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30 Dicembre 2024

Un viaggio tra tradizione e selvatico al Museo di San Michele

di: Girovagando in Trentino

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Il Museo Etnografico Trentino di San Michele all’Adige, uno dei 4 musei provinciali, ha origini antiche dato che fu fondato nel dodicesimo secolo ed è quindi esso stesso un testimonianza di storia e di storie. Come suggerisce il Direttore, Armando Tomasi, il Museo di San Michele vuole raccontare la vita quotidiana nei suoi aspetti materiali ed immateriali. Nelle 42 sale allestite a tema, fra gli 8000 oggetti esposti, si possono trovare attrezzi di lavoro o strumenti della routine domestica delle famiglie trentine.

La mostra “Selvatico sarai tu!”

Fino al 31 maggio 2025, il Museo Etnografico Trentino ospiterà la mostra “Selvatico sarai tu”, un progetto multidisciplinare che approfondisce le varie declinazioni ed aspetti del concetto di “selvatico”. Una delle sezioni dell’evento è intitolata “Il volto dell’uomo selvatico” ed è incentrata sull’iconografia classica dell’Uomo Selvatico. Questa sezione a cura della prof.ssa Silvia Spada Pintarelli, va ad indagare le differenti rappresentazioni e l’immagine che le popolazioni dell’arco alpino ma soprattutto del Trentino Alto Adige hanno dato all’Uomo Selvatico sia durante il Medioevo sia in epoca moderna.

La figura del “selvatico” è presente in molte tradizioni e culture popolari. L’uomo selvatico è raffigurato come un personaggio con una maschera di foglie e rami d’abete. La rappresentazione antica è molto simile alla figura dell’orco mentre dal 1400 in poi, con l’avvento dell’umanesimo, diventa un alter ego dell’uomo con uno stretto rapporto con la natura e non condizionato dalla società.

L’Uomo Selvatico in età contemporanea

Cosa significa “Selvatico” oggi? Questa è la domanda a cui si è cercato di rispondere attraverso un’accurata selezione delle opere in mostra nella sezione “Selvatico Contemporaneo”. Camilla Nacci Zanetti, la curatrice di questa sezione afferma che in questa area si è voluto dare spazio all’interpretazione del concetto di “selvatico”da parte degli artisti contemporanei. La differenza con l’iconografica antica si coglie nettamente in quanto in passato la rappresentazione del uomo selvatico era esplicita, mentre, nelle interpretazioni contemporanee, tale figura viene solo evocata ed rielaborata in modo indiretto.

Ad esempio, nelle sculture di Francesco Diluca si può leggere un percorso che inizia con l’idea del mettere radici fino al concetto di leggerezza espresso attraverso la presenza delle farfalle. Federico Lanaro, rielabora il concetto di “Selvatico” attraverso la raffigurazione del bersaglio tradizionale rivisitato.

L’artista David Aaron Angeli, invece, si è occupato della rivisitazione rapporto uomo/ natura mentre Laurina Paperina ha riletto in modo ironico l’iconografia dell’uomo selvatico. Pietro Weber e Angelo Maisto hanno, invece, scelto di sviluppare il tema della caccia e da un altro punto di vista i due artisti slovacchi Jarmila Mitríková e Dávid Demjanovič si sono dedicati al tema della maschera. In questa sezione si trovano quindi molteplici visioni in chiave contemporanea, di quello che è il concetto di Selvatico.

“Naturalmente selvatico?” La sezione “Naturalmente selvatico?” è curata da Danilo Gasparini, professore di storia dell’agricoltura e storia dell’alimentazione dell’Università di Padova, e Silvano Rodato, docente di Scienze dell’alimentazione. I due esperti hanno realizzato un percorso espositivo incentrato sulla parte botanica del concetto di Selvatico. Il quesito a cui si è voluto rispondere con quest’area è:”Quanto c’è oggi ancora di “selvatico” e che uso ne facciamo a livello alimentare e terapeutico?”. Già dal Neolitico, l’uomo ha sempre cercato di addomesticare il “selvatico”.

La raccolta delle erbe e della vegetazione spontanea è da sempre opera e compito delle donne ed una sottosezione della mostra si occupa proprio di questo tema. Nell’area “Naturalmente selvatico” si potrà visionare anche un antico erbario tirolese del settecento mentre una delle sottosezioni più significative è quella dedicata al c.d. “scambio colombiano” che mette in luce l’apporto a livello botanico di nuove piante e colture come risultato della scoperta delle Americhe.

Per maggiori informazioni: www.museosamichele.it

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