Si tratta di un grandioso percorso in ambiente selvaggio e poco frequentato sull’isolato gruppo montuoso della Vigolana, con dislivello assai duro (2050 m). I chilometri sono 24 tra andata e ritorno, da fare in due giorni. La lunghissima cresta che collega il Becco della Ceriola al Becco di Filadonna offre una visuale spettacolosa su Trento e la Val D’Adige. Si pernotta al bel Bivacco alla Madonnina a m 2030. Il trekking è adatto ad escursionisti esperti, con ottima forma e resistenza fisica, ottime capacità di orientamento.
Si parte dal paese di Mattarello, pochi km a sud di Trento. Trovare l’attacco del sentiero è un po’ difficoltoso poiché quando abbiamo fatto l’itinerario non cerano tabelle né segni (2001). Dalla piazzetta centrale, vicino alla chiesa, si prende la strada delle Novaline per circa mezzo km. Appena si avvista il castello ci si tiene sulla strada di destra dirigendosi verso sud, all’impluvio con il torrente. Si attraversa il paese e il ponte, si piglia quindi una strada asfaltata in salita che conduce al Forte Medio, con segnavia 447.
Si sale per alcuni km su strada sterrata e si oltrepassa il forte quasi nascosto nella vegetazione; quando la strada spiana e si arriva a un gruppo di case si svolta ancora a destra. Dopo un tornantino ci si immette in una valletta isolata con una bella villa con vigneti: Villa Pian Lunghi. Si prosegue ancora per mezzo km, quando la stradella termina si gira a sx dove c’é, finalmente, il primo cartello con segnavia 447.
Da qui in poi la segnaletica a terra coi soliti segni bianchi e rossi è buona. Il sentiero sale con pendenza costante: attenzione alla sorgente Fontana dell’Orso: è l’ultima occasione per fare rifornimento d’acqua sicuro. Si prosegue dunque per sentiero eterno ma abbastanza vario, tra valloni impervi e selvaggi dove non si incontra un cane. Poco dopo la sorgente c’è il bivio col 447 bis, noi consigliamo il 447 normale, che sale poco più a sud. A circa 1000 metri di quota si attraversa un costone in un vallone-canyon riarso: alcuni tratti del sentiero sono franati ma comunque le corde fisse rimaste offrono un buon ancoraggio.
Fare attenzione in alcuni brevi tratti delicati, il sentiero è ben segnato ma il pendio è molto ripido e pericoloso in caso di caduta. Dopo aver attraversato il canyon il sentiero diventa comodo e si arriva così in località Doredondo, dove si congiunge con altri segnavia: si prosegue per il 446 in direzione Sasso Dell’Aquila e Becco della Ceriola. Qui il sentiero, ripristinato molto bene nel 2000 dalla 1a Squadra di Zappatori “Gambinei”, diventa decisamente gradevole salendo nel bosco a zig zag, con ampi e spettacolari squarci sul fondovalle.
Al Sasso dell’Aquila, un macigno sul sentiero che richiama la forma del rapace, proprio sotto al Becco della Ceriola, c’è un altro bivio, a sx per Malga Derocca, a dx per Malga Palazzo. Si prosegue in quest’ultima direzione, sotto Il Becco della Ceriola. Ora la vista sulla Val d’Adige si fa grandiosa. Si costeggia dal basso il becco della Ceriola verso sud, quindi un bivio con cartello indica chiaramente la salita alla cima per segnavia 434, che si raggiunge facilmente in circa mezz’ora.
Sulla vetta del Becco della Ceriola m 1935 sorge una grande croce metallica, con cassetta e libro di vetta. Il tratto più duro a questo punto è fatto, sono circa 1735 metri di dislivello fin qui. Ora ci aspetta la lunghissima cresta che, con sentiero evidente tracciato tra i mughi e continui saliscendi, si dirige verso il becco di Filadonna. Dopo Cima Campigolet il sentiero diventa il n. 450, dopo la congiunzione con quello che sale da Malga Derocca. Alla forcella successiva, a est, c’è la possibilità di scendere in 30 minuti al Bivacco Madonnina m 2030, oppure salire la Cima Vigolana a 2148.
Noi siamo saliti alla cima, che sovrasta il bivacco, con facile sentiero attrezzato per brevi tratti con corde fisse. Proseguendo sul filo di cresta, sempre per sentiero evidente, si scende leggermente dalla parte opposta verso sud-est, ad un’ampia insellatura, ovvero a circa mezz’ora dal Becco di Filadonna m 2150 (cartelli), la cima più alta della Vigolana. Se si è ancora in forze si può proseguire fino alla vetta, oppure scendere al bivacco per il pernotto e salire in cima il giorno dopo in circa 40 minuti.
