23 Gennaio 2014

A Mezzano, in uno dei borghi più belli d’Italia: Cataste e Canzei

di: Alessandro Vaccari

Il piccolo borgo trentino di Mezzano è inserito già da qualche anno tra i Borghi più Belli d’Italia, insieme agli altri paeselli trentini di Rango, Canale di Tenno e San Lorenzo in Banale.

 

Significa un’attenzione particolare alla cura del proprio territorio, alla valorizzazione delle facciate, degli angoli caratteristici, delle architetture di una volta, in nome della valorizzazione dei piccoli borghi ancora conservati come una volta nei loro dettagli più intimi.

Mezzano è paesello alpino, il cui destino è da sempre legato al legno e agli altri elementi della natura montana.

L’amministrazione di Mezzano ha deciso quindi di valorizzare ancora di più l’opera dei propri cittadini, sfruttando una consuetudine ormai consolidata tra le nostre genti: accatastare la legna per l’inverno.

 

Accade cosi che lungo gli stretti vicoli, ai piedi delle antiche facciate, al cospetto dei tipici ballatoi, nelle piccole piazze, nei cortili, sotto le scale, negli anditi e sui poggioli la tradizionale scorta di ceppi per l’inverno si fa bella e prende forme inattese: restituisce vicende passate, consegna sogni, reinterpreta eventi storici, racconta dei padroni di casa.

Si chiama “Cataste e Canzei” questa sorta di mostra a cielo aperto che si gode nelle vie del paese. Ad ogni angolo riserva una sorpresa: la grande pannocchia proprio sopra il pollaio, il paesaggio di legnetti che pare un intarsio, la rappresentazione di una canzone popolare, fiori giganteschi, finestrelle tra i ciocchi da cui pendono pizzi e cascate di gerani.

Fin qui l’iniziativa privata e di talenti locali, ma Mezzano ha saputo guardare oltre e, attraverso un concorso già molto accreditato, ogni anno invita artisti affermati perché realizzino in paese le loro grandi installazioni. Ecco allora la fisarmonica in tensione che pare una stella, la catasta che sembra cadere dal solaio, la clessidra chiusa tra sole e luna a segnare il trascorrere del tempo e la grande parete che ricorda l’alluvione che colpì il paese nel 1966. Un dono quello dei canzei, come si chiamano nel dialetto locale, che si rinnova e trasforma nel tempo, facendo di Mezzano uno straordinario museo sotto il cielo che val la pena visitare e rivisitare all’infinito. Perché non solo acqua, sole e vento rendono le installazioni sempre un po’ diverse alla vista e al tatto, ma perché ne spuntano di nuove in continuazione.

 

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AUTORE DEL POST:

Alessandro Vaccari

Partito dal mondo degli eventi, si dedica al coordinamento di enti del terzo settore, al giornalismo agri-turistico, all'organizzazione di progetti formativi, all'animazione territoriale con particolare riferimento a temi come la ruralità, il territorio e la sostenibilità (ambientale e sociale).

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