Attorno al LAGO DI LOPPIO

Attività:

  • Difficoltá
  • Durata:
    ore
  • Lunghezza
    km
  • Dislivello
    m
  • Altitudine Massima
    m slm

Dal parcheggio si segue la strada provinciale della val di Gresta. Superato il primo tornante, si affronta la ripida strada sulla sinistra con indicazioni per Forra – Grentom (vedi fig. 1).

Si procedere fino a raggiungere una casa sulla sinistra, superata la quale si deve imboccare una strada sterrata che si stacca invertendo la direzione di marcia (vedi fig. 2).

Si sale per circa un centinaio di metri fino a raggiungere un bivio nei pressi di un traliccio dove si deve prendere a sinistra in leggera discesa. Si continua seguendo il comodo tracciato (vedi fig. 3) da cui si gode di una bella visione di insieme del lago di Loppio.

In breve ci ricongiungiamo con la strada provinciale della val di Gresta, a quota 505 m, in corrispondenza di una curva verso destra (vedi fig. 4). Il percorso lambisce la strada provinciale e gira a sinistra per poi tenersi a destra costeggiando, in salita, un muro a secco.

Giunti al termine della salita, punto più alto del tracciato (520 m), si inizia a scendere percorrendo alcuni tornanti (vedi fig 5).

Terminati i tornanti trascuriamo un bivio a sinistra, a quota 450 m e proseguiamo diritti.

Da qui in avanti la visione sul lago di Loppio e sull’isola di Sant’Andrea sarà continua (vedi fig. 6). Giunti in corrispondenza di un modesto ghiaione il comodo tracciato si riduce ad un sentiero disagevole ed a tratti poco evidente fino a quando si scorgono nuovamente tracce di muri a secco.

Il percorso fattosi ora più evidente inizia a scendere ripidamente verso Nago fino a raggiungere dei campi coltivati dai quali possiamo raggiungere, attraversando la trafficata strada statale per Torbole, la pista ciclabile che ci condurrà nuovamente a Loppio, punto di partenza del nostro itinerario.

CENNI STORICI

Loppio

Il toponimo Loppio (da “Opulus” Acero campestre) si trova citato per la prima volta in un documento nel 1256. Le prime notizie della sede castrobarcense a Loppio si possono far risalire al 1389. Dopo l’acquisizione dei Quattro Vicariati, i Castelbarco ricostruirono ed ampliarono il Palazzo di Loppio, che elessero a sede dinastiale. Nel 1703 il palazzo venne incendiato dai francesi del generale Vendôme. Ricostruito nel 1715, divenne una delle più belle ed importanti residenze nobili del Trentino. Vi si trovava l’archivio castrobarcense contenente i documenti della dinastia e delle giurisdizioni di Gresta e dei Quattro Vicariati, quasi totalmente disperso durante la prima guerra mondiale quando il palazzo, posto nel mezzo del fronte italo-austriaco, venne saccheggiato e distrutto. Dopo la guerra i Castelbarco ricostruirono solo una parte del grande complesso. Presso la chiesa vennero sistemate alcune arche (sarcofagi in pietra) castrobarcensi, fra cui quella dell’ultimo signore di Rovereto.

Isola di Sant’Andrea

Sull’Isola di Sant’Andrea sono state riportate in luce ampie parti di quello che, fra i primi decenni del VI e la fine del VII secolo d.C., è stato uno strategico presidio, ben protetto e occupato da gruppi armati con le proprie famiglie (vedi fig. 8).

Questo grazie alla posizione stessa dell’isola situata lungo la principale e più percorsa via tra la valle dell’Adige e la regione del Garda. Una strada di transito obbligato su cui esercitava controllo e molto probabilmente sbarramento.

Responsabili della fortificazione sono state forse l’amministrazione del regno goto di Teodorico oppure quella bizantina, se questa è stata realizzata dopo la restaurazione imperiale ad opera di Giustiniano.

Più tardi l’area è stata occupata da Longobardi, dopo che questi negli anni Settanta del VI secolo hanno preso possesso del Trentino meridionale con un proprio ducato incardinato nella città di Trento.

Sulla sommità dell’isola, in posizione dominante, c’è la chiesa di Sant’Andrea (vedi fig. 9), esistente prima del 1171. Anche di questa si conservano solamente le strutture murarie dei muri perimetrali a rudere, dopo che l’edificio è stato abbandonato in età moderna.

La chiesa é stata costruita forse sui muri di un precedente edificio, di cui però non si è stati ancora in grado di stabilire l’esatto scopo e funzione, ed è stata quindi sostituita dopo l’abbandono da un massiccio capitello votivo eretto con materiali di demolizione. Questa struttura presenta quattro nicchie, ideale punto d’incontro e convergenza tra le circoscrizioni pievane di Mori, Brentonico, Nago e Gardumo.

Testi e foto a cura di: Claudio Francescatti

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