua morte, viene scavata una tomba nella roccia che diventa ben presto meta di pellegrinaggio. Coloro che lo avevano amato e stimato costruiscono, attorno all’anno 1000, la prima chiesetta, gettando le basi per quello che diventerà il santuario. Nel XII secolo il culto di San Romedio viene ufficializzato dal Vescovo di Trento e si rafforza negli anni. Nel corso dei secoli i pellegrini continuano a portare pietre (in un certo senso i primi “ex voto”) e costruiscono, passo dopo passo, il monumento di fede che oggi conosciamo. Il santuario è collegato alla basilica dei martiri anauniensi a Sanzeno, e da un percorso penitenziale segnato dai capitelli della Via Crucis, costruita nel 1940.
Su San Romedio esistono varie leggende, la più nota è quella che riguarda un orso. Si narra di Romedio che, volendo recarsi a Trento per un ultimo saluto al suo vescovo Vigilio, chiese ad un suo discepolo di sellargli il cavallo. Questi però tornò indietro terrorizzato raccontando che un orso stava sbranando il cavallo. Il vecchio eremita non si scompose e gli disse: “Allora metti le briglie all’orso”. Il discepolo, che di Romedio si fidava ciecamente, tornò indietro e, pur con la dovuta titubanza, avvicinò le briglie all’animale il quale chinò il grosso capo e si fece sellare tranquillamente. Il Santo poté così raggiungere Trento a cavallo dell’orso. Ricordando questa leggenda nel 1958 il senatore conte Gian Giacomo Gallarati Scotti, membro d’onore del comitato di fondazione del WWF in Italia, comprò Charlie, un orso destinato a morire perché la sua pelle fosse venduta, e lo donò al santuario di San Romedio.
SANTUARIO S. ROMEDIO | dal sentiero delle “Forre di S. Romedio” | |
quota massima | m 920 | |
lunghezza | km. 8 | |
dislivello | m 250 | |
partenza e arrivo | Museo archeologico di Sanzeno | |
sentieri | sentiero nella roccia, strade forestali | |
difficoltà | E escursionistico | |
tempo | 1/2 giornata o 1 giornata intera con calma | |
mappa | Kompass n. 74, Termeno / Cavalese 1:50.000 |
Da qualche tempo la Val di Non (vedi immagine o la puntata Girovagando 8 maggio 2004), “patria delle mele” per antonomasia, sta cercando di valorizzare anche il suo notevole patrimonio naturalistico. Uno di questi è il complesso di impressionanti canyons delle sue valli secondarie: ad uno di questi, il Canyon del Lago di S. Giustina, abbiamo dedicato parte della puntata del 10 luglio 2004 dedicata alle Maddalene. Anche il celeberrimo santuario di S. Romedio si trova in una profonda e spettacolare forra, quella creata nel corso dei millenni dai torrenti che scendono dalle falde del Monte Roen. Il motivo di interesse dell’itinerario che proponiamo sta nel nuovo percorso nella roccia, che segue il tracciato del preesistente e ardito acquedotto realizzato nella metà del 1800 per scopi irrigui.
La valle di S. Romedio è serrata entro alte e strapiombanti pareti rocciose: sul fondovalle, accanto al rio omonimo, una strada asfaltata permette di arrivare fin quasi al Santuario. L’itinerario più interessante e spettacolare però è il lungo camminamento ricavato sopra il vecchio acquedotto scavato nella roccia. Il percorso è stato messo in sicurezza con robusti parapetti in legno ed è stato così trasformato in un percorso pedonale ed aereo di grande fascino, che si inoltra fino ai piedi del Santuario di S. Romedio. Qui proponiamo un itinerario ad anello che si può fare anche in mezza giornata, oppure in una giornata intera con molta calma, visitando il santuario e il Museo Retico archeologico di Sanzeno (info tel +39 0463 434125 o APT Valle di Non, info@valledinon.tn.it). Si parte presso il Museo Etnografico e si imbocca facilmente la strada forestale che, dopo un’ansa nel bosco, diventa subito sentiero nella roccia: non ci sono pericoli poiché tutto il percorso ha robusti parapetti in legno (attenzione che i bambini non ci si arrampichino!). In breve ci si affaccia all’imbocco della stretta valle, a ottanta metri d’altezza lungo la parete strapiombante. Fa quasi paura vedere sul fondo le “macchinine” che risalgono lentamente la valle sulla strada asfaltata. Bisogna chinare spesso il capo poiché il “soffitto” roccioso è piuttosto basso, visto che in origine questa era una presa d’acqua e non certo un sentiero per i pedoni. Il percorso aereo, lungo circa 1 chilometro e mezzo, anche se reso molto facile e privo di qualsiasi difficoltà, è veramente impressionante. Man mano che ci si addentra nella valle si cala gradualmente finché il sentiero, presso una palestra di roccia, si raccorda con la strada. Poco a valle del Santuario lungo la strada, la lapide in una nicchia di roccia ricorda l’opera meritoria della famiglia De Widmann, che a sue spese fece realizzare l’acquedotto nel 1863. Si sale ancora per circa 1 km e si arriva finalmente allo spettacolare Santuario di S. Romedio, che merita certamente una visita della durata di almeno un’oretta (presente un bar ristoro). A ricordare la leggenda, nel recinto sottostante ci sono due (poveri) orsi, nati in cattività. Una breve digressione ad un alto spuntone di roccia ci permette di raggiungere l’antico cimitero, da cui si può ammirare il Santuario dall’alto. Inizia ora il ritorno: i più pigri posso scendere direttamente dalla strada verso Sanzeno, noi suggeriamo invece di completare l’itinerario ad anello salendo lungo la forestale e scollinando (circa 200 metri di dislivello dal Santuario) nei pressi dei bei laghetti di Coredo (bar-ristorante). Appena usciti dal bosco nei pressi di un capitello ed avvistato il lago, si gira a destra (ovest) e si prende la strada forestale pianeggiante in direzione di Tavòn, che si raggiunge in pochi minuti. Si oltrepassa il maneggio e il vicino Hotel Pineta quindi, raggiunto in pochi minuti il centro abitato di Tavon, si imbocca nella piazzetta della chiesa la Via della Pleu, una strada di campagna asfaltata che scende per circa 1 chilometro e mezzo fino ad un tornante presso un maso (con delle scale sulla facciata). Qui bisogna prestare un po’ di attenzione: non bisogna fare il tornante ma proseguire diritti verso valle per circa 100 metri, dove sulla destra si stacca una stradina inzialmente pianeggiante, che svolta gradualmente e poi scende in direzione di Sanzeno. Si scende ancora per un altro chilometro e mezzo arrivando in una valletta presso un antico mulino: sul versante opposto si può vedere il Museo archeologico, il nostro punto di partenza, che si raggiunge in breve.