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Attività:

MALGA VERVÒ m 1059

  • Difficoltá
  • Durata:
    ore
  • Lunghezza
    km
  • Dislivello
    m
  • Altitudine Massima
    m slm

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Escursione primaverile a bassa quota in Val di Non – 26 marzo 2011
E’ tempo di primavera e la voglia di caldo e gite senza neve si fa prepotente. Perciò proponiamo questa settimana una bella escursione a bassa quota a Malga Vervò m 1050, in Val di Non.

Vervò e l’antico sentiero romano
Malga Vervò è raggiungibile dal paese omonimo per una comoda strada forestale. Chi non vuole complicazioni può accontentarsi di questo percorso facile e adatto a tutti, che porta con una bella e facile passeggiata nella bella radura della malga circondata da boschi. Noi tuttavia non amiamo la vita comoda e perciò proponiamo un prolungamento con l’interessantissimo itinerario lungo l’antico Sentiero Romano (detto anche della “Madonna Vecia”), in parte ripristinato, che cala nella profonda Forra del Pongaiola e, attraversato il torrente, permette di risalire sul versante opposto. Attenzione: premettiamo subito che, purtroppo, la segnaletica di questo tratto di percorso è pessima, ovvero scarsa e confusionaria. Ma, proprio per questo, è piuttosto divertente come esercizio per mettere alla prova il nostro senso dell’orientamento. Tra l’altro questo giro ad anello ci permette di fare un percorso sconosciuto ai più, con suggestivi passaggi dentro il canyon, attrezzato con cordini nei tratti leggermente più esposti (brevi e facili), e con una bella passerella aerea che supera un ripido canalone. Il percorso, fatto con la dovuta calma, può essere fatto anche in una mezza giornata. Consigliabile munirsi di carte dettagliate in scala 1:25.000, altimetro e bussola per aiutarsi nell’orientamento non proprio banale. Lo sviluppo totale è di circa 9 km, per un dislivello complessivo di 400 m. La gita può essere degnamente coronata con la visita ad alcune bellezze artistiche e culturali del circondario: a Vervò, sullo sperone roccioso a picco sulla forra, sorge l’antica Chiesa di S. Martino. Nel vicino abitato di Tres c’è invece una delle più belle chiese di montagna del Trentino: la chiesa di S. Agnese a Tres, con tetto in scandole e preziosi affreschi all’interno. Ancora a pochi chilometri di distanza, il magnifico Castel Braghèr (privato, chiuso al pubblico).

Giro ad anello a Malga Vervò e rientro per il Sentiero Romano
Il percorso può essere fatto nei due sensi, tuttavia l’approccio più “soft” è quello di fare l’andata per la strada forestale, perlomeno l’arrivo alla malga è assicurato :). Si parcheggia l’auto a Vervò m 886, a poca distanza dalla chiesa, quindi ci si dirige a piedi fuori dell’abitato verso nord est lungo la strada provinciale dove, al primo tornante, si stacca la strada forestale in loc. Verginaz (area panoramica con zone picnic). Seguiamo quindi la forestale che con un lungo traversone cala lentamente all’interno del vallone. Giunti nell’impluvio troviamo la prima tabella del “Sentiero romano” che però non indica alcuna direzione e che perciò va ignorata. La forestale quindi risale il versante opposto tornando indietro in direzione sudovest e guadagnando gradualmente quota. Quando la strada inizia a spianare, a circa 1000 metri di quota si incontra un bivio dove si svolta verso ovest, raggiungendo in pochi minuti la radura della Malga Vervò a quota m 1059. In primavera i dintorni della malga sono presi d’assalto dagli indigeni che fanno incetta di spinaci selvatici: noi non li abbiamo mai assaggiati ma si dice siano una vera ghiottoneria. Nei bei prati attorno alla malga si può sostare gradevolmente per il pranzo al sacco. Dopo la meritata sosta viene la parte impegnativa del nostro percorso con la “prova di orienteering”, dove l’altimetro si rivelerà ancora una volta fondamentale. Dalla malga si torna indietro lungo la strada dell’andata fino alla località Pozat a quota 900, dove ci sono varie tabelle di sentiero ma nessuna indica quello che ci interessa. Si prende perciò la strada forestale che cala leggermente nel bosco con un ampio tornante e quindi verso sudovest con un traversone abbastanza lungo di circa 1-2 km.
Bisogna fare attenzione ad una vecchia freccia di legno a quota 983 metri, con scritta illeggibile, che indica la nuova direzione da prendere, verso nord. Dopo pochi minuti si arriva ad una specie di baita-bivacco, che ci conferma che la direzione è quella giusta. Dopo un breve tratto appare improvvisamente anche una tabella del sentiero, anche se non si capisce il senso di metterla là, praticamente introvabile a meno di non fare il sentiero al contrario. La stradella-sentiero inizia a calare nella forra, costeggiando un’alta parete rocciosa. In un tratto c’è una specie di ponte tibetano (però moderno con funi e tiranti d’acciaio) che permette di oltrepassare un ripido valloncello. Arrivati sul fondo della forra, guadiamo il torrente con qualche difficoltà per via della portata abbastanza consistente dovuta alla recenti piogge. Anche stavolta tabelle confusionarie indicano una direzione diversa rispetto alle carte. Lasciamo perdere le indicazioni e seguiamo la stradella che costeggia il rio verso nordest, fino ad un bivio dove un altro sentiero, quello giusto, torna indietro verso lo sperone roccioso dove sorge la chiesetta e che si intravede nel folto della vegetazione. Il sentiero inizia a salire leggermente nel bosco fitto, quindi costeggiando un tratto roccioso: tratti di cordino proteggono alcuni tratti leggermente esposti, ma niente di veramente impegnativo. Il sentiero si inerpica quindi nel bosco nel profondo vallone sotto la chiesa, fino a rimontare gli ultimi salti rocciosi, attrezzati con cordino, ricalcando l’antico percorso delle “scalette” con tracce di vecchi gradonamenti e murature in sasso. Si arriva così sotto la cinta muraria del cimitero, che si costeggia fino ad un cancello con la scritta “Pericolo! – sentiero attrezzato”, oltrepassato il quale si giunge nel prato antistante la Chiesa di S. Martino, il nostro punto di partenza. Sviluppo totale 9 km, dislivello 400 m.

E’ davvero un peccato che questo interessante e tutto sommato facile itinerario abbia una segnaletica così approssimativa e confusionaria, che tra l’altro preclude il tratto di percorso certamente più affascinante per raggiungere Malga Vervò.

testi e foto di
Alessandro Ghezzer

© Copyright 2001-2010 – E’ vietata la riproduzione di testi o foto salvo esplicita autorizzazione – Tutti i diritti riservati / All rights reserved

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