MARMOLADA m 3343 FERRATA CRESTA OVEST

Attività:

  • Difficoltá
  • Durata:
    ore
  • Lunghezza
    km
  • Dislivello
    m
  • Altitudine Massima
    m slm

Salita alla Regina delle Dolomiti con traversata a Passo Fedaia – 27/08/2011
Proponiamo questa settimana una classicissima: la salita alla Marmolada m 3343, la “Regina delle Dolomiti”, per la panoramica via ferrata lungo la cresta ovest. L’ascesa può essere resa meno pesante spezzando la salita in 1 giorno e 1/2 pernottando al Rif. Contrin m 2016. Per chi se la sente, noi proponiamo l’entusiasmante traversata con discesa sul ghiacciaio fino a Passo Fedaia, con rientro ad Alba in autobus di linea.

La Regina delle Dolomiti: Marmolada m 3343
Il massiccio della Marmolada, con il ghiacciaio più esteso delle Dolomiti, si trova tra Trentino e Veneto. Per i trentini la via di accesso principale è la Val di Fassa. Le vie di salita alla cima più alta, Punta Penia m 3343, sono sostanzialmente tre: 1) da Alba di Canazei m 1486 per la Val Contrin per forcella Marmolada e ferrata cresta ovest; 2) da Pian dei Fiacconi m 2626 (impianto) sopra Passo Fedaia, con la salita diretta per il ghiacciaio quindi per la “Schena de Mul”; 3) da Pian dei Fiacconi per ghiacciaio alla Forcella Marmolada e per via ferrata.

La Ferrata Cresta Ovest
La salita più abbordabile, anche se non più breve e che permette di evitare l’attraversamento del ghiacciaio, si svolge sulla poderosa dorsale ovest mediante una via ferrata non difficile, anche se bisogna considerare i fattori climatici e ovviamente l’alta quota. Agosto e settembre sono di solito i mesi migliori, perché la parete è “pulita” da neve e ghiaccio. La via ferrata percorre la dorsale con abbondanti staffature e cordino di sicurezza, risalendo le possenti balze rocciose fin quasi in vetta. Non ci sono tratti verticali, le pareti sono sempre “appoggiate” anche se talvolta abbastanza esposte, non bisogna quindi soffrire di vertigini. Serve ovviamente l’attrezzatura da ferrata con imbrago e moschettoni, casco e guanti da ferrata. Consigliabili anche i ramponi per eventuali tratti di neve, vetrato ed eventualmente l’ultimo tratto alla cima dove bisogna attraversare un breve tratto di ghiacciaio non ripido. Se si intende fare la traversata, i ramponi sono obbligatori, opportuna anche la piccozza così come procedere legati in cordata. Nel complesso, se si parte da Alba, è una escursione impegnativa fisicamente, certamente non adatta a principianti o a gente non adeguatamente allenata.

Percorso
Si parcheggia l’auto ad Alba di Canazei m 1485 (Val di Fassa) nel piazzale della stazione di partenza della Funivia del Ciampac. Si prende quindi la strada forestale/sentiero 602 che, dopo una serie di tornanti per guadagnare quota, percorre la bella e pianeggiante Valle di Contrin m 1700. Si procede sempre per la strada/sentiero fino al Rif. Contrin m 2056 (2 ore fin qui). Chi vuole può pernottare qui e salire a Cima Marmolada il giorno seguente. Dal rifugio si prende il sentiero 606 per forcella Marmolada m 2896 (ore 2.30 dal rifugio Contrin), un ripido ghiaione che però è meno faticoso di una volta grazie alla sistemazione del sentiero nei tratti meno cedevoli. Poco sotto la forcella ha inizio la ferrata con un tratto quasi verticale, quindi un traversone che porta sulla dorsale. Qui si sale per ripide balze e colossali placconate rocciose, talvolta esposte, tramite abbondanti staffe e cordino di sicurezza. Alcuni tratti facili dove si cammina non sono attrezzati. Un balcone naturale super panoramico a circa metà strada permette di tirare il fiato ed affacciarsi sul baratro della parete sud, 1000 metri verticali di vuoto. Si sale ora più facilmente, mantenendosi sempre lungo la dorsale che graduatamente riduce la pendenza fino alla lingua del ghiacciaio sommitale, non ripida e che si attraversa tuttavia con prudenza (possibile presenza di ghiaccio vivo). Ancora qualche centinaio di metri per roccette e si è infine in vetta, a Cima Punta Penia m 3342, con due grandi croci e una baracca-rifugio (con locale invernale sempre aperto) dove ci si può ristorare. Il panorama a 360 gradi è a dir poco fantastico, c’è da perdersi ad osservare le migliaia di cime all’orizzonte. Si possono vedere tutti i principali gruppi dolomitici. Poco più ad est, ma con un profondo burrone in mezzo, l’altra cima della Marmolada, Punta Rocca m 3309, con l’arrivo della funivia da Malga Ciapela in territorio veneto. Sembra che vi sia allo studio un progetto di attrezzare una via che colleghi le due cime.

Discesa a Pian dei Fiacconi
Dai pressi della cima, sotto alla baracca-rifugio, si scende per un evidente costolone di neve, la Schena de Mul. In estate non servono i ramponi, che si usano più sotto sul ghiacciaio. La pendenza è modesta e la dorsale ampia, la traccia ben segnata, non ci sono problemi. Si giunge quindi a quota 3175 dove inizia un tratto attrezzato con staffe e cordino lungo una cengia rocciosa trasversale, di solito “pulita”, che scende verso il ghiacciaio dove si possono osservare i crepacci terminali. Giunti sul ghiacciaio si calzano i ramponi e ci si lega in cordata per superare i crepacci, che ovviamente variano secondo la stagione. Nei pressi, c’è un palo di ferro per fare da sicura. Di solito è bene seguire sempre la traccia, che non manca mai, ed evitare di avventurarsi sul ghiacciaio “provando” nuovi passaggi. Superata la crepaccia terminale si procede ancora in cordata seguendo la traccia fino al Pian dei Fiacconi m 2621. Qui si può prendere l’impianto che scende fino alla diga di Passo Fedaia. Si attraversa la diga fino alla fermata dell’autobus nei pressi del rifugio E. Castiglioni: ci sono due corse pomeridiane, alle 16.11 e 18.11 (per info Trentino Trasporti) che ci riportano ad Alba di Canazei dove abbiamo la macchina. Dislivello partendo da Alba: 1850 m, sviluppo 16 km.

In conclusione: una escursione-traversata “pesante” fisicamente ma certamente tra le più belle in assoluto in ambito dolomitico: la ferrata di per sé non è difficile ma si svolge in ambiente semplicemente grandioso. Da fare almeno una volta nella vita 🙂

Mappa con itinerario gps

testi e foto di
Alessandro Ghezzer

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