Proseguiamo la nostra “esplorazione” della Catena delle Maddalene in Val di Non, questa volta con un giro ad anello che culmina nella Vedetta Alta di m 2627, una tre le cime più alte del gruppo. Panorami grandiosi e solitari, come al solito in questa parte stupenda del Trentino ma poco conosciuta, lontani dalle resse dolomitiche di questo periodo.
Il percorso proposto, che tocca 5 malghe (Malga Cloz, Malghetto di Cloz, ruderi di Malga Belmonte, ruderi di Malga ex Samemberg, Malga Kesselalm), è come detto un giro ad anello (vedi mappa) lungo circa 12 km per un dislivello di 900 m, adatto a buoni camminatori. In alcuni tratti del percorso le tracce sono assai incerte, la segnaletica scarsa e quindi sarà bene saper usare la cartina come si deve. In caso di nebbia l’orientamento può essere problematico ma anche questo, come tutti gli altri, è un giro super panoramico che vi consigliamo di fare col bel tempo ed ottima visibilità. A parte la cima della Vedetta Alta che è una delle mete più frequentate, basta uscire dai percorsi “classici” per non incontrare praticamente nessuno: è il fascino delle Maddalene, un paradiso non ancora contaminato dal turismo di massa. Molto bello è l’attraversamento dell’Alpe di Brez al ritorno, un solitario altopiano di pascoli costellato di torrentelli e pozze d’acqua. Il rientro avviene quindi con un lungo percorso che aggira a sud il Monte Ometto, percorrendo una parte del sentiero dedicato ad Aldo Bonacossa, instancabile esploratore alpino degli anni ’30, che attraversa tutte le Maddalene in senso longitudinale.
VEDETTA ALTA m 2627 | Gruppo delle Maddalene | |
quota massima | m 2627 | |
lunghezza | km. 15 circa | |
dislivello | m 1100 | |
partenza e arrivo | Parcheggio presso il tunnel di Proves-Val d’Ultimo |
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sentieri | forestale, 7, tracce, 117, 11, 133 | |
difficoltà | EE – escursionisti esperti | |
tempo | 1 giornata | |
mappa | Le Maddalene 1:25.000 |
Si posteggia l’auto nel parcheggio poco prima del tunnel che passa sotto la zona di Passo Castrin e che collega Proves con la Val d’Ultimo in Provincia di Bolzano. Si prende quindi la comoda forestale che in poco meno di 2 km nel bosco arriva nella splendida zona della Malga di Cloz, purtroppo ristrutturata in modo assai discutibile con una orrida porta a vetri scorrevole (in una malga!). Si punta ora decisamente verso nord al Malghetto di Cloz per facili prati con pendenza modesta. Arrivati al Malghetto bisogna stare un po’ attenti perché qui inizia la parte “ravanatoria”, ovvero “l’orientamento fai da te” (chi non vuole problemi seguirà il sentiero 133 fino alla Malga Kesselalm, quindi per sentiero 11 fino alla cima e ritorno per la stessa via). Chi invece non ama la vita comoda seguirà il nostro itinerario e non se ne pentirà perché ne vale la pena. Poco a monte del Malghetto di Cloz si stacca a nord ovest un traccia diretta verso la “Busa di Cloz” una bella conca tra il Cornicolo e Cima Belmonte. Giunti sul bordo della “busa” però si piega decisamente verso ovest seguendo delle vaghe tracce fino alla dorsale di Cima Belmonte, che si risale brevemente fino ad intercettare un bel sentiero, non segnato sulla carta (Le Maddalene 1:25.000) che si inoltra in costa, quasi pianeggiante, nell’ampio vallone Belmonte che arriva fin sotto la cima della Vedetta Alta (una possibile alternativa in quota, un po’ più impegnativa, consiste nel salire la cima Belmonte per la dorsale sudest e quindi traversare, lungo la cresta ovest fino alla Vedetta Alta). Il sentiero è segnato di recente, anche se non frequentemente, quindi con un po’ di attenzione si segue senza difficoltà fino ai ruderi della ex Malga Belmonte, quando praticamente scompare d’improvviso. Probabilmente sale fino alla cresta ma niente paura: si prosegue con percorso libero (vedi foto), senza perdere quota, in un paesaggio grandioso tra lievi saliscendi, fino alla conca sotto alla cima. In questa zona, piuttosto inaspettatamente poiché questo non era luogo cruciale di scontro, si trovano molte schegge di bombe della guerra. Secondo la carta, nella conca sotto la cima ci dovrebbe essere il sentiero 117 che sale in vetta e che invece non c’è o che comunque è irrintracciabile. Risaliamo quindi “a naso” la conca fino ad intercettare le vaghe tracce (tratteggio nero sulla carta che si stacca dal fantomatico 117) che risalgono il costone fino alla dorsale sud, quindi con facili balze e qualche breve tratto di 1° grado fino alla cima con una grande croce in legno. Il panorama è grandioso, simile a quello del Luco ma un po’ più spostato verso ovest. La discesa e il ritorno avviene per il crinale sud ovest: ci si abbassa oltre il bivio con il sentiero 20 che sale dalla Val D’Ultimo, si scende ancora per sfasciumi fino a cercare le tracce del sentiero 11, anche queste assai vaghe: la direzione comunque è chiara, bisogna puntare il piccolo passo quotato m 2344 sulla carta, in direzione sud. Si scende quindi a intuito, cercando di non perdere troppa quota, traversando una grande conca pietrosa. Poco sotto al passo la traccia torna evidente e si scollina senza difficoltà, con bellissimo panorama sull’altopiano pascolivo dell’Alpe di Brez. Il sentiero però (daje!) si perde ancora subito dopo il passo, quasi improvvisamente, ma il terreno è facile e aperto e digrada dolcemente verso sud ovest in direzione dei ruderi dell’ex Malga Samemberg, dove ci dirigiamo transitando accanto a delle pozze d’acqua. Si tiene d’occhio frequentemente l’altimetro per non correre il rischio di abbassarsi troppo: quando siamo a quota 2200 circa ed avvistiamo i ruderi della malga in basso, dobbiamo cercare di intercettare, verso est, il sentiero 133 Bonacossa che torna verso il Monte Ometto: ci aiuta un grande ometto di pietre alto 2 metri che si scorge a grande distanza sul ciglio della scarpata e ci indica la direzione. Lo raggiungiamo e, a questo punto, i problemi di orientamento sono praticamente risolti. Il sentiero prosegue quasi pianeggiante verso est alla base del Monte Ometto, che si aggira sul fianco sud: incontriamo il bivio col sentiero 12 che sale alla cima, noi lo ignoriamo calando ancora un po’ di quota e riprendendo con direzione nord-ovest fino al bellissimo punto panoramico quotato sulla carta 2047. Il sentiero ora piega con un lungo traverso per raggiungere il versante opposto dove c’è la Malga Kesselalm. Attenzione anche qui a non mancare il bivio 133 che ci riporta al Malghetto di Cloz e quindi, per la stessa via del ritorno, alla Malga di Cloz e al parcheggio. Sulla carta, dopo Malga Kesselalm e 8 tornanti scendendo lungo la forestale è segnato un sentiero, con tratteggio nero, che dovrebbe condurre direttamente alla Malga di Revò e quindi alla Malga Cloz, che invece è introvabile. Uomo avvisato… 🙂
testi e foto di
Alessandro Ghezzer
(Agh)
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