Gli splendidi Laghetti di Bombasèl sono oggi la nostra meta mattutina. Una breve e facile escursione di grande soddisfazione, alla portata delle famiglie.
Si parte dal Cermis
Da Cavalese si prendono gli impianti del Cermis che in tre tronconi portano fino alla cima del Paion ove sorge l’omonimo rifugio a 2230 metri. Di qui, come mostra la foto panoramica di apertura, si gode di una vista eccezionale a 360 gradi: il versante settentrionale del Lagorai verso sud, dove svettano il Cimon del To della Trappola e il Castel di Bombasèl, e il Latemar a nord. Alla fine del primo tronco però non possiamo esimerci da un saluto alla nostra amica Anita Vanzo, che gestisce Baita Doss dei Laresi, e Alessia De Zulian degli impianti del Cermis, che avevamo incontrato nella puntata invernale del 16 febbraio scorso. Un’altra escursione in Lagorai si trova nella puntata sul Lago delle Stellune del 18 agosto 2001. Per le altre puntate di Girovagando in Valle di Fiemme: puntate precedenti.
Cartine e buon senso
Il percorso fino ai Laghetti di Bombasèl non presenta difficoltà, il percorso è una facile mulattiera. Per avventurarsi oltre sui sentieri è assolutamente indispensabile però, oltre ad un abbigliamento adeguato, una buona cartina escursionistica in scala 1:25.000. Consigliamo la carta Tabacco n. 014, la Geografica n. 74 o la cartina doppia Kompass n. 626 che, grazie alla doppia faccia, copre tutta la catena del Lagorai. Purtroppo abbiamo visto dei turisti che, saliti con gli impianti, si sono incamminati sui sentieri con le scarpe da ginnastica. E’ un comportamento che sconsigliamo vivamente: benché fino ai laghetti non ci siano pericoli una storta può essere sempre in agguato e rovinare così, nel modo più stupido, la sudata vacanza.
Rispetta la natura!
Già che siamo in vena di prediche, un altro comportamento veramente disdicevole è quello di chi butta i rifiuti per terra. E’ veramente incredibile come certi turisti non capiscano che se ciascuno buttasse una sola cartaccia il sentiero diventerebbe ben presto un immondezzaio. Molti si giustificano, dimostrando una triste ignoranza, con la scusa che “tanto è biodegradabile”. Ma una carta per terra impiega circa due anni per scomparire, e non parliamo dei mozziconi di sigaretta, delle bucce d’arancia, di banana o peggio ancora le scatolette di tonno, i tetra-pak dei succhi di frutta o le bottiglie di plastica, che sono quasi indistruttibili e durano addirittura decenni. L’atteggiamento corretto di chi ama veramente la montagna e rispetta la natura è: non deve rimanere alcuna traccia del mio passaggio. Fare un piccolo sacchetto coi propri rifiuti costa così poca fatica, oltretutto le bottiglie e le scatolette vuote pesano pochissimo. Non bisogna nemmeno intasare, come si vede spesso purtroppo, i cestini di rifiuti che si trovano in giro, neppure quelli vicino ai rifugi. In quota non è come in città, dove passano i camion della nettezza urbana ogni giorno: tutto il materiale deve essere portato in quota e poi riportato a valle: sono ulteriori costi che pesano su chi gestisce i rifugi. Ripulire un sentiero, per esempio, significa organizzare una squadra che, a piedi, con dei sacchi, va a recuperare le immondizie sparse in giro. Portare a valle i propri rifiuti è un segno di grande civiltà e rispetto non solo della natura, ma anche delle persone che passeranno dopo di noi, e soprattutto di quelle che in montagna ci vivono.
