4 Novembre 2024
di: Girovagando in Trentino
Nella nuova puntata di Girovagando in Trentino Alessandro Franceschini ci accompagnerà alla scoperta di una coltura di lunga data recentemente recuperata. Stiamo parlando della Castagna e della comunità di Albiano.
Come afferma Franceschini, la storia di una comunità è spesso frutto di una stratificazione di diversi momenti, alcuni di questi si sviluppano nel tempo lentamente e con costanza mentre altri imprimono una sorta di accelerazione nella crescita della società. Questo è proprio ciò che è avvenuto nella storia del comune di Albiano in Val di Cembra. Le popolazioni del luogo hanno vissuto per molti anni con un’economia rurale dove l’unica fonte di sussistenza erano le castagne.
Questo però solo fino alla secondo dopoguerra quando si iniziò a sfruttare le cave di porfido, estraendo la pietra che ricopre molte delle strade moderne ma non solo. Con la crisi delle attività estrattive sopraggiunta alla fine degli anni novanta e nei primi anni duemila, la castanicoltura è tornata ad essere un’attività fiorente e a cui guardare per il futuro.
Silvio Bertuzzi, un albianese doc, racconta come fino agli anni ’50 tutto il territorio del comune cembrano fosse ricoperto di castagni ed in tutte le vie del paese si potevano trovare mucchi di ricci accumulati qua e là. Il frutto della castagna, secondo la narrazione di Franceschini, ha un significato allegorico molto importante: è simbolo del passaggio dalla bella stagione all’autunno e rappresenta il momento in cui le famiglie abbandonano, sebbene momentaneamente, la vita all’aperto per tornare ad apprezzare il focolare domestico. La castagna e la sua coltura così indispensabile e redditizia venne però completamente abbandonata e dimenticata a favore dell’estrazione del porfido.
Sul finire del secolo scorso e nei primi anni duemila, la crisi del settore del porfido colpì anche gli impianti d’estrazione e le cave della Val di Cembra. Grazie ad un gruppo di 10 giovani trentenni e quarantenni locali, la castanicoltura venne progressivamente ripristinata. Adamo Ravanelli, fra i fondatori del Consorzio di miglioramento fondiario nel 1998, spiega come l’operazione di recupero non si presentasse fra le più semplici se si pensa che alla fine del secolo scorso e fino a qualche anno fa non c’era prodotto sufficiente neppure per la Castagnada Biana, la festa che celebra il frutto autunnale.
Questo manipolo di giovani biani intrapresero quindi alcune attività volte a riportare in auge la coltura della castagna. Venne, ad esempio, creato un nuovo impianto di circa un ettaro e mezzo con le piante di castagno selvatiche innestate quindi senza ricorrere all’acquisto di nuove piante. Questi innesti però diventeranno produttivi con il passare degli anni dato che un castagno di circa 10 anni può arrivare a produrre solo un cesto di castagne. Durante la fase di crescita l’albero concentra tutte le risorse nel proprio sviluppo e spesso produce ricci vuoti. Si tratta, infatti, di un albero che richiede sole e cure. Il Consorzio di miglioramento fondiario di Albiano ha inoltre l’obiettivo di recuperare i castagni secolari che garantiscono una buona produzione da subito.
Maurizio Gilli, Assessore all’ambiente e alla valorizzazione del territorio del comune di Albiano, osserva come mantenere le tradizioni dia un senso continuità alla comunità promuovendone la coesione. La castagna fa parte della storia socio-economica di Albiano e a testimonianza di ciò, negli anni settanta, fu inserita nello stemma comunale l’immagine delle castagne. L’Amministrazione Comunale sta lavorando per il prossimo futuro ma recuperando e valorizzando il passato.
La Castagnada Biana è uno dei momenti più importanti per la celebrazione del frutto autunnale per eccellenza, una grande festa che mobilita decine di volontari fra gli abitanti del paese. Oltre alla tipica tensostruttura con cucina e possibilità di degustare piatti a base di castagne, l’evento giunto alla quarantesima edizione, prevede anche un tour fra le vie del centro abitato dove i partecipanti possono assaggiare 6 o 7 portate con specialità che valorizzano il marrone locale. Un’altra bella tradizione è quella delle “sfilze de castègne”: le signore di Albiano erano note per l’abilità di creare collane edibili infilando 33 castagne, numero simbolico che ricorda gli anni di Gesù. Queste golose collane possono esser considerate come un predecessore del moderno street food in quanto venivano gustate mentre si passeggiava lungo le vie delle fiere del Trentino.
Ulteriori informazioni su: www.trento.info