30 Maggio 2016
di: Alessandro Vaccari
Nella zona tra Nomi, Volano e Calliano, nel fondovalle della Vallagarina, quasi nascosto tra i vigneti, scopriamo un luogo incantevole che racconta una storia di oltre cento anni fa.
Si tratta del Biotopo del Taio, zona paludosa e lacustre riconosciuta come area di pregio paesaggistico e naturalistico nel 1989.
La parola Taio, “taglio” in dialetto trentino, deriva proprio dalle modalità con cui fu ricavata questa zona.
Alla fine dell’ottocento il fiume Adige tra Merano e Sacco fu sottoposto a numerosi interventi di rettifica tanto che perse circa otto chilometri in lunghezza. Servivano nuovi spazi per le attività umane e si reputò utile raddrizzare il percorso del fiume per evitare il mantenersi di zone umide e paludose, inservibili per l’uomo che voleva abitarci o utilizzarle a scopi agricoli. Le zone umide non erano riconosciute come zone ricche di biodiversità, anzi erano considerate malsane per l’uomo.
In questa zona l’Adige creava un’ampia ansa ad U che fu totalmente rettificata. I terreni ricavati divennero ben presto spazi dedicati all’agricoltura e due ettari destinati a discarica d’inerti, nonostante quest’ansa continuasse ad essere una delle maggiori zone umide in tutta la Vallagarina ed fosse molto nota negli ambienti scientifici locali quale stazione per molte specie vegetali e animali rare: appare infatti citata spessissimo nelle pubblicazioni scientifiche del tempo.
Fortunatamente la zona fu sottoposta ad un’operazione di ripristino con una serie di interventi negli anni novanta. Da quando è stata bonificata l’area è stata ripristinata, con attenzione specifica verso le esigenze dell’avifauna migratoria.
Oggi si presenta come una splendida area verde visitabile da diversi punti e raggiungibile con una facile passeggiata o in bicicletta da Nomi, Volano, Calliano. Una torretta in legno permette di rialzarsi ed osservare la zona stagnante e le numerose specie di uccelli che vivono tra la vegetazione. Tra gli uccelli acquatici che vi nidificano vanno citati il germano reale, la folaga, la gallinella d’acqua e la cannaiola, ma numerose sono anche le specie dell’avifauna che utilizzano il Biotopo come area di sosta, rifugio e alimentazione durante gli spostamenti migratori.
Una piccola collina ad est del Biotopo permette di osservare il canneto dall’alto e di lanciare uno sguardo verso i tre castelli che circondano la zona: Castel Beseno, Castel Pietra e i ruderi di Castel Nomi.