9 Giugno 2021
di: Girovagando in Trentino
Fausto De Stefani, classe 1952, alpinista italiano di fama internazionale (è stato capace di scalare tutti i quattordici Ottomila in stile alpino), autore, nonché testimonial per Montura, dimostra ormai da diversi anni grande impegno e dedizione a sostegno della scolarità per i giovani studenti in aree geografiche meno fortunate della nostra. A Kirtipur, una cittadina non lontana da Kathmandu (capitale del Nepal), De Stefani ha coronato il suo più grande progetto realizzando ben quattro scuole che oggi ospitano oltre mille bambini.
In questa intervista ci ha raccontato la nascita del progetto Rarahil Memorial School (il nome è un tributo a tre giovani nepalesi, morti nel 1990 durante gli scontri insurrezionali per portare la democrazia nel Paese). De Stefani ha ricordato con nostalgia la sua infanzia felice che, oltre ad essere descritta nel suo libro Un viaggio lungo una fiaba (edito Montura), ha rappresentato la principale ispirazione per l’idea del suo progetto benefico.
Ci può raccontare come nasce il progetto della Rarahil Memorial School e come Montura ha contribuito a questo progetto?
Il progetto della Rarahil Memorial School è iniziato da una – chiamiamola follia – di 20 anni fa, quando ho conosciuto la realtà di Kirtipur (Nepal), dove sorgeva in particolare una scuola fatiscente, fatta di lamiere. Durante il periodo monsonico vi pioveva dentro e i bambini erano costretti a riversarsi in strada. Prima che me ne andassi via, il preside Narayan mi disse: “ascolta, Fausto, ci potresti aiutare?”.
Aiutare… quello è stato il cruccio che mi ha seguito per parecchi anni. Sono tornato a casa e ho annunciato a mio padre che per qualche tempo sarei stato impegnato in un progetto. Mi aspettavo da lui una riposta; lo guardai in faccia bene, ma lui non disse nulla. Gli chiesi: “papà, perché non mi dici niente?” e lui rispose: “se tu hai già preso una decisione, vuol dire che non devo dirti niente. L’importante è che tu faccia le cose fatte bene, altrimenti non farle.”
Per cui il progetto ha rappresentato la realizzazione di un mio grande sogno. Sono sempre stato dell’idea che quando si deve sognare lo si deve fare in grande, non in piccolo. Da quella scuola adesso sono sorti ben 7 edifici: c’è una primaria, una secondaria, una scuola professionale, un istituto d’arte, una scuola di musica e dei poliambulatori. Con più di mille bambini e ragazzi, che vanno dalla scuola materna fino ai 18 anni.
Devo dire che, nonostante ci siano ancora molti problemi da risolvere – anche legati all’emergenza sanitaria che stiamo attraversando – la scuola sta raccogliendo i risultati sperati. Ad oggi dispone di 130 computer di ultima generazione e 14 lavagne multimediali, oltre ad essere autosufficiente dal punto di vista energetico, con 50 kWatt di corrente prodotta dai pannelli fotovoltaici e diffusa in tutti gli edifici. C’è un centro sportivo, un campo di pallacanestro e un campo di pallavolo.
Da più di 10 anni Montura è parte integrante di questo progetto: sia attraverso l’adozione di molti bambini – spesso orfani o con famiglie disastrate – che possono vivere e ricevere un’istruzione lì, sia con il supporto a tutte le iniziative e a tutti i libri che ho pubblicato (i cui proventi sono sempre destinati alla raccolta fondi per il progetto).
Certo. Vogliamo ricordare che chiunque venisse qui nei Montura store avrebbe la possibilità di riportare a casa i libri da te realizzati, in cambio di una piccola donazione per sostenere il progetto della Rarahil.
Sì. Sono sempre stato un grande appassionato di foto di qualità. Fotografo ancora a pellicola e questo la dice lunga – diciamo che mi sono auto-catapultato fuori dal mercato (ride). Però i libri che ho realizzato in questi anni sono tutti a disposizione, in cambio di un’offerta libera. Finora hanno avuto un buon riscontro.
Poi c’è il libretto – io lo chiamo “il libretto” – Un viaggio lungo una fiaba, che racchiude un po’ il percorso della mia infanzia. Sono convinto che tutto parta dall’infanzia. Uno dei motivi per cui ho sempre dedicato molto tempo ai bambini è che io da bambino ho avuto un’infanzia incredibile, straordinaria. A parte i miei genitori, ho avuto la fortuna di avere un vecchio che è stato l’unico a raccontarmi delle favole. Come le sapeva raccontare lui, nessuno sapeva farlo. Per cui per me Mandelo – che era già vecchio quando io ero un bambino – c’è ancora. C’è ancora perché le cose importanti che immagazziniamo durante l’infanzia rimangono dentro fino all’ultimo respiro. E questo libro è il racconto della mia esperienza, di come lui mi ha fatto amare il mondo, in generale. Non faceva distinzioni tra nazioni, regioni o province: lui aveva la capacità di amare il bello, e questo credo che sia stato uno dei suoi insegnamenti più importanti.