Ai laghetti di Bombasèl
Dal rifugio El Paion m. 2230 per strada sterrata si scende leggermente fino alla forcella di Bombasèl. Qui le scelte sono due: o si sale verso sud-ovest sino in vetta al Cimon To della Trappola m. 2401, percorso ultrapanoramico che consigliamo (circa mezz’ora dalla forcella); oppure si scende verso sud, nel profondo intaglio in una collinetta e si cala facilmente per mezzo di gradoni e corda fissa per circa 200 metri in un grande anfiteatro roccioso. Il segnavia, lungo una sassosa mulattiera, è il n. 353 che si snoda per circa 2 chilometri in costa, tra placche di roccia, con splendida vista sulla sottostante valle di Fiemme. In circa un’ora dalla partenza si giunge ad una conca proprio sotto il Castel di Bombasèl, alla cui base c’è lo splendido laghetto. In realtà i laghetti sarebbero sei, disposti in fila con andamento nord-est: a parte i due principali, gli altri quattro sono piccolissimi e soggetti a sparizioni e apparizioni dovute all’andamento delle precipitazione e delle stagioni. Dai laghetti è possibile salire in dieci minuti alla Forcella del Macaco, con superba vista sul Vallone, la parte meridionale del Lago Lagorai, il più grande di tutta la catena e, verso sud, la mole del Cimon della Roa di m 2558. Qui incontriamo un gruppo di turisti israeliani, coi quali scambiamo due chiacchiere: la loro guida è Daron, un giovane studente di architettura residente a Venezia. Sono tutti entusiasti del posto. Dopo aver fatto una piccola siesta e un rapido spuntino giunge purtroppo l’ora del ritorno: a Cavalese e a Paneveggio ci attendono altri importanti appuntamenti. Ripercorriamo dunque a ritroso, mestamente, la stessa via dell’andata per il segnavia 353.
Cermis punto strategico
Il Cermis è un ottimo punto di partenza e di appoggio per numerose escursioni e giri ad anello, per i quali però è necessario saper leggere una cartina, e soprattutto essere adeguatamente attrezzati. Qui siamo costantemente intorno ai 2000 metri e oltre: a questa quota la temperatura può abbassarsi repentinamente, talvolta può persino nevicare! Quindi il consiglio è: scarponi da montagna, pantaloni lunghi, mantella impermeabile, giacca a vento, maglione, berretto e occhiali. L’Apt – azienda di promozione turistica – dispone di cartine, depliant e opuscoli con le principali escursioni. Chi vuole fare trekking di un certo impegno può appoggiarsi alle Guide Alpine. Da segnalare l’interessante Sentiero geologico. Per tutte le informazioni: Apt Fiemme
La foresta dei violini
La foresta di Paneveggio è famosa fin dall’antichità per i suoi alberi “magici”: nei suoi boschi cresce infatti il cosiddetto abete di risonanza, utilizzato dai liutai di tutto il mondo per realizzare strumenti musicali. E’ un legno dalle caratteristiche particolari e molto rare. Solo una minima parte degli alberi selezionati si rivela poi adatta per la lavorazione. Perfino il celeberrimo Stradivari si serviva del legno pregiato degli alberi di Paneveggio per i suoi strumenti. Il legno viene usato soprattutto per le tavole armoniche di strumenti come violini e pianoforti. 140.000 pianoforti nel mondo suonano con una tavola armonica Ciresa, l’azienda di Tesero che fornisce prestigiosi produttori come Bösendorfer, Petrof, Bechstein, Kawai, Shulze Pollman, Steinberg, e la cui quota di mercato
in Europa è del 25%. Il Servizio Foreste della Stazione Forestale di Paneveggio ha organizzato una bella mostra, aperta fino al 31 agosto, proprio sulla Foresta dei Violini.. Grazie a dei tabelloni esplicativi sono illustrate tutte le complesse fasi della lavorazione del legno di risonanza. Il direttore dott. Bruno Crosignani direttore Ufficio Foreste demaniali di Cavalese e Primiero e la guardia forestale Andrea Brunelli della stazione forestale di Paneveggio ci guidano nella nostra visita.
testi e foto di
Alessandro Ghezzer
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