16 Agosto 2022
di: Girovagando in Trentino
Da molti anni l’Aic trentino, l’Associazione italiana celiachia, ha avviato una proposta per i celiaci offrendo la possibilità di mangiare fuori casa in maniera sicura. “Questo progetto si chiama ‘Alimentazione fuori casa’ – spiega Elena Turrini di Aic Trentino – e prevede per i gestori di hotel, ristoranti e rifugi la possibilità di entrare in un circuito che garantisce la non contaminazione e la sicurezza per il celiaco che si reca in questi locali”.
Il problema infatti riguarda molte persone. Secondo le stime del Ministero della Salute nella popolazione italiana il numero totale di celiaci si aggirerebbe intorno ai 600.000 cittadini, con una prevalenza dell’1%. Il fatto è che i casi diagnosticati si fermano a 233.000, in altre parole molte persone non sanno di avere a che fare con la celiachia. Come se non bastasse al momento non esiste una cura definitiva, la celiachia infatti è una condizione cronica la cui unica terapia nota è una rigorosa dieta senza glutine che il paziente deve seguire per tutta la vita.
Per portare avanti il progetto di “Alimentazione fuori casa” è fondamentale il ruolo del tutor, questa figura infatti è la persona di riferimento per il gestore e periodicamente va a fare dei controlli nelle strutture per verificare che vengano rispettate tutte le caratteristiche necessarie per poter garantire il pasto senza glutine ai celiaci. In Trentino sono più di 130 le attività che offrono un pasto senza glutine. Anche i rifugi sono coinvolti in questo progetto, anzi proprio il Trentino vanta uno dei numeri più alti per quanto riguarda questo tipo di strutture di montagna.
“Per un rifugio non è sempre facile riuscire a garantire una cucina senza glutine – ricorda Turrini – perché le fasi di approvvigionamento, immagazzinamento e produzione sono rese difficoltose dalla posizione di certe strutture”. Molto spesso però i rifugisti grazie alla loro passione riescono a trovare delle soluzioni adatte.
“Per programmare un’escursione, soprattutto se in alta quota, è bene iniziare dalle cena possibilmente con un alimento proteico come carne o pesce a cui abbinare, oltre a una porzione di verdura, un cereale senza glutine”, afferma la dietista Alessandra Pacenza. Così si preparano le riserve energetiche per l’escursione del giorno successivo. Importante anche una colazione equilibrata, abbondante se il percorso è lungo e impegnativo.
“Fa piacere sapere che già 9 delle nostre strutture hanno aderito al progetto per un’alimentazione senza glutine”, dichiara Roberta Silva gestrice del rifugio Roda di Vael e presidente dei rifugisti trentini.
Fra le strutture che offrono una cucina senza glutine c’è quella dell’Agritur Cambroncoi gestito da Aldo Paoli. L’agritur si trova in val dei Mocheni a 1.700 metri di quota: “Abbiamo voluto offrire un servizio in più ai nostri clienti che hanno delle intolleranze – dice Paoli – qui si possono trovare tutti i prodotti dell’azienda dai formaggi, agli insaccati passando per le uova delle nostre galline”. Tutti prodotti a chilometro zero che servono per preparare i piatti tradizionali.