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26 Settembre 2025

La Val di Non come non l’hai mai vista: miniere dimenticate, ricette uniche e arte nella natura

di: Girovagando in Trentino

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Inizia una nuova stagione per Girovagando in Trentino e la nuova conduttrice Jennifer Bettini ci porterà alla scoperta di alcuni luoghi e bontà meno conosciuti e rinomati della Valle di Non. Questa splendida valle, infatti, è celebre per le mele e i numerosi castelli dislocati sul territorio ma ci sono tanti aspetti inediti da esplorare come afferma Paolo Forno dell’Azienda di Promozione Turistica nonesa.

In questa puntata Jennifer ci proporrà 4 esperienze speciali fra natura, gusto, sapori e storia. Andiamo a scoprirle!

Le miniere di Rumo: un tesoro nascosto

Pochi sanno che in un piccolo comune dell’Alta Val di Non, precisamente a Rumo, si possono visitare due miniere particolari, grazie ad un percorso davvero sorprendente.
Guide speciali in questa prima tappa del viaggio nella Val di Non che non ti aspetti, saranno Carla Ebli e Sergio Vegher, rispettivamente vicepresidente e presidente dell’Associazione A.Te.Ma.

Per raggiungere le miniere si deve percorrere un sentiero agevole e godibile anche dal punto di vista naturalistico. Si possono, ad esempio, ammirare delle distese di piccoli fiori viola che all’apparenza sembrano zafferano ma in realtà sono crochi autunnali e che per giunta sono anche velenosi, oppure ci si può imbattere in rigogliose piantine di Achillea, nota per le virtù disintossicanti, una volta essiccata. Lo sfalcio regolare dei prati permette, infatti, questa grande varietà floreale ma è anche utile per la fienagione ed il foraggio destinato a rifornire le aziende zootecniche locali.

La prima miniera che si incontra è un sito estrattivo di pietre coti, rocce sedimentarie a forma di barchetta che sono molto utili per affilare le lame di coltelli e forbici. Come racconta Sergio Vegher, le origini della miniera risalgono al 1860 quando un abitante di Rumo notò che proprio vicino casa si poteva estrarre la stessa pietra che aveva conosciuto in un viaggio in Francia. Costui, poi, interpellò una ditta bergamasca specializzata nell’estrazione di pietre coti.

I bergamaschi insegnarono alla popolazione locale a lavorare in miniera e ad utilizzare al meglio questo materiale. Grazie ad una guida esperta e minuti di caschetto, è possibile addentrarsi nei cunicoli messi in sicurezza grazie anche a dei muretti che avevano realizzato gli stessi minatori recuperando il materiale di scarto di colore bianco che riveste la preziosa roccia nera. Una volta estratto, il materiale veniva lavorato grezzo direttamente a Rumo mentre per le lavorazioni finali occorre raggiungere Tresenga, una valle poco oltre l’abitato di Tuenno. La prima miniera è lunga in totale 150 m e ad un certo punto si divide in due tratti ma attualmente si può visitare solo in parte per ragioni di sicurezza.

Proseguendo il percorso, si riprende il sentiero per circa 4 km e si arriva alla seconda miniera di galena argentifera. Dopo un primo tratto ampio, si arriva ad un segmento più angusto e stretto che corrisponde alla parte di miniera scavata nel Medioevo. Questa differenza di ampiezza dei corridoi è dovuta ovviamente alla differente tecnica di avanzamento dei minatori. Mentre nel Medioevo gli unici mezzi a disposizione erano il fuoco e alcuni attrezzi metallici, a fine Ottocento i minatori impiegavano la polvere da sparo per scavare la roccia.

Anticamente si facevano delle piccole cataste di legno, gli si dava fuoco in modo che la pietra raggiungesse nel giro di 30 minuti i 600/700° cosicché potesse dilatarsi fino ad esplodere. L’avanzamento era lento e graduale se pensiamo che in un anno si procedeva di appena 6 m. L’itinerario totale prevede 4 ore di cammino in discesa attraverso prati e boschi. È possibile prenotare la visita alle miniere di Rumo rivolgendosi all’APT.

