19 Novembre 2014
di: Alessandro Vaccari
Una giornata a Rovereto, la città della Quercia, per scoprire percorsi in montagna tra natura e storia, curiosare tra i musei e gli eventi culturali in città ed immergersi nell’atmosfera accogliente e solidale del Natale di Popoli
Sarà perché è l’unica montagna che possa dirsi unicamente roveretana, certo è che gli abitanti della Città della quercia non mancano, in estate così come in inverno, di far visita al Monte Zugna.
Un legame destinato a rinsaldarsi in occasione del centenario della Grande guerra che sullo Zugna assume i tratti di una ritrovata identità. È in luoghi come questo che è possibile realizzare, con il corpo e con la mente, il passaggio simbolico della guerra alla pace.
Le suggestioni delle trincee e dei camminamenti, le gallerie scavate con le mine ed i picconi, i vecchi manufatti militari e le carrarecce stanno a testimoniare una quotidianità di fatiche e volenze che descrivono il pesante fardello di una tragedia moderna.
La natura ed il tempo, l’elaborazione storica del conflitto contribuiscono poi al superamento del concetto di guerra invitando ogni escursionista e misurarsi con la necessità della pace.
È anche questo, se lo sappiamo cogliere, lo “spirito del luogo” del monte Zugna.
Con Michele Zandonati, del Gruppo delle Guide alpine ed Accompagnatori di territorio della Vallagarina, raggiungiamo il rifugio Monte Zugna.
Imboccando la strada sterrata raggiugiamo il facile pianoro dove oggi si trova il Parco della pace. Questo piccolo villaggio militare ospita resti di costruzioni e un grande impluvio per l’acqua piovana allestiti dagli austriaci nel 1915.
Dopo una rapida visita alle vicine gallerie costruite a pochi metri delle strutture militari di servizio al fronte di guerra rientriamo verso la città dove ci attende un pranzo del tutto particolare.
La città della pace è multicolore e proiettata a suo modo in una dimensione internazionale. Ne è una prova il Laboratorio culinario al Silenzio dove incontriamo il maestro Gianfranco Grisi e la figlia Carlotta.
Grisi, docente al conservatorio di Riva del Garda ed inventore del Critallarmonio, è un grande musicista con la passione per la buona cucina. Un interesse che fino a qualche tempo fa aveva riservato per alcuni amici, ma che oggi è possibile apprezzare presso questo nuovo ristorante di tendenza.
In cucina troviamo la figlia Carlotta a cui si deve una forte motivazione legata alla scoperta del territorio e delle cucine del mondo.
Nel menù troviamo le forme più originali fra oriente ed occidente che hanno portato il Silenzio a proporre addirittura il Trentin Sushi, ovvero piatti a base di pesce e vegetali rigorosamente di territorio.
L’apertura a mondi lontani dal punto di vista gastronomico si incontra poi con una raffinata ricerca sul piano enologico con la valorizzazione di diverse esperienze di nicchia relative alla vitienologia trentina ed alpina.
Proseguiamo poi nel nostro pomeriggio lanciando uno sguardo sulla proposta culturale della città.
A Rovereto, la mostra presentata al Mart propone una lettura aggiornata del conflitto. La Grande Guerra è il punto di partenza per un’indagine più ampia, legata al tema della guerra in senso assoluto, “un viaggio che affonda le sue radici nelle guerre di un secolo, ritrovandosi nella più tragica storia recente”. Si passa quindi dalla rappresentazione dei cavalli morti in battaglia, a lavori artistici che rappresentano la quotidianità del conflitto al giorno d’oggi. Il tutto, con un filo conduttore a nostro parare ben rappresentato dalle parole di Bertold Brecht, a cui si ispira il titolo della mostra: “La guerra che verrà non è la prima. Prima ci sono state altre guerre. Alla fine dell’ultima c’erano vincitori e vinti. Fra i vinti la povera gente faceva la fame. Fra i vincitori faceva la fame la povera gente egualmente”.
Dal sapore diverso ma altrettanto suggestiva, la mostra proposta a Palazzo Alberti dalla Fondazione Museo Civico. “Lo sguardo inquieto” è il racconto di come la città visse il periodo prima e durante la Guerra Guerra. Il riferimento va in particolare alla grande evacuazione del 1915, quando la città con ordine austroungarico fu letteralmente svuotata passando in pochi mesi da 11.000 abitanti a poco meno di 700. Tra le tante opere esposte, che incuriosirà molti roveretani, alcune fotografie dell’epoca dimostrano come tante case di storiche famiglie furono svuotate e bombardate, per poi fungere da magazzini.
Infine, nello spirito di Rovereto “Città della Pace”, arrivano anche quest’anno le manifestazioni legate al Natale dei Popoli. A fianco del tradizionale mercatino di Natale in Via Roma, la città vivrà una serie di appuntamenti di ritrovo, proposte di riflessione sui temi dei conflitti ed incontri di culture diverse.
Un fitto programma di appuntamenti, concerti, spettacoli tra l’intrattenimento e la riflessione, che quest’anno vedrà protagoniste le rappresentanze di Polonia, Repubblica Ceca, Austria e Friuli Venezia Giulia, anche loro coinvolte nel conflitto.
A completare la proposta, i Presepi del Natale, con il miracolo della Natività reinterpretato da artisti, artigiani ed associazioni locali.