Una splendida escursione nello splendido Lagorai sul versante della Valle di Fiemme. La mèta sono tre laghi in un colpo solo: Lago Moregna, Lago delle Trote e Lago Brutto. Il percorso fino al Lago Moregna, per forestale e poi mulattiera ripida, si presta anche per le uscite invernali con ciaspole, abbastanza sicuro dal pericolo di valanghe. Sconsigliato invece come sci alpinistica poiché in discesa gli spazi sono troppo angusti.
La zona di Lago Moregna è certamente tra le più incantevoli del Lagorai orientale, non molto distante dalla maggiore elevazione del gruppo, Cima Cece di m 2754. Assolutamente spettacolare e idilliaca la vista nel periodo di luglio con la fioritura dei rododendri, che tappezzano letteralmente di fiori rossi i costoni circostanti, creando un contrasto fiabesco con le acque azzurre del lago.
Poco distante dal Lago Moregna il Lago delle Trote, e ancora più in alto, incassato in un vallone dai costoni pietrosi, il Lago Brutto che, a dispetto del nome, non è affatto brutto, anzi. Noi proponiamo il solito giro ad anello, con scollinamento dalla Forcella Moregna e discesa per la solitaria Valbona.
Da Predazzo, poco prima del ponte, si prende la strada per la Val Maggiore, che però presenta fin dall’inizio un equivoco e perciò fastidioso cartello di divieto di transito, che però tutti ignorano bellamente. Il divieto di solito è per fasce orarie, quindi se si vuole salire in auto fino alla malga bisogna transitare prima delle 8.00: nelle fasce di divieto in teoria ci dovrebbe essere una navetta, ma ogni anno se ne inventano una nuova quindi, a scanso di equivoci, è meglio informarsi alla locale Apt Fiemme.
Se si deve partire dal fondovalle bisogna aggiungere ben 5 km di strada forestale (e altri 5 al ritorno) e 500 m di dislivello, che rendono il percorso complessivo decisamente impegnativo (oltre 20 km di sviluppo!). In cima alla valle c’è Malga di Val Maggiore m 1608 , il nostro punto di partenza, con vicino un bell’agritur. Si prende la strada forestale che passa accanto alla malga per segnavia 339, e si sale gradualmente fino a che la strada non diventa sentiero, che sale abbastanza ripido e a zig zag infilandosi sul costone di una valle piuttosto impervia e stretta, la Busa degli Slavaci.
In circa 2 km dalla malga Valmaggiore, si perviene quindi ad una piccola radura dove finalmente la valle e la vegetazione si aprono un po’: si rimontano ancora facilmente delle balze e finalmente si sbuca nello splendido anfiteatro ai piedi di Cima Moregna. Sul bordo della conca c’è la malga, con il piccolo ma confortevole bivacco ristrutturato, poco più in basso il lago con la sua meravigliosa riva nord pratosa e pianeggiante che invita alla sosta. All’interno del bivacco si può leggere un simpatico, e sacrosanto, avviso al viandante.
Chi ne avesse abbastanza può ritornare per la stessa via oppure proseguire per segnavia 339, che risale in breve una piccola sella (2172 m) verso ovest, quindi traversando facilmente in costa fino ad avvistare il Lago delle Trote. Per arrivare sulle sue rive bisogna scendere un poco di quota, ma ne vale la pena: le sue acque sono verdissime e trasparenti.
Inizia ora il ritorno con la salita verso il Lago Brutto: dal lago delle Trote si ritorna brevemente sui propri passi, infilando verso est la gola rocciosa che risale una valletta fino alla conca del Lago Brutto (il segnavia diventa 349), incassato tra il Coltorondo a sud, Cima Moregna a nord e la Forcella Moregna ad est. Il paesaggio si fa più brullo ed aspro, le rive sono meno ospitali dei laghetti precedenti ma per questo meno affascinanti nella loro selvaggia bellezza.
Tocca ora risalire la faticosa pietraia che sale fino a Forcella Moregna, che sfiora i 2400 metri, lungo la traccia che sale sulla riva nord del lago. Appena si sbuca alla forcella il paesaggio si apre su una vastissima e deserta conca, evidentissime tracce dei trinceramenti e camminamenti della Grande Guerra. Il massiccio imponente di Cima Cece svetta severo sullo sfondo verso est, mentre a nord si stagliano le guglie del Latemar e delle Dolomiti.
E’ impressionante pensare che durante il conflitto praticamente ogni valle, ogni gola o cresta della Catena del Lagorai, che era linea di fronte, erano presidiate dai soldati in estate e in inverno. Pensiamo con un brivido cosa significava passare l’inverno in queste zone bellissime ma assolutamente selvagge, combattendo altri uomini in un ambiente così duro, martoriato dal freddo, dalla neve e dalle valanghe.
Scendiamo dalla forcella nella conca, seguendo il sentiero, fino al bivio col sentiero 349b che, volendo, rientra rapido al Lago di Moregna (sentiero G. Fifol). Noi invece proseguiamo ancora verso est per 1 km scarso: poco prima della sella tra il Doss Caligher a sud e la Cima di Valmaggiore a nord, dove troviamo la traccia che scende ripidamente per la Valbona, in cui è evidente una recente grande frana sul fianco ovest.
Il sentiero cala fino al fondo della valletta e poi prosegue in costa verso il fondovalle, traversando bellissime e silenziose radure, torbiere solcate da torrentelli gorgoglianti, fino a congiungersi con la strada forestale che porta in breve al punto di partenza di Malga Valmaggiore. Una alternativa di discesa un po’ più lunga consiste nel proseguire verso est fino alla Forcella Valmaggiore, dove c’è il bivacco Paolo e Nicola, quindi scendere per la Valmaggiore fino alla malga.
Lungo il nostro itinerario troviamo la Malga di Valmaggiore da dove possiamo mangiare piatti tipici del Trentino e riposarci nella splendida vallata. Più avanti sulle sponde del lago troviamo la malga Moregna dove c’è anche un bivacco ben attrezzato dove possiamo ripararci e dormire.
Il Percorso non presenta difficoltà particolari, la lunghezza e alcuni tratti ripidi consigliano una buona forma fisica.