Gli gnocchi smalzadi e la cucina nonesa della tradizione

Dopo questa bella camminata alla scoperta delle miniere di Rumo, Jennifer e Paolo si dirigono all’Osteria Casa dei Gentili dove il titolare Ivano Nicolodi aprirà le porte della sua cucina per svelare qualche curiosità su una ricetta della tradizione nonesa assai poco conosciuta ma altrettanto gustosa. Gli gnocchi smalzadi sono un piatto tipico dell’Alta Val di Non, che sebbene possano esser considerati una pietanza povera per via dei pochi ingredienti, erano il piatto della festa e ed erano spesso conditi con l’intingolo dell’arrosto della domenica.

Per preparare gli gnocchi smalzadi sono necessarie:

  • alcune patate a pasta bianca, preferibilmente di tipo Kennebec per la consistenza e la tenuta in cottura;
  • pancetta affumicata;
  • burro;
  • salvia ed erba cipollina;
  • un uovo;
  • sale e pepe;
  • ricotta affumicata di malga.

Una volta preparati gli gnocchi basterà una grattugiata di ricotta affumicata per esaltarne il gusto.

Tutto sulla Mortandela: cos’è, com’è nata e come si prepara

La troupe di Girovagando in Trentino si sposta a Tavon, nella cantina di Bruno Sicher del Pineta Nature Resort.

Insieme al signor Bruno ed a Massimo Corrà della Macelleria del Massimo Goloso, Jennifer svelerà alcune curiosità sul salume più tipico della Val di Non: la Mortandela. Questo salume nasce dall’esigenza dei contadini di poter sfruttare anche le parti meno nobili del maiale, quelle parti, cioè, che non venivano utilizzate per preparare la luganega. Come afferma Massimo Corrà, i tagli utilizzati sono la spalla, la pancetta, la lingua, il cuore ed il diaframma che è anche molto ricco di ferro.

Una volta macinata, la carne viene insaporita ed impastata insieme a sale, pepe e alle spezie, fra cui la cannella. Si inumidiscono le mani con acqua tiepida e si preparano delle palle leggermente appiattite per far uscire eventuali residui di aria. Ultimo step: la mortandela va avvolta nella rete di maiale od omento. Si passa poi all’affumicata e in alcuni casi alla cottura come vuole la ricetta storica.

Il Parco Pineta di Cavareno

La vicesindaca del Comune di Cavareno, Monika De Bertoldi, accoglie la nostra conduttrice al Parco Pineta di Cavareno, un parco che l’Amministrazione Comunale sta cercando di valorizzare da diversi anni. È però, il 2023, l’anno della svolta, dato che viene decisa l’introduzione di opere di Natural Art. In vari punti del parco sono stati infatti installate 7 opere d’arte realizzate con materiali naturali, raccolti sul posto e materiali di recupero che con il tempo torneranno alla natura, con il deteriorarsi delle installazioni. L’intento dell’Amministrazione attuale è quella di incrementare il numero delle opere presenti e rendere questo spazio verde vivo grazie all’organizzazione di eventi ed attività.

Fra queste ultime c’è sicuramente il Forestling, un percorso di rilassamento e consapevolezza ideato da Arno Cardini. Tramite la guida di Cardini, è possibile riscoprire sensazioni inedite come camminare a piedi nudi nei prati del Parco, riconnettendo il proprio io con la forza atavica della terra e tornando a respirare profondamente in modo consapevole. Addentrandosi nel parco, la prima opera che si incontra è intitolata “La Rinascita” e simboleggia anche la rinascita del Parco Pineta. In un luogo più appartato fa capolino “Il cervo”, animale simbolo della fauna boschiva della valle nonesa mentre l’ultima opera è il “Gorev, il raccoglitore di Cavareno” che oltre ad omaggiare la melicoltura, vuole rappresentare il rapporto fra uomo e le risorse della natura.

Per conoscere altre curiosità o programmare il proprio soggiorno in Val di Non si può visitare il sito dell’APT: www.visitvaldinon.it

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