23 Maggio 2016
di: Alessandro Vaccari
Dal centro storico di Rovereto, in coincidenza del campiello del Trivio, parte un’interessante escursione nella storia e nella cultura delle genti alpine.
Il sentiero delle Teragnole ripercorrere un’antica strada che da una stretta valle di montagna portava verso Rovereto e la Vallagarina. Si sviluppa per circa 11 chilometri passando dai 200 metri di Rovereto agli 800 di Piazza di Terragnolo, la frazione più grande del comune.
Il percorso ripercorre per ampi tratti la mulattiera costruita da Eugenio di Savoia nel 1701. Attraverso un itinerario fatto di antichi sentieri e mulattiere si possono apprezzare le notevoli bellezze naturali e paesaggistiche di una valle ancora selvaggia e incontaminata e provare nel contempo quella fatica che quasi quotidianamente le donne di Terragnolo, fino agli Cinquanta del secolo scorso, provavano nel risalire verso casa, dopo aver venduto in città i prodotti della loro terra, legna, patate, funghi, ciliegie, uova, fiori e particolarmente il latte. A queste donne, umili e forti, è dedicato questo itinerario che vuole anche simboleggiare quel cordone ombelicale che univa Terragnolo a Rovereto tramite attività di piccoli commerci indispensabile per integrare i magri bilanci familiari. Un incontro tra valle e città.
Il percorso si sviluppa attraversando agglomerati rurali, paesaggi terrazzati, ambienti che solo camminando possono svelare sorprese incredibili quali fiori di rara bellezza, animali, muretti a secco particolari.
Le donne di Terragnolo, partivano il mattino presto con le loro “zerle” (bilanceri) che nella parte anteriore recavano il “raminel” pieno di latte fresco e posteriormente una fascina di legna. Scendevano verso Rovereto, vestite di scuro e con le scarpe di pezza, molto spesso in fila indiana, con i lumini ad olio per illuminare il sentiero; quindi entravano in città attraverso le due Valbuse per giungere infine alla “piazzetta delle scotinère” in via Rialto dove se non lo avevano già fatto al Dosso del castello si cambiavano le scarpe di pezza e ne calzavano altre più consone all’atmosfera cittadina. La piazzetta si trasformava ogni mattina in una sorta di piccolo mercato, punto di intersezione tra valle e città. In tarda mattinata, dopo aver servito i clienti occasionali di passaggio e quelli abituali delle “poste” fisse, ripartivano sempre a piedi verso la montagna. Arrivate a Terragnolo, il lavoro continuava in cucina, magari a preparar la polenta da portare ai famigliari sul monte Finonchio, durante la stagione della fienagione, oppure nei terrazzamenti di campagna a zappare e coltivar la terra.