13 Giugno 2016

Tra arte e spionaggio, la grande storia della città dei velluti.

di: Alessandro Vaccari

Ala vanta una storia artigiana che merita di essere raccontata.

Questa città della bassa Vallagarina ha sempre rappresentato un grande punto di transito. Alcune testimonianze raccontano che fin dai tempi dei romani, Ala rappresentava un punto di passaggio, ristoro e cambio dei cavalli.

Alla fine del Medioveo, nel quindicesimo secolo, la Vallagarina ed Ala e Rovereto in particolare vissero la dominazione veneziana: non fu un periodo particolarmente lungo, ma bastò per incidere in maniera profonda sul tessuto urbanistico ed economico delle due città.

I veneziano portarono infatti l’allevamento del baco da seta, impiantando i primi gelsi e favorendo il rapido sviluppo dell’industria collegata alla lavorazione dei tessuti.

Nel frattempo Ala passò nel 1509 sotto il controllo della casa d’Austria. Grazie anche ad una situazione politica più stabile, la tradizione dei filatoi ad acqua prese sempre più piede.

A metà del ‘600, il fato cambiò le sorti di Ala: due profughi genovesi arrivarono in città e vi si stabilirono per esercitare l’arte nella quale erano maestri: tessere il velluto.

Pare che, compresa la potenzialità di quest’arte, alcuni alensi sfidando ogni pericolo compresa la pena capitale, andarono fino a Genova per procurarsi le macchine necessarie, in quella che ai giorni nostri potremmo definire un’operazione di spionaggio industriale.

Così, in due stanze messe a disposizione da Giovanbrunone Taddei, nacque la prima fabbrica di velluti.

Iniziò il periodo più fiorente della città: l’abilità dei maestri vellutai era conosciuta in tutta Europa ed il velluto veniva esportato in Austria, Boemia, Ungheria.

Si costruirono numerosi palazzi ed il paese crebbe notevolmente, tanto da essere dichiarato “città“ nel 1765.

Lungo il corso della roggia sorsero otto filatoi, tre tintorie, una “garberia” per la concia delle pelli, molini, fucine e folloni. Trecento telai davano da vivere a seicento famiglie, in ciascuna delle quali c’erano anche un garzone ed un tessitore.

Nel 1765 L’ “arte del Velludari” era una vera e propria corporazione: radunava fabbricanti, vellutai, garzoni, uno statuto regolava i rapporti reciproci, dettava norme per la tutela del lavoro, istituiva una cassa di mutuo aiuto.

Ala era un centro conosciuto in tutta Europa e da qui passarono molte visite illustri, tra cui Mozart che più volte suonò ospite a Palazzo Pizzini.

L’era dei vellutai si concluse nella seconda metà dell’ 800.

Un’epoca che lasciò in eredità un ricco patrimonio di palazzi, giardini ed atmosfere barocche che oggi rivivono negli eventi di “Ala Città di Velluto”.

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AUTORE DEL POST:

Alessandro Vaccari

Partito dal mondo degli eventi, si dedica al coordinamento di enti del terzo settore, al giornalismo agri-turistico, all'organizzazione di progetti formativi, all'animazione territoriale con particolare riferimento a temi come la ruralità, il territorio e la sostenibilità (ambientale e sociale).

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