24 Luglio 2023

L’orso in Trentino, il parco Adamello Brenta si racconta

di: Girovagando in Trentino

Andiamo alla scoperta del Parco Adamello Brenta e del rapporto con un abitante un po’ particolare: l’orso bruno.

L’Orso Bruno sulle Alpi

Nell’Ottocento l’orso era una specie presente uniformemente in tutte le Alpi ma a poco a poco è andato scomparendo nelle zone occidentali e centrali, ritirandosi a Nord Est, in particolare nella regione del Trentino Alto Adige. Già nel 1919 Giovanni Pedrotti, un intellettuale e studioso trentino auspicava la creazione di un parco ad Ovest del territorio regionale per la difesa del plantigrado che si stava estinguendo nell’arco alpino. Nel 1988 nacque quindi il Parco Naturale Adamello Brenta.

Il progetto europeo Life Ursus

Nel 1996 l’Unione Europea approvò il progetto Life Ursus per la reintroduzione e il ripopolamento dell’Orso Bruno. Il programma che si è concluso nel 2004, prevedeva l’introduzione di 9 esemplari, una popolazione vitale in grado di riprodursi con l’obiettivo di raggiungere le 40/ 60 unità. Furono scelti 3 maschi e 6 femmine di età compresa fra i 3 ed i 6 anni. Le aree giudicate idonee al reinserimento comprendevano 1700 kmq di superficie fra cui, oltre al Trentino Occidentale, anche le province di Verona, Sondrio, Brescia e Bolzano. Si puntava a reintrodurre questa specie anche nelle zone centrali delle Ali, come in origine. Ovviamente questo progetto e i risultati ottenuti finora non sarebbero stati possibili senza l’appoggio e la comprensione da parte della popolazione ivi residente. Dal 2004 il progetto è passato sotto la direzione della Provincia ma l’Ente Parco ha continuato nella sua opera di comunicazione e divulgazione.

Convivenza uomo e orso: è possibile?

Secondo il Direttore del Parco, Walter Ferrazza, il Presidente del Parco Adamello Brenta, sintetizza l’esperienza di questi anni, citando Papa Giovanni Paolo II. Per ritrovare una condizione di pace territoriale occorrono 4 condizioni: Giustizia, non nel senso di vendetta ma di tutela dei diritti dell’uomo e dell’orso. È l’orso che si deve adeguare alla presenza dell’uomo e la sicurezza dei cittadini è al primo posto fra le priorità dell’Ente Parco. Altra condizione fondamentale è l’Amore per la regione e per la natura così come la Libertà che è data dalla conoscenza dell’etologia dell’orso, delle abitudini e di come ci si debba comportare in caso d’incontro. Infine la Verità, che è fondamentale per tenersi lontano dagli estremismi e riportare il dialogo all’interno della ricerca scientifica. Secondo Ferrazza bisogna coinvolgere nel progetto tutte le parti interessate comprese le popolazioni locali da parte delle quali è necessario il consenso.

Il ruolo del Parco Naturale Adamello Brenta

È importante da parte del Parco svolgere un’attività di educazione ambientale. Le guardie del Parco sono costantemente sul territorio per informare e istruire cittadini e turisti. Inoltre da 3 anni, in collaborazione con la LAV, la Lega Anti Vivisezione, vengono organizzati degli incontri alla scoperta del Parco Adamello Brenta e del rapporto con un abitante un po’ particolare: l’orso bruno.

La comunicazione è fondamentale, non solo per la convivenza con l’orso ma con tutta la fauna selvatica. Oltre a diverse pubblicazioni, ogni anno si svolgono degli incontri nelle scuole. Occorre evitare che vengano veicolate notizie false e proprio per sviluppare la migliore strategia comunicativa è nato un progetto con la collaborazione della Facoltà di Antropologia dell’Università Ca Foscari di Venezia e della Facoltà di Sociologia dell’Università di Sassari. Sono allo studio i modi in cui i vari soggetti percepiscono la storia e il rapporto con l’orso proprio per poter informare nel modo più corretto.

Cosa fare se si incontra l’orso

Andrea Mustoni, zoologo del Parco, spiega che è un evento rarissimo incontrare l’orso, soprattutto se si è in compagnia o su sentieri ad alta percorrenza. Tuttavia se ci si dovesse imbattere nel plantigrado non bisogna tenere un comportamento che possa impaurirlo, quindi non bisogna urlare, né agitare le braccia. Al contrario bisogna restare passivi e cercare di farsi piccoli. Se si notano delle impronte non bisogna seguirle e se si avvista l’orso senza che ci veda non bisogna avvicinarsi. Bisogna sempre tenere i cani al guinzaglio e gettare negli appositi contenitori i residui alimentari. La popolazione deve badare inoltre a ritirare sempre i bidoncini dell’umido perché potrebbero attirare l’animale.

Il punto della situazione

Secondo lo zoologo Mustoni occorre essere vicini anche a chi ha subito danni economici a causa della presenza dell’orso come gli apicoltori o gli allevatori cercando di assicurare pronti indennizzi per le perdite subite. Inoltre, anche se la Provincia di Trento è all’avanguardia sotto questo aspetto, bisogna concentrarsi sulla prevenzione e la comunicazione per spiegare come portare gli animali al pascolo e come gestire le api agli apicoltori. Attualmente gli esemplari sono circa 120/140 distribuiti in modo poco uniforme sul territorio. L’Ente Parco non è chiuso all’adozione di un cosiddetto numero socialmente accettabile della specie ma va contestualizzato in un progetto più ampio anche in una prospettiva che con lungimiranza guardi al futuro della presenza degli orsi in Trentino. Come sottolinea il Presidente Ferrazza non è solo il Trentino ad esser coinvolto nel progetto di reintroduzione dell’orso nelle Alpi ma la popolazione della regione se ne è fatta carico e pertanto occorre ribadire questa importante assunzione di responsabilità.

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