Dopo il mega trekking di Cima Stellune, ecco un’escursione “di riposo” in Valsugana e più precisamente nella splendida Valle dei Mocheni, nel Trentino sud orientale. Proponiamo quindi l’ascensione al Monte Rujoch di 2415 metri.
Sono principalmente due le montagne, caratterizzate da una lunga dorsale, che dominano il paesaggio della Valle dei Mocheni: il Gronlait a sud, del quale Girovagando ha già proposto due escursioni (una invernale e l’altra in autunno), e il Rujoch, per l’appunto, a nord. Proponiamo dunque la salita a questa meravigliosa, panoramica e facile cima descrivendo 4 itinerari ad anello.
Come la prua di una gigantesca nave, l’affascinante profilo del Rujoch si staglia possente e inconfondibile nell’alta Valle dei Mocheni. Con la sua altezza che supera i 2400 metri è la prima cima della zona che si imbianca quando si approssima l’inverno, ed è anche l’ultima a conservare la neve grazie alla poderosa e tenace “cornice” che si crea per effetto dei venti impetuosi sulla cresta, che biancheggia a lungo sul suo versante nord fino a tarda primavera.
La prima parte del percorso è su forestale attraverso splendidi boschi, quindi si sale di quota col sentiero 462 che si impenna fino a Passo Polpen. Di qui si procede risalendo la lunghissima e panoramica cresta fino alla cima. Sconfinato il panorama dalla vetta.
Da Trento si prende la Valsugana fino a Pergine, quindi si imbocca la Val dei Mocheni in direzione di S. Orsola. Si risale la valle fin quasi in cima, poco prima di Palù del Fersina sulla sx si stacca la strada che porta rapidamente al Passo Redebus m 1453 dove si posteggia.
Poco prima del passo si prende la strada forestale a sud est (al di sopra della provinciale), per circa 1,5 km, fino a incontrare il bivio con il sentiero 462, che sale rapidamente per il bosco fino a raggiungere un’altra strada forestale. Si oltrepassa quest’ultima e si riprende il sentiero poco sopra, risalendo la Valle Sigismondi fino all’ampia e panoramica insellatura di Passo Polpen m 1939.
A questo punto il percorso non presenta più alcun problema di orientamento poiché esso risale il costone a est fino a raggiungere il lungo crinale, tra rocce e sassi, che porta fino in vetta al Rujoch dopo aver superato la cima, praticamente pianeggiante, di Uomo Vecchio (Oltmon).
Sulla croce c’è la cassettina col libro di vetta, con un adesivo Orsi del Lagorai, supponiamo un’associazione di escursionisti “malati di Lagorai”. Se ci leggono, rivolgiamo loro un appello, ci piacerebbe saperne di più! Ci associamo comunque idealmente, lasciando un biglietto di Girovagando (per i posteri, la foto è del 21 settembre 2001). Il Rujoch è una gita fantastica anche l’inverno: a piedi, neve permettendo, oppure con le ciaspole, badando bene a stare sempre sul crinale per evitare il pericolo di valanghe, idem per il ritorno.
Il Rujoch è peraltro una meravigliosa méta scialpinistica, con vari itinerari di discesa, che richiede però esperienza e neve assolutamente sicura: in passato purtroppo è già stata funestata da valanghe mortali. Ricordiamo le ultime vittime in ordine di tempo: Andrea Morelli, travolto nel 2001, e il compianto Michele Cestari, guida alpina, travolto e ucciso nel febbraio del 2002.
Per chi non vuole ripercorrere la stessa via dell’andata, vi sono varie possibilità di rientro per completare l’itinerario “ad anello”. Ne proponiamo quattro, tutte molto belle e non difficili, tranne forse la n. 2, che scendendo per tracce vaghe e non per sentiero, può presentare problemi di orientamento, specie in caso di scarsa visibilità.
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