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16 Luglio 2020

Tutte le cime che vediamo da casa partendo da casa

di: Alessio Migazzi

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Quello di Michele Lorenzini e Claudia Moscardelli è un progetto nato durate il periodo di lockdown. Dopo le tante ore passate in casa, spinti dal richiamo delle “loro” montagne hanno iniziato a ragionare su quanto sarebbe stato bello raggiungere tutte le cime che si potevano vedere dal loro giardino. Partendo proprio dal giardino di casa.

È partito così “tutte le cime che vediamo da casa partendo da casa”, un progetto sportivo che unisce Trail Running ed escursionismo e che ha portato Michele e Claudia a ragionare sui sentieri che li avrebbero portati sulle tante cime che si stagliavano all’orizzonte, pianificando ogni singolo itinerario.

 

Michele e Claudia sono anche una coppia. Come vivete l’allenamento insieme e la passione per il trail running e l’escursionismo?

Il trail running è una passione condivisa, tra noi due e con gli amici di Gente Fuori Strada. Condividere questa passione anche negli allenamenti, quando possibile, per noi è normale perché si tratta di dedicare del tempo ad una cosa che ci piace e ci fa stare bene, e farlo in due o in tanti è ancora più bello. Vivere il tempo all’aperto insieme inoltre non pesa nell’economia famigliare perché a correre è tutta la famiglia – anche il cagnolino – e nessuno resta escluso. L’esperienza delle cime da casa è stata un viaggio che non potevamo che fare insieme: iniziando ogni volta dal luogo che condividiamo nella vita e arrivando ogni volta a toccare dei luoghi lontani ma che tutti i giorni abbiamo davanti ai nostri occhi.

Quanto è importante porsi un obiettivo e quali sono le sensazioni che si provano durante l’impostazione dell’allenamento?

In realtà l’obiettivo è nato strada facendo, quasi spontaneamente, evolvendosi dai primi itinerari che inizialmente erano dettati dai vincoli del lockdown: partire da casa, rimanere nel proprio comune, poter poi raggiungere i comuni limitrofi. E’ stato durante queste uscite che abbiamo cominciato a pensare a quanto si riusciva a vedere da casa: raggiungere a piedi tutti quei posti inizialmente non ci sembrava possibile, ma un po’ alla volta ci siamo resi conto che con il giusto approccio potevamo andare oltre le distanze a cui eravamo abituati e quindi potevamo metterci in gioco.

Che importanza ha avuto la pianificazione degli itinerari, delle lunghezze e dei dislivelli?

Una delle cose che abbiamo apprezzato della pianificazione è che non avevamo una pianificazione: non c’erano date o scadenze stabilite, o un ordine particolare in cui farlo. Abbiamo adattato quindi il nostro calendario alle nostre sensazioni (e al meteo) e siamo molto felici di essere riusciti a completarlo in poco più di due mesi.
Un aspetto molto importante è stato invece studiare a tavolino i percorsi, che a volte hanno incluso anche altre cime oltre a quelle visibili da casa. Questo ci ha permesso di scoprire il territorio che ci circonda in un modo curioso e nuovo e accrescere la nostra voglia di portare avanti il progetto.

Come hanno impattato gli sforzi per raggiungere le varie mete sul lavoro quotidiano?

Fortunatamente entrambi abbiamo potuto continuare a lavorare durante il lockdown e dopo. Ci siamo allenati durante l’inverno perché avevamo in programma alcune gare anche impegnative in primavera. Durante il lockdown abbiamo dato più importanza all’allenamento indoor di supporto alla corsa, grazie anche allo smartworking che ci ha consentito di avere più tempo, e quando siamo potuti uscire di casa avevamo già una buona condizione fisica per andare sui sentieri.
Abbiamo affrontato ogni uscita senza pensare al cronometro e senza la pressione che poco o tanto può esserci durante una gara. Nelle uscite più lunghe siamo arrivati molto stanchi ma mai “distrutti” e quindi il recupero non è mai stato problematico.Ai nostri livelli praticare sport non è qualcosa che può impattare negativamente sul lavoro, anzi ci dà la possibilità di stare meglio e di essere più carichi di energie anche nella vita quotidiana.

Nel loro progetto Michele e Claudia hanno toccato un totale di 15 cime per quasi 300 km e 15.000 metri di dislivello positivo che li ha portati sul Biaena, sul Monte Vignola, sul Zugna e Cima Levante, Pazul e Dosso delle Somme, fino a concludere con l’ultima traversata da Besagno, Rovereto, Cornetto di Folgaria, Vigolana e Marzola per poi concludersi in piazza Duomo a Trento. L’itinerario è inoltre stato cretificato come FKT (Fastest Know Time), registrato fra Piazza Rosmini di Rovereto e Piazza Duomo a Trento.

L’FKT, di derivazione americana, permette di confrontare le proprie performance con quelle di altri atleti su specifici segmenti.

Chi è interessato a ripercorrere i sentieri di michele e Claudia può farlo partendo da questo link!

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AUTORE DEL POST:

Alessio Migazzi

Appassionato di management e strategia d’impresa, ha lavorato prevalentemente nel campo della comunicazione come project & marketing manager sia come responsabile di produzione di format tv, settore che tutt’ora segue con grande interesse.

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