23 Luglio 2021
di: Girovagando in Trentino
Oggi vogliamo portarvi con noi in un altro luogo di grande importanza artistica e culturale, che acquista a pieno titolo una posizione centrale sulla nostra mappa dedicata al turismo religioso in Trentino. Stiamo parlando del Santuario di Montagnaga di Pinè, locato a circa 900 metri di altitudine sull’Altopiano. A guidarci in questa interessante visita è don Piero Rattin, sacerdote della diocesi di Trento nonché Rettore del Santuario.
Come ci spiega don Piero, il Santuario Montagnaga è considerato tra i più importanti del territorio e costituisce da molto tempo una meta importante per pellegrini e visitatori da dentro e fuori regione. Il luogo di culto è complesso, costituito da almeno tre differenti punti di riferimento. Il primo è quello chiamato “della Comparsa”: si racconta che proprio in questo punto abbia avuto inizio la storia del Santuario, che conta ormai oltre tre secoli. È qui che i visitatori convergono a qualsiasi ora del giorno e della notte, molti dei quali a piedi e anche da piuttosto lontano.
Ricordiamo, infatti, che recentemente è stato inaugurato il cosiddetto Cammino delle Apparizioni, che parte dal Santuario di Monte Berico a Vicenza, percorre la Val d’Astico, attraversa l’Altopiano di Lavarone scendendo fino in Valsugana e risale infine qui a Montagnaga, il punto d’arrivo. Si tratta di un percorso di circa 100 km molto frequentato dai pellegrini a piedi, soprattutto di domenica.
Sul luogo della Comparsa troviamo due statue in similbronzo, qui collocate sul finire dell’Ottocento. È in questa radura che avrebbe avuto inizio la vicenda all’origine del Santuario: il 14 maggio 1729 una giovane contadina, abitante di un piccolo villaggio della zona, sarebbe stata impegnata a custodire il bestiame di casa come suo solito, quando le bestie avrebbero improvvisamente iniziato ad agitarsi, fuggendo. Presa dallo sconforto, la contadina avrebbe invocato l’aiuto di Gesù e Maria.
A quel punto, la Madonna si sarebbe palesata alla giovane devota e, sapendo del suo ardente desiderio di prendere parte con i compaesani al famoso pellegrinaggio a Caravaggio, pur non avendone possibilità, le avrebbe promesso di ripresentarsi nuovamente proprio qui, a Montagnaga. “Verrò io a cercare te”: queste le parole con cui, si dice, Maria in persona suggellò una promessa poi mantenuta con le successive quattro Apparizioni di Montagnaga.
Il secondo punto nevralgico del Santuario è quello costituito dal Monumento al Redentore. Venne edificato su iniziativa di don Giuseppe Zanotelli, cogliendo l’invito di Papa Leone XIII a costruire in ogni diocesi un memoriale in ricordo dell’Anno Santo della Redenzione. La posa della prima pietra venne affidata, il 14 maggio 1900, a don Giovanni Battista Inama, parroco di Pergine.
Il monumento custodisce la Scala Santa ed è soprattutto questa a renderlo molto amato e frequentato dai pellegrini. Si tratta infatti di un unicum: l’unica copia esistente della reale Scala Santa situata a Roma, nei pressi di San Giovanni Laterano. Costruita in legno e marmo, si compone di 28 gradini da salire in ginocchio, soffermandosi su ognuno di essi in preghiera. In cima alla scala troviamo il “calvario”, punto d’arrivo per antonomasia di ogni Via Crucis, qui riadattato sotto forma di composizione plastica. Il Crocifisso è collocato al centro, affiancato dalla Madonna Addolorata su un lato e dall’Apostolo San Giovanni sull’altro.
A questo punto, don Piero ci accompagna all’interno del Santuario. Ad attirare la nostra attenzione dall’inizio è uno splendido dipinto ritraente Maria e Giuseppe con il Bambin Gesù e i genitori di lei, San Gioacchino e Sant’Anna. Si tratta di una composizione eseguita da Francesco Unterpergher, originario di Cavalese e discepolo del Tiepolo. Il pittore, di scuola veneziana, ha trasfuso nelle sue opere i tipici segni del maestro, dando alla luce personaggi e giochi di colori molto vivaci.
Addentrandoci nel cuore del Santuario troviamo la cappella delle Apparizioni: è qui che sarebbero avvenute ben tre delle cinque Apparizioni di Montagnaga, la seconda, la terza e la quinta. Ogni dettaglio dentro questo luogo di preghiera trasuda vita vissuta e difficoltà superate. Don Piero Rattin ci spiega che qui la riconoscenza e la gratitudine ricoprono tuttora un ruolo fondamentale nel mantenere umana un’intera cultura.