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19 Marzo 2015

IL RECUPERO DEI FORTI AUSTRUNGARICI TRENTINI: PRESENTATO IL NUOVO VOLUME

di: Alessio Migazzi

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Il Trentino ed i trentini sono stati testimoni diretti del Primo Conflitto Mondiale, uno scontro europeo che ha profondamente segnato le genti ed il territorio e lasciato in eredità imponenti infrastrutture.

Con l’obiettivo di valorizzare questo inestimabile patrimonio culturale, a tratti artistico ed a tratti storico, la soprintendenza per i Beni culturali ha inteso editare un nuovo volume che ne racconta la storia, i restauri e gli allestimenti oggi visibili.

I forti di Cadine, Colle delle Benne, Pozzacchio, Dossaccio, Corno, Tenna, nonché la batteria Roncogno e i sistemi fortificati della linea del Tonale e del Brione. Veri e propri avamposti e macchine da guerra del Primo conflitto mondiale che, dopo lunghi lavori di restauro sono stati oggi riportati a nuova vita e nuovi utilizzi minuziosamente catalogati nel volume “Il recupero dei forti austrungarici trentini”.

Il grande sforzo culturale promosso in quest’ultimo decennio dalla Soprintendenza ha infatti permesso il recupero fisico e sociale di un numero considerevole di forti trentini, una selezione dei quali è riproposta in questo volume. Un impegno – spiega Sandro Flaim – che non ha inteso proporre l’impossibile recupero di tutto il patrimonio architettonico della Grande Guerra, piuttosto su alcuni brani significativi dell’ingente sforzo costruttivo dell’Impero austro-ungarico per far rivivere questo sofferto momento della storia trentina.

Lungo circa 350 km, il fronte della Grande Guerra ha attraversato ed attraversa l’intero Trentino presentando fortificazioni a presidio di vallate, trincee, resti di baraccamenti e gallerie ricavati nella roccia – se non nel ghiaccio – anche a quote molto elevate e in ambienti severi.

E così, nel libro “Il recupero dei forti austrungarici trentini”, ecco che si scopre il forte di Cadine, il cui intervento di restauro si è concluso con la ricomposizione perfetta della forma fortificata della tagliata stradale; quindi il forte Colle delle Benne, posto su un terrazzamento naturale affacciato sul lago di Levico; la macchina da guerra incompiuta di forte Pozzacchio; forte Dossaccio nel parco di Paneveggio; forte Corno, disteso lungo la morfologia del terreno; la batteria Roncogno a passo Cimirlo all’inizio del frequentato percorso di visita del monte Celva; forte Tenna, che non ha mai partecipato ad azioni belliche; i forti Presanella, Tonale e Mero che sbarravano il passo del Tonale; e infine la fortezza Brione, al centro della piana del Sarca, un sistema complesso affacciato sul Garda.

255 pagine ricche di informazioni, con contributi di storici, progettisti, direttori lavori, allestitori, funzionari della Soprintendenza per i Beni culturali a raccontare uno parte significativa dei circa 50 forti trentini.

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AUTORE DEL POST:

Alessio Migazzi

Appassionato di management e strategia d’impresa, ha lavorato prevalentemente nel campo della comunicazione come project & marketing manager sia come responsabile di produzione di format tv, settore che tutt’ora segue con grande interesse.

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