Paradiso dello sci alpinismo e delle ciaspole – 14 febbraio 2004
Finalmente abbiamo potuto conoscere Le Maddalene nella loro veste invernale, grazie all’invito di Leone Cirolini, presidente del locale Consorzio Turistico, che nella puntata estiva del 2 agosto 2003 ci aveva proposto di ritornare in questa splendida zona del Trentino in inverno, con la neve. Le nostre aspettative non sono andate deluse, anzi! Le Maddalene sono un angolo di paradiso che merita di essere conosciuto.
Paradiso nascosto
La catena montagnosa delle Maddalene è situata a cavallo delle due province di Trento e di Bolzano e separa, grosso modo, l’alta Val di Non (Trentino) dalla Val D’ultimo (Alto Adige). Il versante trentino è a pochi chilometri a nord ovest del grande invaso artificiale di S. Giustina. Con le sue valli e i paesi di Bresimo, Cis, Livo, Rumo, Cagnò, Revò e Romallo, le Maddalene trentine sono vicine alle grandi vie di collegamento ma, nello stesso tempo, in posizione appartata a soli 10 km da Cles, il centro maggiore della Val di Non. Percorrendo l’Autostrada del Brennero (A 22), si esce al casello di S. Michele all’Adige e si prende la direzione “Valle di Non”, arrivando a Cles in circa 30 minuti e quindi nella zona delle Maddalene in altri 15 minuti. Per chi arriva in treno si scende a Mezzocorona, quindi con il piccolo Trenino della val di Non della Ferrovia Trento-Malé fino a Cles, proseguendo poi brevemente con i pullman di linea. Le Maddalene sono il luogo ideale per chi predilige la montagna non ancora invasa dal turismo di massa: qui non troverete caroselli di impianti, file di alberghi, file di sciatori, piste e strade intasate ma qualcosa di sempre più raro e prezioso: un ambiente ancora miracolosamente intatto e a misura d’uomo.
Escursione a Malga Cloz
Per un rapido “assaggio” delle possibilità sci alpinistiche ed escursionistiche delle Maddalene abbiamo raggiunto Malga di Cloz a m 1732, accompagnati da Gianfranco Canestrini, presidente della sezione S.A.T. di Fondo, Roberto Daz guida alpina e capostazione del Soccorso Alpino Trentino di Fondo e Luca Giupponi, atleta del gruppo Sportivo Fiamme Oro di Moena. I tempi ristretti non ci hanno permesso una lunga escursione su qualche cima, ma il panorama meraviglioso che abbiamo visto è più che sufficiente per riprometterci di tornare presto, con la dovuta calma. Malga Cloz è un punto panoramico eccezionale ed è facilmente raggiungibile prendendo la comoda forestale che si stacca poco prima di imboccare il tunnel che porta in Val D’Ultimo, nei pressi di Passo Castrin.
Il paese di Revò
Per l’ora di pranzo scendiamo dalle montagne per andare nel paese di Revò. Centro culturale della cosiddetta “Terza Sponda Anaune”, si estende sul grande sperone proteso nel lago artificiale di Santa Giustina (bacino realizzato tra il 1943 e il 1950) , tra le impressionanti e profonde forre scavate dai torrenti Novella e Pescara. Sulle panoramiche balze che digradano verso il lago, oggi intensamente coltivate a frutteto, un tempo prevalevano le viti di Groppello, il cui vino era rinomato in valle e fuori. Oggi, a testimonianza di un paesaggio agrario scomparso, rimane qualche vigneto superstite e il grappolo d’uva nello stemma del paese. Data la felice posizione, sia climatica che strategica, la zona fu abitata fin dall’età del Rame (III millennio a. C.) come testimonia la statua-stele rinvenuta nel 1993. Il sovrastante monte Ozol (1566 m.), presso l’anticima del Caslir (1515 m.), fu sede di uno dei più importanti castellieri dell’ età del Ferro. Anche in epoca romana il paese ebbe una notevole importanza civile e amministrativa. Il rinvenimento di vari reperti archeologici e una lapide ne sono una conferma. Sulla lapide è scolpita la scritta: L(ucius). SCANTIUS.PA(piria tribu). CRESCENS. ‘VETERANUS SPECULATOR PRAET (oriae cohortis).JUSTI SIBI ET PONTIAE CUSEDAE UCXORI. Traduzione: Lucio ScanzioCrescente della tribù Papiria, veterano portaordini della corte pretoria di Giusto, a sé e alla moglie Ponzia Guseda. Nelle successive vicende storiche, Revò segue le vicissitudini dell’area trentina tra Franchi, ducato longobardo e nascita del Principato Vescovile di Trento. Nella secolare durata di quest’ultimo, il paese non assume un ruolo particolare se non in poche e precise circostanze: durante la guerra contadina (vedi la rivolta contadina) del 1525, allorché anche il parroco ribelle di Revò, don Francesco de Magistri, fu condannato alla pena capitale. Nella rivolta di Andreas Hofer del 1809, a Revò si riunirono i delegati delle valli di Non e di Sole per concertare un’azione comune. Infine, a partire dagli ultimi anni dell’Ottocento e fino a qualche decennio fa, Revò fu tra i paesi più colpiti dal fenomeno dell’emigrazione europea e transoceanica. Fenomeno che solo negli ultimi anni si è andato via via esaurendo, grazie anche ad un’economia frutticola che, soppiantando quella vinicola, costituisce oggi la principale voce dell’ economia locale.
Il Canyon del Rio Novella
Revò si affaccia su uno dei canyon più spettacolari del grande bacino artificiale del Lago di S. Giustina: quello scavato nei millenni dal Rio Novella. Attualmente è percorribile, a proprio rischio, esclusivamente in barca o meglio ancora in canoa, poiché le rive sono molto ripide e in gran parte inaccessibili, anche se vi sono dei progetti per realizzare dei sentieri turistici. Sul lato est del lago una specie di fiordo si inoltra per alcuni chilometri in una gola selvaggia con numerose cascatelle, che si restringe progressivamente fino a chiudersi, dopo una svolta ad angolo retto, in una piccola laguna apparentemente senza sbocchi. Grande è la sorpresa quando, avvistata una stretta fenditura nella roccia, si scopre un passaggio “segreto” tra pareti ripidissime a picco sull’acqua. Il pertugio è talmente angusto che in alcuni tratti si passa a stento con una canoa: la luce filtra a fatica dall’alto, creando fantastici giochi e riflessi sulle rocce e sull’acqua, in un silenzio quasi tombale. Dopo circa 300 metri, percorsi quasi al buio nel cunicolo roccioso che si apre in improvvise grotte, si sbuca infine in un lago interno. Le sorprese non sono finite: si prosegue ancora per quasi mezzo chilometro in un’altra gola con pareti verticali, fino all’imbocco di un altro canyon nei pressi dell’eremo di S. Biagio, che si scorge in cima ad una rupe. Un altro passaggio strettissimo tra le pareti strapiombanti alte oltre 80 metri conduce ad un secondo laghetto interno, si prosegue ancora fino a che il livello dell’acqua lo consente, ovvero fino a incontrare la corrente del Rio Novella. Ci sono molti altri canyon nella valle, alcuni sono visitabili ed attrezzati con sentieri e passerelle: percorsi a piedi | A.P.T. Valle di Non