Il versanti settentrionali della Valsugana strapiombano a valle con impressionati dirupi rocciosi, mentre quello meridionale digrada dolcemente verso sud in un grandioso e verde anfiteatro ricoperto di fitti boschi, ovvero la Riserva Naturale Scanuppia di 529 ettari, istituita nel 1992. Percorrendo le creste in alto, dal becco della Ceriola alla Cima Vigolana, o dalla Terza Cima al Becco di Filadonna, non si può fare a meno di notare grandi e misteriose voragini circolari, simili a crateri di meteoriti.
Si tratta in realtà di pozzi carsici naturali, di cui la zona è ricca. Uno dei più visibili è il Bus della Caldera, circa 400 metri a nord del Castellazzo. Nell’area della Vigolana ce ne sono molti altri, il Bus del Giaz, il Bus del Bech 1 e 2, l’Abisso Bosentino e soprattutto la Grotta Gabrielli, tra le più notevoli del Trentino, dove sono state rinvenute negli anni ’60 delle ossa di stambecco, conservate oggi al Museo Trentino di Scienze Naturali di Trento.
Fondamentale ricovero degli alpinisti nel cuore della Vigolana, il bivacco sorge su di uno sperone roccioso affacciato su Vigolo Vattaro e il Lago di Caldonazzo, sopra le ghiaie della Val Larga. Si trova ai piedi del pinnacolo roccioso della Madonnina, accanto alla guglia del Frate, sovrastata da una fascia di pareti strapiombanti che culminano nelle maggiori elevazioni della montagna.
Il Bivacco è stato ricostruito ex-novo nel 2016 ed è veramente molto bello e scenografico, rivestito in legno all’interno, piuttosto confortevole, sempre aperto.Il bivacco è provvisto di 7 posti letto fissi, più altri 4-5 posti togliendo il tavolo e usando i materassi doppi su alcuni letti (3 sul tavolato sopra l’ingresso e altri sui letti a castello, coperte di lana, angolo cucina con stufa a legna. Nelle vicinanze, sotto le pareti a picco in direzione ovest lungo il sentiero a 5 minuti dal bivacco, vi è una sorgente, ma con acqua non sempre presente.
Legna e viveri, come in tutti i bivacchi, non sono garantiti, quindi si deve essere autosufficienti. Spesso si troverà comunque zucchero, caffè, tè, pasta, scatolame vario, per l’opera meritoria dei volontari che provvedono a portare in quota i viveri, tutto a spalla. Si deve perciò essere parsimoniosi nel consumare quel che si trova, pensando a chi arriverà dopo di voi. Nessuno si offenderà se lasciate qualcosa che a voi non serve più: una scatola di tonno, del tè, del cioccolato, un vecchio giornale. I propri rifiuti vanno tassativamente portati a valle, chi li lascia sul posto è un incivile!
Dal bivacco si percorre il sentiero in costa 435 a verso nord-ovest per scendere fino a Malga Derocca (aperta nella stagione estiva, con possibilità rifornimento acqua e vitto). Di qui si risale brevemente al Sasso dell’Aquila quindi si ridiscende per il sentiero 446 dell’andata. Al bivio di Doredondo però ci si tiene sulla destra per la discesa alla Malghetta.
Si piega decisamente a sx per sentiero evidente (ma non segnato) per 447 b. Dopo discesa eterna ci si ricongiunge col sentiero dell’andata poco a monte della Fontana dell’Orso, quindi si rientra a Mattarello per identica strada della salita. Discese alternative, con minor dislivello, per le quali bisogna però farsi venire a prendere sono: dal bivacco Madonnina per 444 e 445 a Dos del Bue, al rifugio Madonnina a m 1056; sempre dal bivacco, per 444 a loc. Frisanchi 1090 e rif. Paludei; dalla vetta del Becco di Filadonna, per 442 al rif. Casarota 1572 e quindi al Sindech al valico della Fricca 1100; sempre dal Becco di Filadonna, traversata a Folgaria m 1100 per 425 fino al Cornetto, quindi per 451 o 425.
Per scoprire tutte le nostre escursioni 😉 CLICCA QUI E BUON DIVERTIMENTO!