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10 Maggio 2017

400 ANNI DI POLLINI CUSTODITI NEL GHIACCIAIO DELL’ADAMELLO

di: Alessio Migazzi

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I ghiacciai sono tra i più efficaci archivi del passato, lo sanno bene i ricercatori della Fondazione Mach che, assieme ai colleghi del Muse, dell’Università di Milano Bicocca e della Provincia autonoma di Trento, sono saliti in quota per il primo carotaggio esplorativo nel parco Adamello Brenta.

Un’originale applicazione delle tecniche di sequenziamento genetico che, grazie ai resti biologici prelevati dal ghiaccio permetterà all’equipe scientifica di scoprire come è cambiata la vegetazione in relazione al clima negli ultimi 400 anni.

Una prima esplorazione il 19 marzo per poi arrivare al 2016 con una seconda spedizione, questa volta per spingersi fino a 240 metri di profondità.

Di norma i ghiacciai vengono indagati dagli scienziati per capire come sta cambiando il clima, mentre nel caso del progetto “POLLiCE”, invece, il focus si sposta sulla prospettiva ambientale, ricercando i dati biologici presenti nel ghiacciaio Mandrone del parco Adamello Brenta.

Un ghiacciaio, quello dell’Adamello, scelto perché, con i suoi 17 chilometri quadrati e i suoi 240 metri di profondità, è il più esteso e più profondo d’Italia. Il sito di perforazione si trova a 3.200 metri di altitudine, nel bel mezzo del Pian di Neve, dove l’equipe ritiene che la stratificazione del ghiaccio sia conservata e sarà curato dagli esperti del Centro Ricerca e Innovazione della Fondazione Mach Antonella Cristofori e Cristiano Vernesi coadiuvati dal glaciologo dell’Università Bicocca Valter Maggi, dai glaciologi del Muse Christian Casarotto ed Elena Bertoni e dal direttore dell’Ufficio Previsione e Pianificazione della PAT Alberto Trenti.

L’obiettivo di “POLLiCE” è tecnicamente quello di campionare e analizzare la componente vegetale “criogenizzata” negli strati di ghiaccio, toccando profondità mai raggiunte prima e riportando indietro le lancette dell’orologio di circa 400 anni.

Un progetto fondamentale per ripercorrere, attraverso i pollini, la storia del Trentino e delle variazioni di vegetazione che nei secoli si sono susseguite puntando ad ottenere dati di estremo rigore scientifico grazie appunto al sequenziamento del DNA che permetterà di raggiungere un livello tassonomico maggiore ed una più precisa identificazione delle piante che hanno generato il polline.

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AUTORE DEL POST:

Alessio Migazzi

Appassionato di management e strategia d’impresa, ha lavorato prevalentemente nel campo della comunicazione come project & marketing manager sia come responsabile di produzione di format tv, settore che tutt’ora segue con grande interesse.

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